Inception, Tra sogno e realtà

Creato il 09 luglio 2014 da Nicola933
di Viviana de Lillo - 9 luglio 2014

Inception (Id.)

Genere: Azione

Regia: Christopher Nolan

Cast: Leonardo DiCaprio, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, Ellen Page, Tom Hardy, Cillian Murphy, Dileep Rao, Tom Berenger, Michael Caine, Pete Postlethwaite

2010

142 min

I sogni son desideri
di felicità
nel sogno non hai pensieri
esprimi con sincerità
si vede chissà se un giorno
la sorte non ti arriderà
tu sogna e spera fermamente
dimentica il presente
e il sogno realtà diverrà.

 - Cenerentola

La locandina del film

Di Viviana de Lillo. Dom Cobb, interpretato da Leonardo Di Caprio, fa un lavoro singolare: è specializzato nell’insidiarsi nei sogni altrui per estrarre i segreti nascosti nel più profondo del subconscio.

Un giorno, un potentissimo industriale di origine giapponese, Mr. Saito, ruolo affidato a Ken Watanabe, lo contatta per incaricarlo di tentare l’operazione opposta: non rubare informazioni, dunque, ma innestare un’idea nella mente di una persona.

La vittima dell’innesto è l’erede di un facoltoso industriale rivale di Saito, Robert Fischer Jr., interpretato da Cillian Murphy, che, alla morte dell’anziano padre, dovrà convincersi che l’unica cosa che può fare è distruggere l’impero ricevuto in eredità.

Come ricompensa per la missione, Saito promette a Cobb la possibilità di rientrare negli Stati Uniti da dove è dovuto fuggire, abbandonando i suoi due figli, in quanto accusato dell’omicidio della moglie Mal, la splendida Marion Cotillard.

Cobb accetta e inizia a reclutare il team di cui entrano a far parte, oltre al suo socio in affari Arthur, il manovratore con le fattezze di Joseph Gordon-Levitt, la giovane Arianna, architetto abilissimo nella costruzione di spazi virtuali interpretato da Ellen Page, il falsario Eames e il chimico Youssuf, ruoli affidati rispettivamente a Tom Hardy e a Dileep Rao.

Per rendere possibile l’operazione è necessario attuare un sogno la cui struttura è a scatole cinesi, vale a dire più sogni dentro al sogno, in modo tale da dilatare il tempo a disposizione per concludere la missione che, nei sogni, scorre molto più lentamente.

Non so se Christopher Nolan annoveri o meno la principessa disneyana tra i suoi idoli di infanzia, ma, di fatto, l’idea alla base di Inception sembra essere stata attinta a piene mani dal testo della canzone mattutina cantata dalla bionda fanciulla.

Cillian Murphy (Robert Fisher Jr.), Leonardo Di Caprio (Dom Cobb) e Tom Hardy (Eames)

I sogni, dunque. Per eccellenza essi costituiscono la dimensione privata dell’individuo, dove ognuno di noi ha la possibilità di un colloquio intimo con il proprio subconscio. Nel sogno non si hanno filtri di sorta, non è ammessa finzione, si è nudi e attaccabili da parte di tutto ciò che trama sotto il livello della nostra consapevolezza.

Con Inception, tuttavia, anche la barriera della privacy onirica è stata abbattuta: il sogno da spazio privato è divenuto uno spazio accessibile a terzi e manovrabile a seconda dei propri scopi. Nessuno è più al sicuro: nella dimensione onirica vengono rubate informazioni e innestate idee, in grado di stravolgere l’ordinario procedere degli eventi.

Se i sogni sono vulnerabili, altrettanto da riconsiderare è la natura delle idee. L’idea è un’insidia, un parassita mentale altamente resistente e contagioso. Una volta insidiatasi tra le sinapsi cerebrali, fatta propria dal ricevente, è quasi impossibile sradicarla. In questo senso, il sogno diviene realtà, a scapito del presente. Con buona pace di Cenerentola.

Marion Cotillard (Mal)

I sogni, però, sono anche desideri. Uno dei desideri degli innamorati è, presumibilmente, quello di avere molto più tempo a disposizione di quello concesso naturalmente. Si giustifica così, dunque, la scelta di Cobb e di sua moglie Mal di vivere dentro un sogno per così tanto tempo da far smarrire a quest’ultima la cognizione della realtà e offrire, anche se con risvolti tragici, la possibilità di tentare il primo innesto di un’idea a Cobb che, nel tentativo di invogliarla a tornare alla realtà effettiva, la persuade che l’unico modo per abbandonare il sogno fosse suicidarsi. Idea, questa, entrata con prepotenza nella mente della moglie, e qui ancorata, dalle conseguenze drammatiche.

La narrazione riprende la struttura a scatole cinesi del sogno e il regista, nel tentativo di non far smarrire lo spettatore negli intricati passaggi dell’operazione di innesto, ne spiega con didascalica dovizia tutti i dettagli.

Christopher Nolan, Leonardo Di Caprio e Cillian Murphy

La meravigliosa colonna sonora della pellicola firmata Hans Zimmer, compositore col quale il regista britannico ha un corposo sodalizio (dopo Inception e la trilogia di Batman, infatti, collaboreranno per il venturo Interstellar), ha il pregio di essere confezionata su misura per esaltare i passaggi emotivi del film, come ben dimostrano pezzi quali Dream is Collapsing, 528491 e l’emozionante Time.

Nolan, dopo Memento, riconferma con Inception la sua grandiosa capacità affabulatoria e, al contempo, propone una geniale riflessione sul potere delle idee, croce e delizia dell’essere umano.

Il cinema, si sa, è una grande fabbrica di sogni.

Nel quadro di una simile constatazione è importante sottolineare il valore meta-cinematografico della pellicola.

Assistere ad un film, d’altronde, è un po’ come partecipare all’operazione dell’innesto di un’idea che, se ben radicata, tenderà ad accompagnare lo spettatore tutta la vita. L’accensione delle luci in sala sembra riportarlo alla realtà, come nel film il “calcio”, ovvero il provocare la sensazione di caduta in coloro che sono presenti nel sogno, causandone la conclusione.

Nonostante i protagonisti di Inception dispongano di un totem personale grazie al quale riescono a comprendere se si trovano in un sogno o nella realtà, il confine tra le due dimensioni diviene sempre più labile.

Nelle battute finali del film, grazie all’espediente di un finale aperto, Nolan sembra suggerire come, dopotutto, la distinzione tra realtà e sogno oramai sia passata in secondo piano. Entrambe, infatti, sembrano destinate a convivere in una precaria condizione di equilibrio.

★★★★★


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