Una bruciante sconfitta, di quelle che non riuscirai mai a rimontare e ti rimarranno sempre scolpite nella testa e nelle gambe: è stato questo l’esito del ricorso presentato da Doyen Sports, dal Seraing e dalla Liga spagnola (inspiegabilmente alleata col fondo, o forse semplicemente connivente in virtù dei noti legami di svariati club, Atletico su tutti, con Doyen) al tribunale di Bruxelles, perchè a volte vince anche il calcio pulito, quello che schifa i trasferimenti pilotati, le TPO, le TPI e tutte quelle sigle del menga (perdonate il dialettalismo) che stanno entrando nel quotidiano di un calciomercato sempre più folle e meno… onesto.
Un no secco, a ribadire il primo rifiuto a riaprire il caso del Tribunale di Prima Istanza della capitale belga, arrivata in data 25 luglio, e che tra l’altro è arrivato insieme al commento della Corte, che ha sottolineato ”l’opacità della proprietà dei diritti economici da parte di terzi”, ”l’assenza di controllo” e la ”creazione di un ambiente propizio alla corruzione e ad altre pratiche”: insomma, una condanna chiara e netta al sistema delle Third Party Ownership, con tanto di richiesta di apertura di un’inchiesta e di un procedimento dell’Unione Europea su queste pratiche ufficialmente vietate dalla FIFA in data 1° maggio 2015, e lesive di quella libera concorrenza tirata in ballo proprio da chi voleva ricorrere contro la sanzione della federazione internazionale al piccolo club belga, entrato in questa spirale giudiziaria da ”cavallo di troia” del più noto e potente fondo d’investimento. Un fondo, quello maltese, che non manca di fantasia, ed ha sostanzialmente ribaltato l’esito della battaglia legale nelle sue dichiarazioni, sostenendo che questa sentenza ha riconosciuto la validità degli argomenti difensivi ed aiutato le TPO ad essere riconosciute.
Sostanzialmente, in realtà, è successo il contrario, e la UE si era già mossa in tal senso nel mese di novembre, condannando totalmente questo tipo di sistema, solo in parte legittimato dall’assurdo giudizio a favore pronunciato dal TAS nel caso Rojo-Sporting, che ha sostanzialmente obbligato i Leões a versare quel 30% del trasferimento pattuito dalla vecchia dirigenza, e fatto gongolare sua maestà Nelio Lucas, che inoltre si è preso anche lo sfizio di strappare Carrillo all’SCP e piazzarlo nel ”suo” Benfica: già, perchè le Aquile ed il Porto hanno Doyen come advisor per il mercato e Lucas come direttore sportivo ombra, ma questa è un’altra storia che andrebbe raccontata. Ma torniamo al Seraing, ed a quel caso che abbiamo solo sfiorato nell’avvio dell’articolo, senza però spiegare l’antefatto: perchè il club belga è stato sanzionato? Cos’aveva fatto di male questa società anonima diventata però d’improvvisa rilevanza mediatica? Andiamo a spiegarlo nel dettaglio, e per parlare di questo non possiamo esimerci dal riepilogare la storia di un club sfortunato e da anni al centro di strani giri d’affari.
LO STRANO CASO DEL SERAING: L’ACCORDO, LA STORIA E LA PUNIZIONE- Sfortunato dicevamo, ma anche decisamente anonimo questo Seraing, abbastanza anonimo da approdare solo 8 volte nella Pro League belga in tutta la sua storia, ed avere nel palmares una sola partecipazione in Coppa UEFA, e già questo basta a far capire come quel 3° posto che rappresenta l’apice del club sia lontano anni luce dall’era moderna. E, come se non bastassero dei risultati deprimenti, nel 1996 la società della provincia di Liegi macchia la sua gloriosa storia con una cessione dolorosa ed imbarazzante: quella di un titolo sportivo che faceva gola al fallito Standard Liegi, che sostanzialmente si ”compra” la permanenza in A e condanna di contro un club attanagliato dai debiti a ripartire dalla D e con una nuova società, quel Seraing United che è balzato ora agli onori della cronaca, e che solo nel 2013 è riuscito a risalire nella terza divisione locale. Un anno dopo, la svolta, col Metz che fa della squadra il suo team satellite (ah, quando sembriamo dilettanti noi criticatissimi italiani, analizzando queste storie!) e decide di riportare il Seraing ”back to the future”, comprando un titolo sportivo che consenta ai rossoneri di tornare in Serie B nel modo più triste possibile. Seguiranno stagioni anonime e senza velleità di salire di categoria, fino alla svolta chiamata Doyen Sports, ed a quello di cui parlavamo poc’anzi: il Seraing si affida a Nelio Lucas ed al fondo maltese in data 30 gennaio 2015, esattamente a cavallo tra la prima circolare FIFA contro le TPO/TPI (22 dicembre 2014) e la successiva messa al bando ufficiale degli investimenti di questo tipo (1° maggio 2015: anche se in realtà i fondi vivono, esistono e sguazzano nei mali del calcio attuale).
Una mossa tremendamente stupida, vista da esterni, perchè si sapeva quanto potesse essere rischiosa, ma tant’è: lo strombazzato accordo tra il Seraing e la Doyen è ufficialmente nato a metà del guado (nonostante nel ricorso il club belga lamenti l’impossibilità di operare col fondo maltese a causa delle decisioni-FIFA), e con la piena consapevolezza di essere nel torto. Il club rossonero accetta di collaborare con Doyen e scegliere due giocatori per sessione di mercato da tesserare col metodo della TPI, cioè senza spendere un beato fico, e garantendo di contro il 30% di ogni futura cessione, ricevendo come legittimazione dell’accordo un prestito da 300mila euro da parte di Nelio Lucas & co: insomma, ci sono già abbastanza elementi per farvi capire quanto questo sia un accordo contro il regolamento internazionale (anche se Atletico Madrid, Porto, Benfica ed altri club non si fanno scrupoli a ”cedere” il loro mercato alle TPO ed a Doyen, celebre il caso-Imbula), la libera concorrenza e tutte quelle pappine che ben conosciamo, ma non è tutto, ed è andando nel profondo che la questione diventa ancor più ridicola. L’accordo Seraing-Doyen doveva partire ufficialmente dalla sessione estiva del 2015, ovvero da dopo il bando ufficiale della FIFA: se non è una sfida lanciata ai vertici internazionali, poco ci manca, e così al primo trasferimento effettuato dalle parti, quello dello sconosciuto attaccante portoghese Postiga, un classe ’93 dagli apparenti demeriti sportivi che giocava nel modestissimo Cerveira, club ignoto della D portoghese (che, non ce ne vogliano gli amici di quei luoghi, ha la stessa valenza sportiva e tecnica della nostra Terza Categoria), scatta la sanzione.
Anche perchè il Seraing fa di tutto per farsi beccare e, in sfregio ad ogni norma internazionale, dichiara che il ragazzo è stato acquistato con la formula della TPI: una mossa autolesionista, fatta da chi cerca coscientemente un suicidio sportivo volto a far scattare quella causa legale di cui abbiamo già parlato. La FIFA ovviamente non può stare a guardare, e blocca subito il trasferimento, sanzionando i rossoneri con una multa di 150mila franchi e con il blocco del mercato per quattro sessioni, fino a gennaio 2018, ”in virtù della cessione dei diritti sportivi di vari giocatori ad una terza parte”: la morte per un piccolo club come il Seraing, che viene colpito nel profondo, ma non molla il suo Diavolo tentatore. Da qui nasce il ricorso alla Corte belga, lamentando un abuso di potere della FIFA, ed ovviamente il contratto di Postiga viene usato come prova di come la Federazione stia danneggiando il Seraing (che inoltre dichiara, mentendo sapendo di mentina, di non aver ricevuto la comunicazione ufficiale della sanzione), come una sorta di asso nella manica: un asso che però non ha portato benefici, dato che il ricorso è stato bocciato per due volte e con motivazioni inattaccabili, in barba alle velleità di Doyen, che sperava di sfruttare la questione per ottenere un riconoscimento ufficiale e legale delle TPO/TPI, e la sostanziale immunità e libertà di agire.
Una libertà che sostanzialmente è già concessa al fondo di Nelio Lucas, che può permettersi di controllare il Santos in maniera non troppo occulta e spostare giocatori a piacimento, ma ora vede scricchiolare il suo sistema: perchè, per quanto sia difficile che questa sanzione venga applicata alle big che sfruttano Doyen, quello messo in atto dal tribunale di Bruxelles dev’essere un primo campanello d’allarme per i fondi d’investimento, che potrebbero vedersi ridurre i clienti a suon di blocchi del mercato. Uno scenario che al momento è anacronistico e fuori da ogni senso logico, se andiamo a pensare a come siano risaputi i contatti del fondo più potente del mondo con svariati club, e quanto siano potenti ormai i vari Stellar Group, Doyen ecc ecc, ma che rappresenta la nostra speranza per un calcio più pulito e veritiero: FIFA batte Doyen/Seraing 2-0 dunque, con buona pace di chi tentava di sfruttare il Davide belga per battere Golia, aveva assunto l’avvocato più influente del Belgio (quel Dupont che aveva vinto la causa-Bosman) e sbandierava ai quattro venti la sua vittoria, e speriamo che questo sia solo l’inizio di una rivoluzione silenziosa.
Ad Infantino il compito di dirimere queste questioni, e chissà cosa succederà d’ora in poi nel calcio mondiale ed europeo, anche se la sensazione è che si assisterà al classico ”much ado about nothing*” di shakespeariana memoria…
*= molto rumore per nulla.