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Incontinenza fecale: gli interventi chirurgici tradizionali

Creato il 11 dicembre 2012 da Abcsalute @ABCsalute

Sfinteroplastica anale. Gli interventi chirurgici per il trattamento dell’incontinenza fecale vanno praticati nei casi in cui si riscontrano forme di incontinenza grave non più imputabili a una semplice dieta errata.
In questi casi occorre correggere chirurgicamente le lesioni sfinteriali, e il metodo tradizionalmente utilizzato è la sfinteroplastica anale. Si tratta di un intervento chirurgico che sutura gli sfinteri nel punto in cui sono stati lesionati, si pratica in anestesia generale o spinale e si interviene in modo da riavvicinare nuovamente i due monconi sfinteriali. Questa operazione, per i risultati dimostrati dalla letteratura scientifica, risulta soddisfacente nei primi anni, ma nel lungo termine circa metà dei pazienti riporta un parziale o totale ritorno all’incontinenza fecale.

In casi di gravità più severa la sfinteroplastica anale non è praticabile: si rende perciò necessario un intervento chirurgico che abbia la finalità di sostituire l’apparato sfinteriale così deficitario. Ciò si può ottenere o mediante la graciloplastica dinamica, o con l’impianto di uno sfintere anale artificiale attorno al canale anale.

La graciloplastica dinamica utilizza tessuti del paziente e consiste nel trasporre dalla loro sede uno o due muscoli gracili, solitamente localizzati nella coscia del paziente, attraverso dei tunnel sottocutanei attorno al canale anale. Per rendere maggiormente efficace la loro azione, vengono inseriti a livello dei nervi di questo muscolo degli elettrodi a loro volta collegati con un pace-maker che possono dare una contrazione efficace di questo muscolo gracile al fine di sostituire, nel vero senso della parola, l’azione svolta dagli sfinteri.

Proctologia

Sia la graciloplastica dinamica che l’impianto di uno sfintere anale artificiale sono interventi chirurgici tecnicamente molto delicati e richiedono una specifica perizia ed esperienza, da praticarsi quindi in Centri dedicati alla cura dell’incontinenza fecale anche perché le complicanze post-operatorie possono essere frequenti.

La neuromodulazione sacrale, invece, è una tecnica utilizzata in caso di neuropatia sospetta o accertata, una condizione di particolare interesse che porta all’incontinenza fecale senza alcuna lesione sfinteriale, talvolta dovuta a un’alterazione neuropatica o ad un anomalo stiramento degli sfinteri.

La neuromodulazione sacrale ha lo scopo di supplire al deficit funzionale dimostrato dai nervi della pelvi mediante una loro elettrostimolazione esterna facendo recuperare loro una più idonea modulazione degli stimoli nervosi che raggiungono gli organi interessati nei meccanismi della continenza. Questo intervento si articola in due fasi: la prima di test, per capire se il paziente risponde all’elettrostimolazione provocata dall’esterno, e la seconda per procedere all’inserimento dell’elettrostimolatore nel sottocute che ricopre il gluteo in modo da sostituire il movimento dei nervi pelvici e controllare l’incontinenza fecale.

Nel caso in cui la neuromodulazione sacrale non dia esiti positivi, si provvede all’espianto dell’elettrodo impiantato nella prima fase chirurgica e il paziente dovrà affrontare l’incontinenza fecale con una terapia alternativa.

In caso di incontinenza fecale il primo passo verso la guarigione è rivolgersi a un proctologo che valuterà l’intervento chirurgico più adatto al caso.

Per ulteriori informazioni visita il sito del Prof. Carlo Ratto.


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