Inaugurazione Anno Giudiziario 2012: l'intervento del Ministro della Giustizia. Testo completo

Da Paopasc @questdecisione

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Questo è il testo completo, disponibile sul sito del Ministero della Giustizia, dell'intervento del guardasigilli Paola Severino, in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario 2012.

Inaugurazione Anno Giudiziario 2012 - Intervento della guardasigilli Paola Severino presso la Corte di appello di Catania


Signor Presidente della Corte di Appello,
Signor Procuratore Generale,
Signor rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura,
Autorità tutte,
Signore e Signori,
Prendo la parola in quest’Aula – dopo averlo fatto in Parlamento e presso la Corte di Cassazione - per svolgere alcune considerazioni di sintesi sull’andamento del decorso anno giudiziario e sugli intendimenti del Governo per affrontare le numerose criticità che caratterizzano il sistema giudiziario italiano.
Ma prima di tutto desidero rivolgere il mio deferente saluto al Sig. Presidente della Repubblica, la cui costante attenzione verso la concreta attuazione dei valori costituzionali in materia di giustizia costituisce un essenziale punto di riferimento  della nostra quotidiana attività.
Considero un privilegio discutere insieme a voi di questioni di giustizia ed ascoltare la voce di questa Corte di Appello.
Mi è stato detto che, di solito, il Ministro al suo esordio sceglie la sede di Corte di Appello più prestigiosa e nota.
L’esperienza professionale mi ha però insegnato che, mentre la notorietà discende dalle ineludibili regole della comunicazione, il prestigio giudiziario si conquista sul campo, con il lavoro quotidiano, con lo scrupolo, l’attenzione, la professionalità e l’equilibrio nell’adozione delle  decisioni e nello svolgimento delle indagini.
Sotto questo profilo – l’unico che veramente conta ai miei occhi – non ho timore ad affermare che questa è una Corte di Appello molto prestigiosa.
La scelta di partecipare alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario in questa Corte è, inoltre, dovuta alla personale convinzione che qui, in terra di Sicilia, compiere il proprio dovere comporta per tutti, magistrati, dirigenti, personale amministrativo, forze dell’ordine e polizia penitenziaria un’esposizione a pericoli diversa e più forte.
Qui l’impatto della criminalità organizzata di stampo mafioso rende diverso e più oneroso il lavoro quotidiano, impone di tenere alta la soglia dell’attenzione per evitare ogni possibile coinvolgimento in circuiti di malaffare o, peggio, infiltrazioni dentro le istituzioni.
Qui è necessario dimostrare di saper resistere alle imponenti capacità di ricatto scolpite nel DNA dell’associazione mafiosa ed alla sua tendenza a risolvere ogni conflitto con la vile violenza assassina di cui troppo spesso si è mostrata capace.
Qui, più che altrove, dunque, per garantire lo Stato di diritto e la sicurezza delle donne e degli uomini perbene, di tutti i siciliani onesti, si rende necessario uno sforzo aggiuntivo di attenzione da parte di chi nella nostra istituzione, in silenzio e senza clamori, è chiamato a svolgere il proprio lavoro di magistrato, di addetto ai servizi di cancelleria o segreteria,  ovvero di custode di pericolosi criminali sempre alla ricerca di complicità per mantenere in vita, anche da detenuti, i loro contatti con l’esterno.
Si tratta, peraltro, di pressioni e pericoli che riguardano non soltanto il settore penale, dovendosi considerare – a tacer d’altro - che se non si garantisce un livello accettabile di risposta giudiziaria anche nel settore civile, non solo si creano danni all’intera  economia nazionale ma soprattutto, in questi territori,   si aprono spazi di mediazione illecita, storicamente occupati proprio dalle famiglie mafiose che con tanto impegno vengono contrastate.
Qui, in conclusione, sia che si lavori nel settore civile o in quello penale, si vive comunque in prima linea, al pari di  altri distretti del sud del nostro Paese.
Per questo ho ritenuto opportuno dare un segno diretto dell’attenzione con la quale l’intero Governo guarda, con grande rispetto, al vostro lavoro.
La mia presenza vale poi soprattutto a darvi atto – accomunandovi in questo riconoscimento anche ad altri distretti siciliani e del sud Italia – dei risultati straordinari che avete ottenuto sul fronte  dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata e del recupero della ricchezza prodotta dai circuiti dell’illegalità che, partendo da queste contrade, inquina il libero mercato in buona parte del Paese.
Risultati lusinghieri, ma pagati a caro prezzo da servitori dello Stato costretti a sottoporsi a pesanti e limitative misure di sicurezza che finiscono per condizionare in modo sensibile anche la vita privata delle  famiglie.
Ma so che tutti voi, se qualcuno vi chiedesse, come fu chiesto a Giovanni Falcone, “ma chi ve lo fa fare?” rispondereste facendo uso delle sue stesse semplici parole: “lo spirito di servizio”.
Ecco, oggi il Paese ha proprio bisogno di recuperare in tutti i settori lo stesso spirito di servizio, questa spinta nobile di chi svolge una qualsiasi pubblica funzione senza altri obiettivi che quello di adempiere al proprio dovere.
Una spinta, Sig. Presidente, che, in una realtà così difficile, condividete con i nostri dirigenti ed il personale amministrativo che con voi affronta ogni giorni rischi e fatiche ed a cui va, in modo del tutto speciale, il mio grazie più sentito.
Ho ascoltato con attenzione la relazione del Presidente della Corte, che ha voluto evidenziare sia le difficoltà operative, sia le nuove opportunità offerte dall’innovazione tecnologica.
Le difficoltà, invero, accomunano in larga parte il distretto di Catania alla  maggioranza degli altri distretti di Corte di Appello, quanto agli effetti negativi del blocco delle assunzioni, alla scarsità delle risorse finanziarie disponibili ed all’insufficienza delle strutture edilizie e carcerarie.
Le preoccupazioni mie personali e dell’intero Governo sulla situazione carceraria sono note e sono già stati illustrati i provvedimenti adottati sin dall’esordio dell’esecutivo per farvi fronte.
Provvedimenti sui quali in questi giorni ho avvertito una ampia condivisione, che lascia ben sperare sulla possibilità che raggiungano il principale scopo di allentare la tensione carceraria che consegue al sovraffollamento ormai intollerabile delle nostre strutture carcerarie.
Questa situazione rende difficile non soltanto la vita del detenuto, ma anche quella degli operatori che con lui condividono spazi, problemi e non poche sofferenze.
Voglio tuttavia ribadire, anche in questa sede, che dallo stato delle carceri si misura il livello di civiltà di un Paese e ricordare che anche per chi si è macchiato di delitti gravissimi - come quelli legati alla criminalità  organizzata -  l’espiazione della pena e la custodia cautelare in carcere devono rappresentare il simbolo, lo strumento, attraverso il quale si riafferma il principio che lo Stato non ripaga mai con la vendetta, ma vince con le armi del diritto e dell’applicazione scrupolosa delle regole e della legge.
Il miglior modo, questo, per dimostrare anche ai criminali della massima pericolosità l’intima diversità tra la legalità della nostra democrazia ed ogni forma di intollerabile arbitrio.
Detto questo, quanto agli ulteriori e parimenti rilevanti problemi di edilizia giudiziaria che sono stati segnalati nella relazione del Presidente della Corte assumo formale impegno di verificare, attraverso le competenti articolazioni ministeriali, ogni possibile soluzione affinchè, in tempi ragionevoli, possano risolversi – in collaborazione con l’amministrazione comunale di Catania – le criticità segnalate, eventualmente anche attraverso l’individuazione di valide alternative.
Per quel che riguarda la situazione del  personale amministrativo e dei magistrati, il recupero delle risorse che conseguirà all'esercizio della delega per la revisione della geografia giudiziaria ci aiuterà , anzitutto, a coprire le vacanze in organico.
Inoltre in quei distretti, come quello di Catania, ove le percentuali di scopertura del personale amministrativo sono, in media, meno gravi rispetto alle sedi del nord del Paese sarà possibile rimodulare, razionalizzare ed aumentare le piante organiche.
Quanto ai magistrati il Ministero, malgrado il blocco delle assunzioni si applichi anche al personale di magistratura, ha bandito numerosi concorsi, ottenendo, di volte in volta, deroghe al blocco stesso.
In particolare risultano completate le procedure per la nomina di 325 magistrati ordinari (vincitori del concorso a 350 posti bandito nel 2009); è in corso la correzione delle prove scritte di un ulteriore concorso a 360 posti, bandito nel 2010 (che avrà termine tra poche settimane) ed altri 370 posti sono stati banditi nel settembre del 2011 con prove scritte previste nel mese di maggio del 2012.
Con la sola immissione in servizio dei 325 nuovi MOT (magistrati ordinari in tirocinio) le presenze in organico raggiungeranno quota 9.169, dato superato negli ultimi 12 anni soltanto nel 2005.
Malgrado questi sforzi, la scopertura media dei tribunali di questo distretto è superiore a quella nazionale mentre quella delle procure manifesta dimensioni ancor più  preoccupanti.
Basti dire che il numero e la qualità dei processi in carico alla D.D.A. di Catania rendono sicuramente problematico sopportare una scopertura di ben 9 sostituti su un organico complessivo di 46 unità.
Un compito difficile per il neo nominato procuratore Giovanni Salvi, le cui alte doti ho avuto modo di apprezzare personalmente ed al quale formulo i miei più sinceri auguri di buon lavoro.
Conoscendolo, so che  non gli basteranno gli auguri, ma sappiate che intendo garantire sia alla procura di Catania che alle altre procure esposte sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata l’attenzione costante del Governo, mia personale e di tutta la struttura ministeriale.
Tuttavia, sapete bene che le leve di cui dispone il Ministero in ordine all’assegnazione di nuovi magistrati sono assai modeste, trattandosi di una competenza che, per Costituzione, appartiene al C.S.M. .
Non mancherò comunque di garantire l’adozione in tempi rapidi degli atti di concerto per il conferimento degli incarichi direttivi, nonché l’utilizzo degli strumenti dell’anticipato e del posticipato possesso, per garantire agli uffici giudiziari maggiormente scoperti la più lunga permanenza possibile dei magistrati già trasferiti ad altra sede e l’assegnazione in tempi brevi di quelli destinati a sostituirli.
Bisogna prendere atto che i meccanismi incentivanti previsti per la copertura delle sedi disagiate, pur apprezzabili, non si sono dimostrati in grado di fronteggiare interamente queste emergenze, soprattutto nelle procure di frontiera.
Su questo tema e sui possibili rimedi sono aperta al confronto istituzionale con il C.S.M. e disponibile a ricercare soluzioni condivise, che possano consentire la copertura di queste sedi giudiziarie.
Allo stato, non può non rilevarsi che, anche sotto questo profilo, una seria revisione delle circoscrizioni potrà garantire la stabilità degli organici anche per le sedi meno ambite; e sono lieta di apprendere dal rappresentante del CSM che il Consiglio intende offrire piena collaborazione a questo progetto.
Considero, infatti, questa collaborazione essenziale per una scelta consapevole e meditata delle relative soluzioni, ben oltre l’adozione del parere formale previsto dalla legge delega.
Se ci si sofferma a valutare i risultati sul fronte dell’innovazione organizzativa, tecnologica, informatica e digitale credo si possa dire che gli uffici giudiziari catanesi hanno fatto e faranno onore alla fama di “Milano del sud” di cui sin dagli anni ’60 gode questa bellissima città per vivacità di commerci, per iniziative industriali, per sinergie tra l’università e le eccellenze produttive nel settore dell’informatica, ma anche per vivacità culturale.
Il Processo Civile Telematico è qui una realtà consolidata e in forte espansione come  il deposito on line degli atti dei difensori con valore legale nel PCT, nel settore delle esecuzioni immobiliari e delle procedure fallimentari.
Catania è la prima sede del sud Italia ove sono state attivate le comunicazioni telematiche, grazie alla diffusione di una nuova cultura dell’organizzazione del lavoro e ad una forte sinergia fra Tribunale, avvocatura e strutture ministeriali.
Mi risulta che anche il Cons. Sciacca, che ho appena ascoltato, abbia dato un forte impulso a queste iniziative e non è un caso che, forte di quella esperienza, oggi egli continui la sua opera quale Presidente della settima commissione consiliare, che si occupa di organizzazione, di buone pratiche e di informatizzazione, curandone il raccordo con il Ministero, con sinergie che vanno, a mio giudizio, ulteriormente incoraggiate ed estese.
Ed in tal senso plaudo alla costituzione di un secondo tavolo tecnico tra Ministero, CSM e Scuola della Magistratura che faciliterà la soluzione di tutti i rilevanti problemi organizzativi e di logistica relativi alla fase di avvio della Scuola stessa.
Sono altresì compiaciuta del fatto che si stia lavorando per una rapida attivazione delle comunicazioni telematiche anche in Corte d’Appello nonché nei  tribunali di Ragusa, Siracusa e Modica.
So anche che, in collaborazione con le strutture ministeriali centrali e periferiche (DGSIA E CISIA), si seguono percorsi per garantire l’alta qualità dei dati contenuti nei sistemi informativi e per procedere alla digitalizzazione degli atti relativi alle indagini preliminari ed al processo penale.
Questo, come ho già più volte ribadito, è il futuro della giustizia; un futuro in linea con i migliori sistemi giudiziari europei.
Sono, tuttavia, consapevole che questo percorso che conduce al miglioramento del servizio giustizia reso negli uffici giudiziari non è semplice né agevole e deve, anche in questo distretto, essere sorretto da una strategia coerente e condivisa.
Il Governo farà la sua parte, consapevole che  un reale recupero dell’efficienza impone, insieme alla riorganizzazione, un razionale piano di investimenti che riguardano l’informatizzazione e la digitalizzazione del sistema giudiziario.
Il Ministero ha il difficile compito di governare questi percorsi, operando gli opportuni riallineamenti per  garantire l’uniformità dei sistemi sull’intero territorio nazionale ma anche  una progressiva e capillare diffusione in tutti gli uffici giudiziari (senza trascurare il necessario coordinamento con le competenze che, sul punto, spettano al CSM).
Tuttavia, senza l’impegno di tutti voi ogni sforzo risulterebbe vano.
Sono peraltro certa che questa sfida verso la modernità, in questo distretto così aperto all’innovazione,  verrà raccolta senza riserve dai magistrati, dai nostri dirigenti, dal personale amministrativo e dall’avvocatura tutta.
In conclusione, vorrei ricordare che la storia ha dimostrato che da ogni crisi economica di dimensioni planetarie – come quella che oggi ci affligge – sono sempre nate nuove opportunità di crescita e di sviluppo di cui si sono avvantaggiati soprattutto quei paesi che, prima di altri, hanno saputo ripensare e ricostruire il loro modello di società. Ed e' quello che ciascuno di noi, con il proprio contributo e con la doverosa rinuncia a qualche privilegio, sta cercando di fare.
Rendere la giustizia efficiente, rendere il magistrato capace di organizzare al meglio i propri uffici ed amministrare la giustizia coltivando la specializzazione, costruire un modello di avvocatura attento ai valori della concorrenza leale e capace di elevare il proprio livello qualitativo, rappresentano le sfide nelle quali ci dovremo cimentare.
Una recente riforma investirà, mi preme ricordarlo, la città di Catania, che sarà sede del Tribunale per l'impresa. Un Tribunale nato per rendere più celere e più certa la giustizia in un settore così delicato per la nostra economia. Un Tribunale che richiederà tutto il vostro e il nostro impegno per dotarci di strutture, uomini e mezzi adeguati allo scopo.
Non bisogna, su questo come su altri fronti, abbandonarsi al pessimismo, ma anzi occorre scommettere sulle proprie capacità, distretto per distretto, tribunale per tribunale,  per ridisegnare un’Italia migliore e consegnare ai cittadini una giustizia che possa competere, alla pari, con i sistemi giuridici dell’Europa Unita.
C’è infine da vincere una sfida nella sfida.
Infatti, da questo distretto l’Europa può, forse, sembrare più lontana, ma il miglior modo per accorciare questa distanza è quello di provare a capovolgere l’Italia, di provare a ripartire dal sud, dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Campania, da città come Catania, ove di certo non mancano i problemi, ma si può fare affidamento su  intelligenze creative e brillanti, capaci di proseguire su quell’impegno civile di cui già stata data ampia prova.
Vi ringrazio.

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