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Incendio e devastazione a scuola. E non sono stati gli olandesi. Lettera di una mamma della Oberdan di Monteverde distrutta sabato scorso

Creato il 25 febbraio 2015 da Romafaschifo
Incendio e devastazione a scuola. E non sono stati gli olandesi. Lettera di una mamma della Oberdan di Monteverde distrutta sabato scorsoIncendio e devastazione a scuola. E non sono stati gli olandesi. Lettera di una mamma della Oberdan di Monteverde distrutta sabato scorso
Incendio e devastazione a scuola. E non sono stati gli olandesi. Lettera di una mamma della Oberdan di Monteverde distrutta sabato scorso
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Incendio e devastazione a scuola. E non sono stati gli olandesi. Lettera di una mamma della Oberdan di Monteverde distrutta sabato scorsoTutti noi conosciamo le ultime vicende che hanno interessato la fontana della Barcaccia di piazza di Spagna. Devastata dagli hooligans olandesi, ha richiamato l’attenzione dei media di tutto il mondo. Per essa l’amministrazione capitolina è immediatamente intervenuta con restauratori e tecnici per valutare e sistemare i danni. Ma Roma non è solo Centro Storico e monumenti. Ci sono realtà più piccole ed allo stesso modo meritevoli di una giusta attenzione da parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni preposte alla cura. E’ il caso della scuola elementare “Guglielmo Oberdan” di largo Ravizza a Monteverde. Attiva sin dal 1922, ha visto passare generazioni e generazioni dall’epoca in cui si andava a scuola separati, maschi da una parte e femmine dall’altra. Il complesso scolastico è stato edificato in epoche diverse: il nucleo centrale  appartiene alla settecentesca Villa Baldini mentre le ali laterali sono state aggiunte nel 1939 e negli anni ’50. Nel quartiere la “Oberdan” ,con il suo parco antistante, costituisce un punto nodale ed è luogo di ritrovo per gente di tutte le età. 
Ebbene, nella serata di sabato 21 febbraio  la “Oberdan” è stata incendiata da ignoti che si sono introdotti all’interno e dopo aver sparso dappertutto tempera e succo di frutta, divelto banchi e sedie, aperto gli armadi, mangiato quello che trovavano e fumato, hanno fatto una catasta di zaini ed appiccato il fuoco. Un’intera aula è andata distrutta, le fiamme sono arrivate fino al soffitto ed hanno arso libri, quaderni, effetti personali degli alunni, materiale didattico, persino le pagelle e tutto il lavoro svolto in  questi mesi dall’inizio dell’anno scolastico. Oltre ai danni materiali gravissimi pensiamo anche all’oltraggio alla scuola come istituzione, alla profanazione di un luogo di formazione e di crescita che deve essere sicuro per antonomasia, allo schiaffo dato a questi bambini, alle loro famiglie ed alla società civile tutta. 
In questo scenario desolante la reazione è stata forte ed immediata con una grande sinergia tra la scuola, le famiglie, il Municipio XII, il Sindaco, il comitato di quartiere. Sorprendentemente per i cittadini disabituati al buon funzionamento della cosa pubblica, tutte le istituzioni sono intervenute tempestivamente ed hanno fatto la loro parte con estrema competenza e concretezza. La scuola è rimasta chiusa soltanto un giorno per permetterne la pulizia. I disagi ci sono ancora; gli spazi della scuola sono stati ridistribuiti per trovare posto agli alunni che non hanno più un’aula in attesa che finiscano i lavori di ristrutturazione che però sembra siano già iniziati. Certo, ora ci si aspetta che gli impegni presi da parte di Marino e di Cristina Maltese –presidente del Municipio XII- per mettere la scuola in sicurezza vengano onorati nei tempi promessi, ma l’atteggiamento tenuto finora fa ben sperare. 
A chiudere il cerchio deve pensarci la Soprintendenza ai Beni Architettonici che tutela la scuola ed il parco antistante.  La ex Villa Baldini non è certo stata costruita dai Bernini –Pietro e Gian Lorenzo- come la Barcaccia, ma le sue vicende meritano una risposta immediata. C’è bisogno di collaborazione  e di un parere repentino perché  il messaggio da dare è che si va avanti: la scuola non può essere bloccata da atti incivili, il futuro, di cui i bambini sono portatori, non si ferma.Barbara

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