La mia inchiesta sulle dinamiche tra social media e ricerca dei contenuti, continua, oggi risponde Marco Fontebasso.
Sul tema delle strategie digitali ha scritto il libro “Come si fa a promuovere con Google” per Tecniche Nuove-
I motori di ricerca si specializzano e tarano le conversazioni ed il personal brand: Google Real Time Search e Bing social search,
Che segnale è questo? Verrà creato un segmento di ricerca specializzato o è una tendenza verso algoritmi che prevedano un mix tra indicizzazione corporate e social?
Francamente è molto presto per dirlo, mentre alcuni motori “verticali” sono molto usati (tipo Maps, soprattutto da Mobile) il real time search integrato nel motore tradizionale ad oggi non sviluppa un traffico importante. Vero però che l’emergere dei trend (twitter) o la popolarità di un “author” (facebook o google plus) possono diventare un elemento molto importante nel misurare l’autorevolezza di una fonte. Però è anche indicativo che Google abbia deciso di non rinnovare il contratto per accedere alla fonte dei dati di twitter (al di là delle speculazioni sul fatto che lo vogliano comprare).
Come sempre vincerà quello che è veramente comodo per un utente: non penso che sia molto utile in tal senso mescolare pesantemente i due tipi di risultati, il trend di più lungo periodo è quello dell’uso degli abstract tratti dai verticali nella universal search (come per mappe, libri, e così via su google); è un modello d’uso che è in giro da 10 anni ormai, penso sia una buona indicazione che sia apprezzato. Mi pare ragionevole supporre quindi che Google possa usare la semantica, il nostro comportamento e le nostre cerchie, così come i trend sociali per comprendere se quella specifica query che abbiamo fatto identifichi il bisogno di una news, di un approfondimento, di una risorsa… e costruisca la risposta di conseguenza. Altro macro-trend nella search è che i motori da “di ricerca” stanno diventando “di risposta”.
Da quello che si può intuire vedendo le ultime mosse sue e dei suoi partner sembra che Facebook si voglia posizionare come il principale motore di ricerca. Vedendo quindi Google come suo diretto concorrente e non altri social media. Che cosa pensi che comporti questo per l’attività SEO?
Secondo le tue osservazioni e sperimentazioni quanto pesa nel posizionamento complessivo di un brand una Fan Page di Facebook, e le interazioni esterne come gli Ilike?
Anche Twitter sta investendo notevolmente sulla ricerca dei suoi contenuti pensi che questo comporti delle nuove strategie SEO?
Io non penso che nessuno dei due voglia fare “il motore di ricerca” almeno nel concetto che ne abbiamo avuto fino ad oggi; ovviamente l’aspirazione di tutti questi operatori (intesa nel senso più ampio possibile) è di essere il nostro info-mediario, ovvero il modo in cui gestiamo il flusso di informazioni che ci investe. La frammentazione e la nuova complessità del social media da una opportunità di scalfire il monopolio di google, da questo deriva tutto il fermento e anche le valutazioni per certi versi incredibili di facebook e di twitter sui mercati finanziari.
Nessuno ad oggi cerca un nuovo prodotto su facebook analogamente a quanto fa su google. Le fan page sono OK per entrare in contatto con chi già ci conosce ma devono proporre qualcosa all’utente: contenuto, oppure un servizio (con delle APP) altrimenti diventano l’analogo social del sito brochure.
A livello più strategico, se questi operatori ci riusciranno, nascerà qualcosa di diverso da quello che noi oggi chiamiamo SEO, cosa che in parte è già successo per via della personalized search e della universal search per cui nel SEO/SEM si deve uscire dalla logica del ranking fine a se stesso.
A livello di SEO tradizionale, oggi, la popolarità di una pagina può diventare uno degli elementi di valutazione, pure per Google della popolarità di un sito; l’uso di informazioni extra link per il ranking per esempio si vede già nell’algoritmo di ranking di google places.
Quanto pesano menzioni, retwitt, hashtag per il rank di un pagina?
Al momento non c’è nessuna evidenza per i miei risultati osservati che ci sia una correlazione diretta; più facile che siano fattorizzati complessivamente come “citazioni” e co-citazioni ma non come link diretti (per quanto possano essere contati e misurati). Può anche essere molto banalmente perché non c’è modo per google di controllarli e di gestire il modo in cui vengono contati e generati.
Anche Linkedin sta aprendosi all’esterno.Con i gruppi aperti il valore dei commenti e delle citazioni saranno presi in considerazione per pesare un contenuti, la pertinenza, la rilevanza?
Sì in futuro certamente sì. C’è una tendenza globale all’open web e Google è sempre stato sponsor di progetti per un web standardizzato ed aperto. Credo diventeranno davvero influenti quando si affermerà davvero un standard per il web semantico (cose tipo schema.org) perché senza una uniformità almeno parziale il lavoro di valutazione diventa troppo disordinato e quindi facile da manipolare.
Come stanno rispondendo Viadeo e altri business social network rispetto alla necessità di dare rilevanza esterna ai profili e ai contenuti editoriali?
Io sono un po’ scettico: il fatto stesso che debbano ricorrere a traffico esterno al network è un segnale di debolezza. Google ha ovvio interesse ad indicizzare tutto il possibile, e i problemi reciproci con Facebook derivano proprio dal fatto che i contenuti condivisi in Facebook sono quasi completamente invisibili a Google. Facebook però è l’unico attore che è riuscito a perseguire questa strategia perché la sua trazione è stata fin dall’inizio sufficiente a creare un ecosistema che non avesse bisogno del traffico di Google.
La link popularity è un parametro che verra sostituito a poco a poco dalle corrispondenze social ( Fan, Follower, friends ), ha ancora senso dare importanza al Moloch backlink ?
Per come ci immaginiamo il web oggi (diciamo da qui a 2-3 anni) non verrà soppiantata, anche perché per molti tipi di ricerche non avrebbe senso: più probabile che venga integrata come dicevo prima sulla base di una migliore comprensione a) del significato semantico e quindi di quando è utile premiare contenuti più freschi e b) attraverso l’uso non di un numero generico di segnalazioni ma di quelle all’interno di una determinata cerchia.
La link analysis di Google è già oggi estremamente sofisticata, non è la mole di link che conta, infatti si trovano a competere sulla stessa SERP in prima pagina URL con migliaia di backlinks e URL con decine, questo si spiega solo con il fatto che i link oggi sono estremamente pesati… Da aggiungere però che in Italia data la relativa ridotta dimensione dell’indice locale queste dinamiche si notano di meno.
Mobile, geolocalizzazione, Google Maps, geo social networking sono matera di studio per un esperto SEO ?
Sì, e anche personalizzazione, universal search e così via. Un lavoro più organico a 360 gradi e non solo una battaglia al ranking su una sola SERP.
Anche nell’e-commerce il social commerce, la condivisione di indormazioni e di esperienza sui prodotti, porterà molti cambiamenti nei investimenti SEO ?
Ancora non si è veramente affermato un modello di social commerce: il SEO e il SEM sono ancora di gran lunga il principale driver di traffico e vendite per gli operatori del settore e-commerce, insieme ad altri canali più consolidati di marketing e adv. (DEM, comparatori…). Il feedback delle proprie cerchie, la segnalazione delle proprie cerchie possono indubbiamente essere un elemento di rivoluzione, del resto è quello che accade anche off-line. Il trucco però è riuscire a sfruttare la tecnologia per ricalcare la dinamica sociale degli acquisti e potenziarla (analogamente a quanto facebook ha fatto per alcune esperienze sociali). Personalmente al momento non vedo un chiaro modello che sta esprimendo questa innovazione, in fondo siamo ancora fermi ai motori di suggestion (stile amazon) per quanto sempre più evoluti.
Posizionamento naturale contro tecniche di posizionamento, chi vincerà alla luce di tutte queste considerazioni?
Al netto di momenti in cui Google è stato “battuto” da alcune tecniche, e momenti in cui il settore SEO è stato pesantemente bacchettato, si è trovato più o meno sempre un punto di equiibrio. Molti osservatori rilevano che il personalizzare e universalizzare le ricerche da parte di google è anche un modo per togliere pressione sul ranking e quindi svuotare di significato il lavoro del SEO. Da un certo punto di vista è giusto, nel senso che il focus dovrebbe essere sempre sull’obiettivo finale proprio o del cliente: vendite, contatti, lead… Anzi molto spesso penso bisognerebbe insistere di più sul capire questo punto, e spendere meno tempo a guardare al posizionamento e più tempo a guardare alla visione di insieme della propria presenza e strategia on-line.
Grazie Marco e a presto