Inbred (recensione)

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

Per “inbreeding” si intende l’incrocio tra consanguinei, e ciò viene portato spesso al cinema o nella letteratura per creare quel filone in cui comunità composte da queste tipologie di persone attaccano sprovveduti stranieri. Sì, perché l’inbreeding estremo è quello che porta ad anomalie genetiche, tra cui malformazioni fisiche o tare mentali.

Locandina 1

Abbiamo esempi cinematografici come la serie di Wrong Turn, Le Colline Hanno gli Occhi, The Texas Chainsaw Massacre e Un Tranquillo Week end di Paura. Perfino in I Fiumi di Porpora, l’inbreeding è al centro delle vicende, seppur in modo differente.
Questo Inbred è una versione U.K. di questo filone, fatto con meno mezzi se vogliamo, ma con la giusta dose di splatter, tensione e humor nero. Quest’ultimo è un ingrediente fondamentale del cinema britannico, se ci fate caso, esso sia un horror, un thriller, un drammatico o una commedia.

Trama

Quattro ragazzi difficili vengono mandati a svolgere servizi sociali. Con due educatori, arrivano in un deposito di vagoni ferroviari per recuperare materiali da riciclare. Ma la comunità che ospita il cimitero dei treni è composta da squilibrati che non renderà loro la vita facile.

Locandina 2

Considerazioni

Era tempo che inseguivo questo film, mai uscito al cinema né in home video. Inbred non è un capolavoro né pretende di esserlo. Eppure si lascia guardare, forse perché non vuole prendersi sul serio, anche se ricco di momenti di tensione e atmosfere che in parte mi hanno fatto pensare a Calvaire, film belga del 2005, sempre ambientato in una piccola comunità rurale composta da psicopatici.

Una scena

Non credo che arriverà mai sugli schermi italiani, ed è un peccato in fondo, visto l’invasione di film sul genere ma che non hanno la stessa dignità, rappresentata appunto nell’essere onesti senza voler impressionare il pubblico. Per dire, preferirei un film così piuttosto che l’ennesimo episodio di Wrong Turn, dove gli psicopatici non hanno spessore né caratteristiche proprie e che attaccano a casaccio. In questo film i maniaci hanno un’identità, comunicano con le vittime prima di attaccarle e ciò li rende non mere macchine assassine, ma personaggi veri e propri. Questa sarebbe una cosa che dovrebbero tenere in nota i registi di nuova generazione, che spesso creano assassini animaleschi senza anima.