Quando ero al liceo e la professoressa di filosofia ci spiegò i concetti di “monade” e “appercezione” elaborati da Leibniz, la frase “questo è il migliore dei mondi possibili” non mi convinse del tutto. Se è vero che ogni cosa esprime un pensiero ma la nostra mente non riesce a percepirli tutti e alla fine “sceglie” su quali cose concentrarsi e quindi “percepire”, non è vero che le infinite possibilità del mondo fuori di noi smettono di esistere una volta che la scelta è fatta: siamo noi che non riusciamo a coglierle. La nostra mente sceglie il percorso più equilibrato e migliore, ci diceva la nostra prof., perché il mondo è creato da Dio che è perfetto e infallibile, ha detto Leibniz.
E no. Non ci sto.Per me i mondi e i percorsi possibili non smettevano di esistere nel momento in cui il percorso veniva tracciato e diventava unico, ma rimanevano reali in potenza, e quindi, da qualche parte, ancora vivi.Avevo pensato che la nostra mente, prima di prendere una decisione, elabora le varie possibilità, fa dei calcoli, valuta i rischi, i vantaggi e cerca di prevedere il risultato finale, costruendo dei veri e propri film mentali. Poi, tenuto conto anche dell'aspetto emotivo e non solo di quello razionale, la nostra mente sceglie. E le altre possibilità dove sono finite?Ma sono nella nostra mente, pensai.E come esprime la nostra mente fatti che non sono mai accaduti?Con i sogni.I sogni sono la scatola nera di possibilità mai avvenute, il ricordo di ricordi mai realmente vissuti, lo scrigno di infiniti percorsi che la nostra vita non prenderà mai fisicamente.Esposi questo mio pensiero alla professoressa e lei mi disse: “Ariete ma tu non c'hai niente da fare tutto il giorno per pensare a queste cose?”.In quel momento capii che la scuola era una bufala clamorosa e tenni per me i miei pensieri, sapendo che prima o poi qualcuno con una maggiore elasticità mentale avrebbe apprezzato questo “inutile impiego di tempo ed energie mentali”.Ecco, se Nolan avesse avuto una professoressa limitata come la mia forse non avrebbe mai scritto Inception. O forse Nolan è entrato nei miei sogni e mi ha rubato l'idea, oh tutto può essere!Dopo questo lungo e personale preambolo (che per me era necessario perché si tratta di una piccola rivincita privata) andiamo ad analizzare l'ultimo film di quell'uomo meraviglioso che è Christopher Nolan, un film così complesso che si merita non una normale recensione, ma un approfondimento a più livelli (direi almeno 3!).Nolan: l'architetto dei sogni Premetto che non vorrei parlare assolutamente della trama del film: per mesi ho resistito alla tentazione di leggere qualcosa sulla pellicola, proprio per farmi trasportare dalla storia e dalla mano energica di Nolan. Quindi anche voi: tappatevi occhi e orecchie fino a venerdì.Però qualcosa sulla messa in scena la possiamo già dire. Visivamente è qualcosa di eccezionale e dirompente: le immagini girate a Parigi tolgono il fiato, così come lo strepitoso montaggio parallelo della seconda parte del film. In particolare, le scene interpretate da Joseph Gordon Levitt nel corridoio dell'albergo sono qualcosa di visivamente strabiliante. Ma non è solo questo. Ormai lo sappiamo che Nolan con le scene d'azione è un mago, calcola e calibra tutto alla perfezione, giocando consapevolmente con la sua abilità ma senza mai strafare in maniera coatta come tanti colleghi.La novità sta nell'usare il mezzo cinematografico come espressione immediata dell'intelletto creativo: l'idea diventa immediatamente immagine, il sogno si fa materiale, e sembra prendere forma sotto i nostri occhi. Nolan ha concesso al pubblico il privilegio di vedere in immagini il processo creativo: possiamo assistere all'idea, alla sua realizzazione e al prodotto finito tutto nello stesso tempo.In questo percorso è aiutato da un cast perfetto: un DiCaprio ormai capace di qualsiasi interpretazione (e che quest'anno tra Shutter Island e Inception è il vero mattatore della stagione), una Marion Cotillard che in poche scene dà un'interpretazione dalle mille sfumature e una Ellen Page sempre più rivelazione così come Gordon Levitt. E poi le scenografie e la musica: in pochi film il design complessivo è così particolare e distintivo. Il mondo che hanno creato è sconfinato e multiforme, racchiuso in un gioco di scatole cinesi incredibile e affascinante, esaltato da una colonna sonora imponente e suggestiva. Perfino gli oggetti (i totem in particolare) hanno una personalità propria.
Il cinema come 3D della mente Questo sogno nel sogno nel sogno oltre ad essere affascinante dal punto di vista intellettuale, apre nuovi sconfinati orizzonti per il linguaggio cinematografico: al contrario del 3D - soluzione semplice e grossolana che nulla aggiunge al mezzo cinema se non un po' di spettacolarità in più - Nolan ha puntato sulla tridimensionalità della storia, sul fatto che la nostra mente, per sua natura, può concepire mondi e situazioni infiniti, può espandersi pur rimanendo confinata in uno spazio irraggiungibile e inaccessibile che è il nostro cervello. Ed è qui il fulcro del film: qual è la realtà che conta? Il mondo sensibile in cui viviamo fisicamente, o i mondi insondabili che raggiungiamo con la mente? Se nel nostro cervello ci sono miliardi di connessioni, dove possiamo arrivare con il pensiero?L'arte diventa così rappresentazione fisica di questo mondo complesso e intricato che è la nostra mente: un'idea così ambiziosa, grande e imponente da fare del film un prodotto epico e coraggioso. Quando si è dotati di fantasia non c'è effetto speciale o 3D che tenga.
Il labirinto della mente E arriviamo quindi all'aspetto più filosofico e metafisico del film.Parlando in termini noliani, arriviamo “in profondità”.Per tutto il film il labirinto è centrale: il personaggio di Ellen Page si chiama Arianna, e non a caso è quella che poi terrà il filo di tutta la vicenda, e il labirinto riprende nella forma i solchi, i giri e le circonvoluzioni cerebrali. La nostra mente così complessa e affascinante può però anche essere una trappola. L'uomo è un paradosso vivente: per sua natura mortale e allo stesso tempo capace di pensieri e idee infiniti. Nella nostra mente possiamo creare mondi, storie e personaggi in cui tempo e spazio non contano, in cui le leggi fisiche che controllano il nostro corpo materiale non possono intervenire. Ma noi non siamo semplici calcolatori che elaborano dati: proviamo emozioni, siamo pervasi da sensi di colpa e passioni che ci rendono umani e diversi da un essere freddo e totalmente razionale. I nostri stessi pensieri a volte possono provocarci dolore: perché abbiamo una coscienza.La coscienza è quindi frutto dei nostri ricordi, delle nostre esperienze e dei nostri sentimenti: lo stato del sé, quello che noi siamo, è nella nostra mente ed è un qualcosa che viene costruito e prende forma momento dopo momento. Il passato, il presente e il futuro si fondono nelle nostre connessioni per formare ciò che siamo, in un continuo divenire di impulsi neuronali e sensazioni che formano un individuo.La realtà dunque qual è?Quella che vedo io o che vedi tu?E' la realtà che percepisco con gli occhi e le mani, o quella che riesco a immaginare?E il sogno?Nel sogno sono sempre io o è un altro mondo ancora, di cui non conosciamo le leggi e in cui siamo persi?Temi forse già affrontati in molte altre opere e pellicole, questo è vero, ma mai realizzate in maniera così affascinante come in questo film.E allora sì: entriamo nei sogni, apriamo la nostra mente.Perché anche i sogni sono storie che vale la pena raccontare.