Con queste parole inizia Il sogno di Talitha, primo volume della saga I regni di Nashira di Licia Troisi. Confesso di aver barato, stavolta non ho letto il romanzo, e volendo, visto che negli ultimi trent’anni ho letto oltre 1300 libri, ho a disposizione ancora un ampio campionario da cui scegliere. E confesso anche di aver letto, della Troisi, solo Nihal della Terra del vento.
Queste sono le prime righe, non quelle visibili sul sito Mondadori che ha preferito tralasciare il breve prologo – tanto nella maggior parte dei casi l’importanza dei prologhi si capisce solo in seguito – ed entrare nel romanzo con una scena molto più viva, una lezione di scherma. Questo il primo capitolo: http://www.librimondadori.it/web/mondadori/mediabox/sfoglialibro?_SfogliaLibro_WAR_SfogliaLibro_idScheda=ISBN_978880461342
Un personaggio che si sveglia senza sapere dove sia, o magari anche chi sia, non è certo una novità. Capita a molte figure che prendono colpi in testa, ma capita anche all’inizio di La ragazza della torre di Cecilia Dart-Thornton o all’inizio di Il dominio della regola di Milena Debenedetti e probabilmente in altre opere che al momento mi sfuggono. Così come non è una novità che ci siano problemi con l’aria, ne parlava tanti anni fa Fritz Leiber nel racconto di fantascienza Un secchio d’aria, contenuto nell’antologia Catastrofi!, ma ne parla anche Morgan Llywelyn in Il potere degli elementi. Probabilmente su questo tema ho letto anche qualcos’altro, ma a volte quando si leggono tante cose è difficile richiamare alla mente il ricordo preciso.
Perché allora sto parlando di quest’opera? Perché Licia, con le sue storie lineari adatte a lettori giovani, sta comunque portando avanti un percorso non proprio facilissimo. Spesso chi non la ama la critica come se incarnasse il male assoluto, ma quanto sta facendo dimostra comunque un tentativo di provare a narrare cose in cui crede e non un semplice interesse a far soldi. La sua prima saga è ambientata nel Mondo Emerso, un universo a cui ha dedicato ben tre trilogie: Le cronache del Mondo Emerso, Le guerre del Mondo Emerso e Le leggende del Mondo Emerso. Dopo aver esordito nel 2004 con Nihal della Terra del vento, primo volume della prima trilogia, nel 2008 ha pubblicato L’eredità di Thuban, primo volume della pentalogia La ragazza drago, e nello stesso anno ha scritto per Edizioni Ambiente un romanzo di ecomafia, I dannati di Malva. Ora ha iniziato una nuova saga, con un’ambientazione per lei totalmente inedita.
Quella dei Regni di Nashira è, racconti a parte, la quarta ambientazione creata dalla Troisi. Come ha scritto Terry Brooks in A volte la magia funziona “Quando uno scrittore produce un libro che passa dall’oscurità alla classifica dei successi e da questa ai best-seller, il desiderio dell’editore è che il successo si ripeta. E se aggiungo che lo scrittore, secondo l’esperienza degli editori, lo può fare nel modo migliore scrivendo un libro analogo a quello che ha avuto fortuna, avrete capito dove voglio andare a parare.” (pag. 123)
Più avanti ha aggiunto che “l’editore non ha tutti i torti. I tentativi di cercare nuovi tipi di storie da parte di autori conosciuti, con un loro pubblico fisso, di solito non hanno successo. Una buona fetta di pubblico rinuncia all’acquisto e decide di aspettare il nuovo libro, perché ama l’autore per il tipo di libri che li ha conquistati inizialmente, non per quelle novità. Anche gli autori di primo piano devono accettare questa realtà. Quando non scrivono libri appartenenti al genere che li ha resi noti, almeno per quella volta le loro vendite diminuiscono.” (pag. 124)
Brooks sa bene di cosa parla, perché i suoi romanzi della Saga di Landover, pur sempre fantasy, hanno venduto molto meno rispetto a quelli della Saga di Shannara, e quelli di Il Verbo e il Vuoto ancora meno. Quindi la Troisi, e Mondadori con lei, ha corso un grosso rischio allontanandosi da un mondo conosciuto e amato per entrare in uno nuovo. Vedremo se i lettori ripagheranno il suo coraggio.
Il nuovo incipit:
“Nel tuono c’era qualcosa di innaturale.
Donal non avrebbe saputo esprimerlo in modo diverso: Qualcosa di innaturale.”