Inaco Biancalana (Viareggio 1912 – Viareggio 1991)
Il mondo dove Inaco ha mosso i primi passi e dove ha maturato la propria originale vocazione d’artista [ … ] è la Viareggio umile e vera che popolava le darsene, che viveva, con fierezza e dignità, un’esistenza di fatica, miseria e dolore, con la schiena incurvata sotto il peso di un duro lavoro e di un destino troppo spesso ostile, il volto segnato dal sole e dal salmastro, ma con negli occhi l’azzurro del cielo ed un fanciullesco sogno di libertà. Un mondo semplice e genuino, dal quale non si è mai allontanato, di cui era orgoglioso e che ricordava ogni volta che ne aveva l’occasione. Nacquero in tal modo le sue innumerevoli sculture: l’eterogeneo campionario di “tipi” della sua Viareggio, testimoni di un’umanità degradata riscattati alla vita dall’arte di Inaco, densa di comprensione e di pena per questo popolo di reietti, i suoi “Cristi” dove è sublimata l’umana accettazione del dolore, le tante testine di “bimbo”, amorosamente ritratte,
che trasmettono un puro messaggio di speranza e di fiducia nel futuro.
(P. Fornaciari – Nuova Viareggio Ieri – Anno 1 – N.5 – ottobre 1992)
In quelle figure popolane empie di sudore e di quotidiana miseria, in quei suoi personaggi imbevuti di vento e di pioggia c’è tutta la vera storia umana e sociale di un popolo: quello viareggino con le sue nobili tradizioni di cultura e di costume, con il suo bagaglio di
esperienze vissute e sofferte, con le sue lotte per essere libero.
(Andrea Skofic – Catalogo Mostra del 12-29 aprile 2001 – Centro Congressi Principe di Piemonte – Viareggio)
Tra le opere di Inaco Biancalana sicuramente una delle più conosciute ed apprezzate è “L’attesa”, una scultura in legno, realizzata nel 1947, che rappresenta, con grande forza espressiva, una famiglia che osserva con speranza il mare in attesa del ritorno del bastimento con i propri cari. Il Comune di Viareggio ha reso omaggio ad Inaco Biancalana facendo collocare, vicino al mare da lui tanto amato, una copia in bronzo proprio de “L’attesa”. La copia è stata posta sullo scoglio di Tito, lungo il molo di Viareggio, il 6 luglio 2007.
Ho stampato nella mente un ricordo indelebile. La profonda dolcezza che si celava nel suo sguardo. La grande ricchezza che questo vero uomo nascondeva nel cuore. La sua grande dignità che si accompagnava alla sua bella figura. E’ sempre stato lontano da ogni clamore, pubblicità, interesse commerciale. Schivo, modesto, trascorreva ore al suo banco di lavoro. Gli bastava uno sguardo fugace per riconoscere di un legno la sua stagionatura, la sua natura e l’uso più adatto. Amava dire che anche i legni più duri diventano dolci e trattabili per chi li sa prendere dal verso giusto. Faceva vibrare le vene del legno. Amo ancora ricordare le sue mani agili mentre impugnano la fusaggine per disegnare con lo stesso garbo come per cogliere un fiore, come solo un botanico innamorato può fare. Per donarlo alla sua amatissima Livia.