Da lì, forse, dovrei partire io. E, chissà, anche Mughini, intento alla tessitura di un discorso colto, dal sapore tra l'antiquario intelligente e l'intellettuale indignato/impegnato. La Trieste che emerge da In una città atta agli eroi e ai sucidi è una città inabitabile, una città infestata dagli spettri di chi non se ne sarebbe mai separato, a costo della vita (o della morte). Sono il primo a procedere dal sogno, perché quella è la mia dimensione, alla realtà, tuttavia credo di aver sbagliato strada per arrivare proprio a Trieste. Il godibile libro di Mughini - nonostante una scrittura un po' affrettata e giudizi più che legittimi, ma un po' troppo sbrigativi nella formula sull'Italia e sulla vita - cita senza requie cose, persone e fatti che s'imprimono con orme debolissime nella memoria, subito sostituiti da nuovi fatti, persone, cose. Si dica pure che dovrei potenziare la mia conoscenza della storia e della cultura italiana: è verissimo; ciò non toglie che, quanto a contenuti, questo In una città atta agli eroi e ai suicidi non riesce a influire davvero sulla mia preparazione in merito, salvo fomentare la mia abituale onnivora curiosità.
È perciò indecente la lentezza con cui ho letto il libro di Giampiero Mughini: ho rischiato davvero di stancarmi e non arrivare alla genesi di In una città atta agli eroi e ai suicidi. Svevo, che a un certo punto fa capolino meno dei suicidi (e delle belle, biondissime triestine), finalmente riappare quando Mughini parla della folgorazione avuta nel confronto tra l'edizione Vram di Senilità nel 1898 e quella Morreale del 1927, difendendo a spada tratta la prima. (E, mi sembra, a dispetto delle cautele e dei correttivi, Senilità rispetto agli altri due romanzi; ma qui sono partigiano e porto acqua al mio mulino, giacché pochi romanzi hanno avuto sulla mia carriera di lettore l'influenza di questo secondo romanzo sveviano. Del resto Massimo Mila, mi pare, scriveva che non si può eleggere impunemente la propria opera preferita di Mozart/Da Ponte, ché tanto è sempre l'ultima ascoltata: amo infrangere anche questa regola e dire chiaro e tondo che per me non c'è confronto tra il Don Giovanni e qualunque altra cosa abbia mai sentito in vita mia).
"In una città atta agli eroi e ai suicidi" Giampiero Mughini
Creato il 21 febbraio 2012 da SpaceoddityPossono interessarti anche questi articoli :
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