Sono le prime righe di Il tormento e l’estasi di Irving Stone. Stone ha scritto molte biografie romanzate di personaggi famosi, non tutte tradotte in italiano. Il tesoro greco è dedicato a Heinrich Schliemann, Brama di vivere a Vincent Van Gogh, Vortici di gloria a Camille Pissarro e agli Impressionisti, L’origine a Charles Darwin e Le passioni della mente a Sigmund Freud. A parte Il tormento e l’estasi, incentrato sulla figura di Michelangelo Buonarroti, io ho letto solo Il tesoro greco, che mi è piaciuto senza entusiasmarmi, e Brama di vivere, che mi ha coinvolta molto di più pur mettendomi una grande tristezza nel vedere quale sia stata la vita di Van Gogh. Non c’è da stupirsi che alla fine si sia suicidato.
Antonio Federighi, Acquasantiera, Siena, Duomo
Certo, questi sono romanzi e non va preso tutto come verità assoluta, senza considerare che Stone non era certo uno storico dell’arte e che molte cose sono state scoperte dopo la pubblicazione dei suoi romanzi. Penso, per esempio, alle acquasantiere del duomo di Siena di Antonio Federighi, che Michelangelo ha certamente visto e dalle quali può aver tratto ispirazione per i suoi Prigioni ma che Stone non cita minimamente.
Per chi non conoscesse quella stupenda cattedrale consiglio in primo luogo una visita virtuale con una manciata di rapide informazioni http://www.operaduomo.siena.it/cattedrale_approfondimento.htm e poi un viaggio a Siena, una delle più belle città che io abbia mai visitato.
Tornando a Stone, le imprecisioni ci sono, ma secondo me contano poco per chi non studia storia dell’arte. Quella che emerge dal romanzo è una figura tormentata e straordinariamente viva. Si percepisce davvero la passione che Michelangelo metteva in ogni cosa che faceva e si sente il suo amore per il marmo grazie alle conversazioni avute da Stone con persone che il marmo lo lavorano e lo conoscono.
Il romanzo è piuttosto voluminoso, quasi 850 pagine, e in un primo momento lo stile di scrittura può fare uno strano effetto, sembrare antico, visto che il libro è del 1961, ma è qualcosa che nel giro di poche pagine non si percepisce più. E le pagine volano, davvero. Io sono arrivata a fine romanzo quasi senza accorgermene.
Chi ha visto l’omonimo film diretto nel 1965 da Carol Reed e interpretato da Charlton Heston (Michelangelo) e Rex Harrison (Giulio II) con questo romanzo si troverà di fronte qualcosa di molto diverso, e infinitamente più complesso e affascinante. Il film, malgrado la sua lunghezza (138 minuti), è incentrato su un solo capitolo del romanzo, quello dedicato alla decorazione della volta della Cappella Sistina. Episodio bellissimo, ma che certo non esaurisce la vita di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.
Il nuovo incipit:
“Aprì gli occhi piano. Tutto era buio e dolore. Non ricordava cosa fosse accaduto, non aveva idea di dove si trovasse. Tutto era confuso, incerto. Si sentiva la bocca secca, come mai gli era capitato prima. Da dove veniva, c’era acqua in abbondanza. Perché ora invece la pelle bruciava? perché la sentiva squamarsi sotto le folate di un vento torrido?”