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In un paese normale prevalgono le ragioni dell'accoglienza: ricordando enzo biagi

Creato il 25 febbraio 2011 da Alessandro @AleTrasforini
"[...]Le notizie arrivano a cadenza ravvicinata: <12 morti nel mare dell'indifferenza>. Poi: <Affonda la barca, strage di immigrati>. <Primo bilancio: 14 morti, 92 sopravvissuti>, <si cercano altri corpi>.
E domenica 22 settembre: <Altri nordafricani gettati in mare presso Scoglitti (Ragusa): altri 14 annegati>. Erano clandestini: si erano affidati a scafisti, dissanguandosi per pagare il prezzo della traversata, la caccia a un lavoro o a un pò di fortuna: partono dalla Tunisia o dal Nord Africa, lasciano una vita drammatica e scompaiono nella tragedia.
E' brutto chiamare gli stranieri vucumprà o è anche un pò affettuoso? Sono troppi, non sappiamo come sistemarli, ma non si potrebbe anche tentare di conciliare una regola giusta con un comportamento umano? Proprio noi che mandavamo in giro i nostri compatrioti con il passaporto rosso, niente tasse purchè se ne andassero via, ammucchiati su miroscafi che li portavano in <terre assai luntane>.
Quante offese avevano sopportato i piccoli siciliani e napoletani, sbarcati con la valigia di fibra e il bottiglione dell'olio a Ellis Island, l'avanposto di New York e dell'America.
Li chiamavano <testa di brillantina>, per quei capelli lucidi e divisi dalla riga come li portava Rodolfo Valentino nel Figlio dello sceicco: dago, che ha un'origine incerta, o macaroni, che non ha bisogno di spiegazioni.
Un ragazzo su cento andava a scuola, gli altri crescevano sui marciapiedi di Hell's Kitchen, picchiandosi coi polacchi e gli irlandesi, andavano a rubare alla ferrovia o nei carrettini di frutta.
Avevano saputo che in America, ma anche altrove per la verità, senza soldi non sei nulla, non conti. Qualcuno ne volle tanti e alla svelta. Molti non sapevano nè leggere nè scrivere.
Molti di loro- i vecchi- dicono ancora adesso carusi per i bambini, giobbo per lavoro.
Ma non siamo tutti uguali e negli Stati Uniti ci mandammo anche Enrico Fermi e Al Capone, e pazienza: ci sono stati anche un Dillinger e una coppia Bonnie & Clyde e non erano di Castellammare del Golfo.
Pensavo a queste storie seguendo le cronache del Parlamento e anche quelle della malavita: e mentre davo il solito obolo al solito giovanottone dalla pelle scura che ti offre l'accendino.
Anche tra loro ci saranno tipi di ogni genere: spacciatori di droga, cialtroni e possibili violenti, ma circolano dei lavamacchine che hanno una laurea in ingegneria e conoscono tre lingue, cameriere e colf che hanno un diploma e persino una laurea in chimica.
Certo, è una massa di disperati che cercano di sopravvivere; so, quasi sempre, da dove vengono, quali tragedie hanno alle spalle. Buttarli fuori è una crudeltà, ma lo è anche lasciarli alla ventura quando c'è una mezza Italia che è una grande Harlem, o la periferia di Washington, o le bidonville delle città americane con tante antenne Tv, e centinaia di migliaia di vucumprà bianchi che sono dei fratelli.
Si dice <fame> e si pensa a una sensazione quasi astratta, o a un romanzo del Nobel norvegese Knut Hamsun, ma è una condizione non solo letteraria,è reale.
Un giorno di Pasqua, a Ferrara, su una strada del centro, c'è un uomo rattristato, vestito di stracci, che ha appeso al collo un piccolo pezzo di cartone con una scritta tracciata col pennarello: <Ho fame, aiutatemi>.
Nessuno si accorge che sta morendo. Potrebbe rivolgersi a qualche ufficio di assistenza o ad un ospedale, ma rifiuta ogni contatto con questa <società>. Fanno l'autopsia: meno di cinquant'anni, forse ucciso dall'inedia.
Il buon samaritano non scende più da cavallo. Siamo quasi sei miliardi su questo globo: quasi un miliardo non ha da mangiare, e cresce meno erba sulla terra e ci sono meno pesci nel mare.
Solo l'indifferenza dilaga.
Ma, come dice il saggio villano Bertoldo, <l'acqua cheta e l'uomo che tace non mi piace>.
Ho conosciuto due preti che parlano e agiscono per questi infelici: padre Alex Zanotelli, faro delle associazioni di volontariato e cooperazione con il Terzo Mondo, e il vescovo della diocesi di Rumback in Sudan, monsignor Cesare Mazzolari.
Sono missionari che onorano Dio consolando gli uomini anche con un pezzo di pane.[...]"
(Enzo Biagi, da "Consigli per un Paese normale")
IN UN PAESE NORMALE PREVALGONO LE RAGIONI DELL'ACCOGLIENZA: RICORDANDO ENZO BIAGI

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