Un buon esempio recente è la "Campagna Salute e Sicurezza sui luoghi di lavoro" a cura del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, realizzata dalla Acciari Consulting, prestigiosa struttura romana di "Esperti in Marketing della Comunicazione e dello Sport".
Sorvolo sulle perplessità che mi suscita una campagna per la sicurezza sul lavoro indirizzata al lavoratore più che all'imprenditore (tre a uno, e quell'uno suona tanto come un contentino), al quale si chiede di pretenderla come se si trattasse dello scontrino al bar, e mi limito ad osservare l'esemplare esecuzione del messaggio.
Tanto per cominciare (malgrado sia difficilissimo decidere da dove), il copy rappresenta un interessante, trasgressivo tentativo di ribellione ai canoni Archive di cui sopra. Basta con le pagine a tutta foto e due paroline due di titolo in corpo 10: la parola d'ordine è scrivere tutto quello che ci va di scrivere, ovunque ci sia posto e anche dove non ce ne sarebbe, purché l'effetto finale sia destabilizzante. Confesso che mi affascina molto la posizione della scritta "Sotto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica", un elemento così fondamentale per la riuscita del messaggio da meritarsi il posto fisico dell'headline. Ma anche la frase di circostanza buttata lì sul post-it ha il suo fascino perverso, un po' per la prosa da impresario funebre e un po' per quell'uso finto vero del foglietto giallo che ricorda tanto i direct mailing Postal Market di un tempo. A voler guardare, più o meno lo stesso tempo in cui si usavano ancora le polaroid e ancora tante donne buttavano via il proprio cognome dopo il matrimonio, proprio come Marina Oriani (operaia tessile) e Giovanna Rizzi (infermiera). Un tocco vintage compensato dall'estrema modernità delle fotografie ma soprattutto della scelta cromatica per i riquadri di testo, fortemente segnaletici come solo gianduia e nocciola sanno esserlo. Ma anche la cacca, ora che ci penso.