Gli incentivi alle FER (fonti energetiche rinnovabili) sono stati “riordinati”: in soldoni, almeno stando alle notizie circolate attraverso gli organi di stampa, invece che in 20 anni, saranno spalmati in 30. Lo ha annunciato il Ministro Zanonato e tale notizia è stata accolta con sgomento da ANIE/GIFI. “Gli incentivi sono impegni presi che non possono essere negoziati” tuona Cremona, Presidente ANIE/GIFI. Ma leggiamo nel dettaglio la presa di posizione di ANIE/GIFI.
“Centinaia di migliaia di impianti fotovoltaici – ha dichiarato Emilio Cremona – sono stati costruiti in Italia a fronte di un impegno dello Stato, ovvero il Conto Energia, e di un business plan calibrati su 20 anni. Gli errori fatti nella strutturazione del debito non sono da attribuire ai cittadini e alle imprese ma alla legislazione che non ha saputo gestire adeguatamente la distribuzione degli incentivi”.
“Ogni intervento mirato a una gestione ottimizzata del debito – continua Cremona – deve essere strutturato in modo da tutelare, e non affossare, i cittadini, le imprese e la filiera industriale generata dal fotovoltaico, circa 100mila occupati finora rimasti attivi, allo scopo di non danneggiare la credibilità del Sistema Paese per gli investimenti in tecnologie per le fonti rinnovabili”.
“Sarebbe molto grave un simile intervento Gli incentivi sono impegni presi che non possono essere negoziati. Piuttosto, sarebbe opportuno che il Ministro Zanonato illustrasse il percorso tecnico-finanziario che si intende intraprendere per una riorganizzazione ottimale del debito, tranquillizzando tutto il Sistema”.
“Sono convinto – conclude Cremona – che un’apertura del Ministro a intavolare una discussione sul riordino degli incentivi a tutte le fonte rinnovabili, nessuna esclusa, e della bolletta elettrica che grava sui cittadini e sul tessuto industriale, troverebbe favorevoli tutte le associazioni di settore, ANIE/GIFI in primis. Il messaggio è che l’Italia deve poter fare quello che altri paesi hanno già sperimentato con successo e non percorrere strade che alimentino solo sfiducia negli investimenti, ulteriore disoccupazione e diminuzione di credibilità”.