Stasera su Rai 5 alle 21.15 In viaggio con Cecilia, documentario di Cecilia Mangini e Mariangela Barbanente. L’ottantasettenne documentarista Cecilia Mangini, collaboratrice di Pier Paolo Pasolini, torna nella sua terra d’origine riprendendo il filo interrotto nei suoi documentari degli anni ’60 e ’70 con la regista Mariangela Barbanente per capire come sia cambiata la Puglia nel passaggio da una struttura contadina e patriarcale all’industralizzazione. Le due donne affrontano un viaggio on the road tra le città della Puglia, parlando con la gente del posto, ex operai, pescatori in balia di mari inquinati e senza lavoro, persone che hanno perso dei familiari a causa delle acciaierie dell’Ilva, giovani rassegnati e inerti, dandoci il ritratto di una regione martoriata dall’inquinamento e dove i diritti dei lavoratori vengono calpestati ogni giorno. Il viaggio si svolge nell’estate del 2012, la stessa estate in cui un giudice ordinava l’arresto di Emilio Riva, il “padrone” dell’ILVA di Taranto, dichiarando la città ostaggio dell’inquinamento dell’acciaieria. Per questo, come dichiarano le stesse registe,
il film è cambiato in corsa perché la realtà ci ha sorpreso. Siamo partite con l’idea di raccontare come un territorio è mutato in 50 anni — in un confronto tra due sguardi diversi e grazie alla testimonianza dei documentari girati da Cecilia negli anni Sessanta — ma quando siamo arrivate a Taranto, e poi a Brindisi, le due città, seppure in modo differente, si sono rivelate un laboratorio di ciò che stava succedendo nell’intero Paese. E così ci siamo buttate nella mischia: abbiamo parlato con le persone che incontravamo, ci siamo confrontati con la loro storia. E il nostro viaggio da fisico è diventato emotivo. Un viaggio fatto di memorie passate, testimonianze presenti e riflessioni
La Mangini e la Barbanente fotografano un popolo abbandonato, dove gli adulti sono rassegnati e i giovani ciondolano nella piazza del paese, mentre tutte le promesse di progresso e benessere sono state disattese, devastando la natura e anche la vita dei pugliesi. Ed è proprio la mancanza di reazioni il punto fondamentale su cui la Mangini punta il dito, rivendicando proprio la necessità di “imparare a esprimere dissenso”, dandoci un’interessate spunto di riflessione che ci riguarda tutti.