IN VESPA CON MADIAI Museo Piaggio
La figurazione domina sull’ astratto come sempre in Mario; ora le vespe stanno al posto delle rose e diventano oggetto di meditazione . Io non amo gli oggetti meccanici ma Mario sicuramente ama la vespa che ricorre negli anni come modello pittorico. Prima quale realtà e reperto quasi archeologico: patinata e foggy, poi seriata in progressione distribuita lungo un continuum. Una nel blu evoca una caduta, uno slancio nel vuoto : negli usa Telma e Luise si lanciano nella scelta di liberazione con una grande auto decappottabile, un veicolo statunitense paradigmatico per luogo di generazione; in Italia credo che un analogo percorso di fuga dalle costrizioni avrebbe come supporto non un auto ma per l ‘appunto una vespa. Ecco su supporto metallico mi sembra che Mario abbia dipinto questo volo e tutte le altre vespe, in un percorso degradante per intensità di illuminazione, pare evochino un tale esito : quello che io ritengo un grande fraintendimento, secondo il quale si identifica, dal futurismo in poi, la libertà con la velocità e il mezzo meccanico. Credo piuttosto che dovremmo sottrarci ad ogni sorta di macchina ma qui la vespa per Mario si rivela in realtà come un gioco, come lo è stata per molti e così lo giustifico o almeno lo capisco, un giocattolo con cui sperando di sottrarsi alla realtà ci si entrava e ci si stava in pieno, nelle regole con una trasgressione prevedibile e prevista, anche quella letale; ma Mario è un pittore e di queste vespe si potrebbe dire ceci n’est pas un ‘vespa’ ..
Giuliano Nannipieri