Comunque, vi aggiorno sugli ultimi (rari) avvenimenti. Anisso (il tunisino) continua a scrivermi messaggi. Io ho risposto poco e male. E mi sono trovata a rivestire i panni della stronza. Non l'ho fatto volutamente. E ho tentato di fargli capire che per lui, nella mia vita, posto non ce n'era. L'ultimo sms è stato straziante. Mi ha detto che continua ad aspettare un mio gesto, un mio messaggio. Qualcosa a cui aggrapparsi per coltivare la speranza, la più perfida consigliera degli amanti. Vorrei che la barriera linguistica non ci fosse. Così potrei dirgli cosa penso realmente. Cosa è stato per me (e cosa è stato? mah... nulla più di una vacanza anche mentale). E cosa non potrà mai essere.
Sul fronte nuovi acquisti, invece, mi sono rivista con l'uomo della domenica. Siamo amici e, così, non abbiamo fatto altro che prendere un caffé insieme. Ma credo che a breve troveremo il modo di riprendere un altro tipo di frequentazione.
Questa settimana, d'altra parte, ho un mezzo appuntamento col laureato. Il che significa che, molto probabilmente, non ci vedremo. Il laureato è ossessionato dall'idea di tenere questa cosa tra noi lenta e allentata. Ha paura di cadere in una frequentazione più quotidiana e si attribuisce il merito, per questo, della durata record di due anni per il nostro rapporto. In effetti per me è un bel traguardo, se si eccettua la mia relazione con A.
Ma anche da quel punto di vista, l'amicizia è il sentimento predominante.
Sto iniziando a chiedermi se non sia diventata arida e incapace di amare.
Quando mi succede, allora penso a Mr Big. Sorprendendomi sempre per il fatto di trovare integro e intatto il mio sentimento nei suoi confronti. Certo, si è aggiunta la rassegnazione. E una serena accettazione delle cose che non posso cambiare. Ma lui è sempre lì. Il mio miraggio lontano. La meta da raggiungere che vorrebbe anche dire mollare questa vita che non è vita.
Che strano. Sto pensando che il mio essere iperimpegnata non mi ha portato poi tanto lontano dalla sua situazione. Entrambi ci rifiutiamo di vivere una vita che possa chiamarsi tale. Lui per una inesorabile negazione della stessa. Io per la vorace voglia di riempire quel vuoto che lui ha lasciato. Sono riuscita a incastrarmi da sola. Incatenata in una città che sopporto a malapena. Inchiodata da un lavoro che mi costringe a parlare solo di lei. E anche in questo caso il risultato è lo stesso. Non sto vivendo la mia vita. La sto scrivendo.
Vorrei avere il tasto per cancellare le ultime pagine e ricominciare daccapo.
Scriverei una nuova storia. E parlerebbe di libertà...Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso dell’autrice.
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