incipit

Da Guchippai

Quell'inverno le nostre vite si sarebbero avvinte fra loro come rami d'edera, colpite da sciagure e malvagità. Pur ignorando l'esistenza gli uni degli altri sarebbe stata la casualità degli eventi, che regola le nostre vite, a unirci. I nostri amori, i nostri rimpianti, le nostre perdite e i nostri desideri si sarebbero intrecciati come flebili e avvolgenti rami d'edera.Il prurito che avverto sulla testa non è dovuto al mio assurdo vedere le casualità come atomi della vita, ma al fatto che tre giorni fa mi sono rasato e ispidi capelli grigi stanno spuntando ora sul mio diafano cuoio capelluto. Anche la barba che riaffiora mi provoca prurito L'irritazione di solito è talmente molesta da farmi desiderare di sfregare il viso contro muri, infissi delle finestre e corrimano delle scale. Quando sono in questo stato, non di prurito ma completamente rasato per mistificare la chierica, credi di rassomigliare a Picasso. Certo che per somigliare a Picasso bisognerebbe avere anche il suo stesso sguardo. Magari l'avessi. Ho conosciuto personalmente Picasso. Ecco, ora fisso gli occhi del mio riflesso proiettato sulla finestra: posso guardare come Picasso? Lasciamo correre, andiamo oltre.
Sebnem Isigüzel, Ederaromanzo molto particolare, abitato da personaggi eccentrici e strampalati, dei quali, molto probabilmente, nessuno è sano di mente. difficile anche capire quanto avviene realmente e quanto è la materializzazione del piano onirico. eppure, tutta questa bizzarria affascina. si potrebbero ricavare decine di aforismi dalle sue pagine e lo si conclude a malincuore, ancora pieni di curiosità per ciò che succederà in seguito. il protagonista è un pittore geniale ma sconosciuto che perde la facoltà di riconoscere i colori; la sua vicenda personale si mischia a quella di altri, come lo scrittore premio Nobel in sospetto di uxoricidio che ha perso la facoltà di riconoscere le parole o la sorella schizofrenica che dialoga con Van Gogh. una bella gabbia di matti, non c'è che dire.