"Come l'ha presa?", questo il ritornello che sento di continuo e cui non so rispondere perché 'come l'ha presa' Cestino, ancora non l'ho capito.
Lui mixa molti stati d'animo, passando dall'euforia al capriccio più assurdo, dal bambino più comprensivo a richieste insensate delle due di notte. Mixa gli atteggiamenti nei miei confronti, le sue emozioni ed anche i colori nei disegni, prima tutti e solo azzurri, ora pure rossi, marrone e perfino neri.
Questa varietà non fa ben sperare lo so, rende difficile qualsiasi interpretazione e a voler agire, non sai mai né come né quando. Troppa carne al fuoco è come un'insegna al neon che preannuncia incendi ed io di sicuro mi ci raccapezzo poco e male. Vado a tentativi e spesso, non sfioro nemmeno il bersaglio. Molti i dubbi e quasi nulle le certezze. Non capisco cosa pensa, cosa veda e come lo interpreta e forse non ho nemmeno io le capacità e le risorse, per affrontare la questione. No, non so come l'ha presa mio figlio, professionalmente parlando, direi che questo è un fatto certo e non in discussione. Però se volete, se v’interessa allo stesso modo, posso dirvi, e questa volta con certezza, com’è che l'ho presa io, come ho vissuto il passaggio da uno a due, come lo sto gestendo e quanto duramente vi annaspo, scusandomi fin da ora, se a tratti, non sarà bello da leggere (perché si sa, certe cose sarebbe meglio non dirle!). Il discorso è molto semplice in realtà, anche banale direi, e gira intorno al fatto che io, ovunque guardi, mi sento in colpa. Sempre. Verso tutti e in primis verso loro. Verso di lei, la piccola urlatrice, che non sempre riceve le attenzioni che merita, che a differenza di quanto è toccato al fratello, si trova a piagnucolare da sola in carrozzina mentre io cerco di disegnare quel pesciolino che Cestino ama tanto, mentre il pianto aumenta e il pesciolino viene male. Verso di lui, l'uragano dai capelli neri, che abituato ad addormentarsi al mio fianco, si ritrova tutte le sere, in compagnia di Pocoyo, con la mamma che dice "arrivo subito" ma che poi non arriva mai.
Verso il Principe che dopo 12 ore di lavoro, per cena trova da masticare, pane duro e mix di salumi e verso Mamma Piky che ce la mette sempre tutta ma che il mio alter ego bastona senza pietà!!
Vorrei fare di più, vorrei far tutto in realtà, ma poi non concludo molto, vorrei gestire al meglio le cose importanti, regalare la serenità e mantenerla io per prima. Vorrei che Cestino capisse che tutto è cambiato ma non il nostro bene, che aver ridotto lo spazio disponibile in casa, significa aver allargato quello del cuore, e che stare insieme, vuol dire non essere soli. Questo vorrei.
Non mi sto auto commiserando. La mia vita, ora ha tutti gli ingredienti, per diventare un ottimo piatto, solo che non sono sicura di saperlo cucinare, e a volte mi accorgo che, nonostante l'impegno, la ricetta mi sta venendo malino.
Poi però succede che in una mattina più dura del solito, dopo una notte insonne passata a cullare, mi accorgo che mentre sto allattando la piccola urlatrice e raccontando, all'uragano dai capelli neri, la storia del Pesciolino d'oro, mi son fatta perfino la ceretta e così capisco e decido che, pur con qualche riserva, in un modo o nell'altro mi devo perdonare