Articolo di Gloria Lorenzi
Oggigiorno, i media tradizionali dedicati alla cultura, nel senso esteso del termine, continuano sempre più a spostarsi verso il settore digitale e gli esempi sono davvero numerosi, valga per tutti l’Enciclopedia Treccani che non solo propone la suddivisione ragionata dello scibile umano sul suo bel sito, ma offre anche altri supporti multimediali su base digitale, come una Web Tv, un’app dedicata al Vocabolario Italiano per iPhone, iPad, Android, e, soprattutto porta anche il loro prodotto maggiore, forte di ben 700.000 voci, ed oltre 20.000 immagini, su tablet Android.
Il settore più ristretto della carta stampata tradizionale sperimenta dinamiche similari, ma non lo possiamo considerare come un metodo sorpassato: secondo uno studio dedicato di PriceWaterhouseCoopers ad esempio, nell’anno in corso, il settore delle sole riviste metterà a bilancio almeno 16 miliardi di dollari di investimenti pubblicitari.
Certo è che oramai, invertendo la tendenza rispetto alle dinamiche passate, se il settore digitale riesce a prevalere sul mercato, anche quello della stampa subisce un effetto di trascinamento. Questa è, perlomeno, l’opinione di Paul Rossi, presidente del Gruppo The Economist, azienda che ottiene il 40% dei suoi ricavi pubblicitari dal digitale.
La carta stampata rappresenta ancora gran parte del ricavo delle riviste, ma il digitale sta crescendo rapidamente. Per quest’anno, infatti, si stima che rappresenti il 18% degli introiti editoriali: un bel balzo dal 2% del 2008, sempre secondo PWC. Alcuni editori hanno un paniere suddiviso grossolanamente a metà, altri sottostimano la portata dell’impegno digitale sul loro bilancio.
Se il marketing, che ha impegni nel breve periodo e, talvolta, anche una visione temporalmente limitata, vede con favore l’espandersi della quota dedicata a un settore dinamico come il digitale, tuttavia la realtà italiana, a predominanza di piccole e medie imprese nel campo degli affari, mostra che oltre il 53% dei loro proprietari o decision-maker hanno intenzione di rivolgersi ai canali tradizionali, come posta dedicata e opuscoli informativi. Sono numeri che paiono incomprensibili se non si pensasse poi a un effetto quasi paradossale: le persone ricevono un numero talmente grande di messaggi digitali, praticamente in tutto l’arco della giornata, mentre le buste o i pacchi si accumulano sempre meno nelle loro cassette postali, con il risultato che un singolo elemento di posta, personale, ha maggiori probabilità di essere notato, di essere letto, e anche di vedere adoperate le sue offerte o i buoni che vengono proposti (ad esempio, l’armadietto dei nostri medicinali dovrebbe avere le dimensioni di un quattro stagioni, se lo valutassimo in base alla quantità di spam ad argomento medico che quotidianamente riceviamo…)
Possiamo concludere che tutti i tipi di media dovrebbero essere adoperati insieme in maniera complementare, e le migliori aziende editoriali avrebbero necessità di assumere maggior consapevolezza (esistono, comunque, lodevoli eccezioni).
Una notizia, limitandoci ad esempio ad una singola partita di calcio, viene vissuta in diretta da chi siede, più o meno comodamente, sulle gradinate dello stadio, ma viene gustata non solo dal divano del salotto, ma anche in viaggio dai nostri tablet collegati in streaming e, al termine, commentata e rielaborata sui siti specializzati, oppure, partecipata, per esempio in un’intervista collettiva con l’allenatore. Il giorno dopo, come riepilogo e sintesi, il giornale sportivo può presentare sia la cronaca della partita che un sunto dell’estensione partecipativa fornita dagli utenti tramite i nuovi media, e un parallelo spazio su un sito che offre la possibilità di ulteriori commenti alla sintesi stessa. Per fornire ulteriori dati alla riflessione, La Gazzetta dello Sport, nel mese di agosto, un periodo non certo rappresentativo per il nostro popolo di calciomaniaci, ha venduto circa 20.000 copie digitali su un totale di circa 322.000; in luglio la crescita ha superato il 10%: rimpiazzeremo anche in Italia il nostalgico rito del fruscio di vecchie copie infeltrite sul bancone dei gelati con gli ovattati tappetti sulla tastiera bluetooth di un tablet di ultima generazione?
A voi la risposta...
Info sull'autrice:Originaria di Venezia, Gloria Lorenzi è una studentessa di Giornalismo e Mass Media alla Westminster University di Londra. Da sempre appassionata di tecnologia e con una spiccata attitudine per le lingue straniere, ha scelto il Regno Unito per perseguire il suo sogno di diventare giornalista.
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