Credo di avervi già detto diverse volte quanto mi piaccia incontrare gli autori dei libri che ho amato di più. Mi piace sentirli parlare, scoprire le differenze che ci sono tra la parola scritta e quelle che vengono invece dette dal vivo e poi fare coda per avere un autografo e scambiare quelle due o tre parole insignificanti per loro ma che io ricorderò per un bel pezzo.
L'incontro ufficialmente era per la presentazione dell'ultimo libro dell'autore, Milioni di Milioni, che io in realtà ancora non ho letto. Ma ovviamente è difficile non finire a parlare del BarLume e dei suoi vecchini, che tanto lo hanno reso famoso.
Marco Malvaldi sembra essere nato per raccontare. Tutta la presentazione è stata ricca di aneddoti: d'altronde è nato e vive in un piccolo paese della Toscana, dove ogni cosa, anche la più insignificante, diventa degna di nota (ammetto però che mi aspettassi un accento toscano molto più marcato). Ha parlato di come nascono i suoi libri, solitamente in pizzeria la sera con gli amici. Di come sceglie le vittime dei suoi gialli, prendendo spunto da persone reali che gli stanno antipatiche. Dell'importanza di sua moglie nello scrivere o anche solo pensare le storie che racconta. Del suo bellissimo rapporto con la casa editrice Sellerio. E poi di loro, dei fantastici vecchini del BarLume (che a settembre approderanno in tv e di cui ha già in mente la trama del nuovo romanzo), di suo nonno che ora non c'è più ma che tanto lo ha ispirato e di come lui, tra questi personaggi, si identifichi con Aldo, come immagine di quello che spera di diventare da anziano (anche se alla moglie il fatto che Aldo sia vedovo non va mica tanto giù).
E' stato davvero un bell'incontro, molto divertente, con un autore intelligente, colto, ma anche molto umano, con i piedi per terra, capace di tenere il pubblico attaccato alle sue labbra racconta anche della sua vita (dall'amore per sua moglie che traspare da ogni parola, ai vicini di casa un po' impiccioni), perché parte fondamentale dei suoi romanzi. E poi, quando gli ho chiesto di Ampelio, mentre mi stava firmando il libro, mi ha dato del tu e mi ha raccontato, come se lo stesse raccontando a un amico quest'aneddoto di suo nonno:
-"Scusi, le posso chiedere una cosa? Ma suo nonno era davvero come Nonno Ampelio?"
-"No, era peggio. Pensa, lui era un omino alto un metro e sessanta, socialista, ateo e gran bestemmiatore, che viveva con mio zio, che era un prelato. Un giorno è arrivato il vescovo, un uomo alto, vestito di tutto punto, con una croce dorata al petto. Si è avvicinato a mio nonno, ha fatto per stringergli la mano ma lui non gliel'ha presa. Lo ha guardato, ha indicato la croce e gli ha detto solo: «ma voi non avevate fatto voto di povertà?»"
Se già prima, grazie ai suoi libri, provavo per lui una stima immensa, ora che ho visto che persona è veramente, non posso che aumentare la mia adorazione per lui.