Ma, arrivato al potere, il sindaco Renzi ha rinunciato a coltivare i suoi omologhi, riducendo il governo e l’Italia a un gigantesco programma televisivo di cui si considera il presentatore unico, tutt’al più affiancato da una collaboratrice preparata e accudente. Il guaio è che, anziché un Renzi o una Boschi, nelle urne i liguri si sono ritrovati Raffaella Paita, il prolungamento scolorito del governatore uscente. E i veneti la debolissima Moretti, al cui confronto il leghista Zaia sembrava Metternich. Mentre i candidati che hanno vinto – Rossi, Emiliano e il chiacchierato De Luca in Campania – non sono stati scelti dal premier, il quale li ha subiti come un male necessario.
Renzi si sente Messi, ma per tenere l’Italia dovrà diventare Guardiola, uno scopritore e coordinatore di talenti. Il mito dell’uomo solo al comando funziona soltanto finché comanda appoggiandosi ai migliori. Se rinuncia a farlo, il mito svanisce e rimane l’uomo. Solo (Massimo Gramellini - La Stampa)