Mr. Ubik, David Wiesner – 2015, Orecchio Acerbo
Il padrone di Mr. Ubik è talmente rassegnato al che il suo gatto sia impassibile dinanzi ai giochi che gli propone da non togliere più il cartellino del prezzo. Mostra il pescetto rosso dalla coda fluttuante (prezzo 2 dollari), il gatto reagisce al solito (cioè con totale indifferenza) e il pescetto resta sul pavimento, molle, privo di vita, come se fosse rimasto troppo all’asciutto, come se fosse stato vero.
Il risguardo iniziale è una nebulosa fitta fitta di pianeti e stelle sconosciuti. Poi, a seguire, una pagina bianca, a mettere spazio tra l’universo infinito e lo spazio circoscritto delle pareti domestiche. A terra parquet, sui muri carta da parati a strisce. Mondo conosciuto, già esplorato.
Intanto Ubik se ne va, lasciandosi alle spalle il giochino e la voce dell’umano, che rimane confinata qui, nella premessa, nell’ante quem. Mr. Ubik continua a camminare come se attraversasse una galleria di trofei, simbolo e memoria della propria, inattaccabile, indifferenza, passando in rassegna una sfilza di giochi mai giocati. Su ciascun gioco il cartellino del prezzo, tranne che su di uno: un’astronave dal colore e dalla consistenza metallica. Lo zoom ci lascia notare alcuni dettagli a tinte vivaci, verdi.
Mr. Ubik, David Wiesner – 2015, Orecchio Acerbo
Da qui in poi si procede a strisce, come in tutte le storie a fumetti che si rispettino, e quello che sembrava un gioco come gli altri (ma con una differenza) si rivela un’astronave, con tanto di passeggeri che scrutano il mondo alieno in cui sono atterrati, parlottando tra loro. Meraviglia! Sembrano esclamare in una lingua che è simbolica, un alfabeto segnico che sembra aver conosciuto il runico e i geroglifici.
Mr. Ubik, David Wiesner – 2015, Orecchio Acerbo
I verdi esserini sono pronti a uscire allo scoperto per esplorare, con tanto di cinepresa, quando Ubik percepisce qualcosa: un odore, un suono forse, e finalmente gioca. Tra tutti i giochi sceglie quello che non lo è, e a furia di lanciarlo, colpirlo, rosicchiarlo, lo rompe. “Al riparo!” “Avaria!”, non ho tradotto ma credo che siano queste le parole esclamate dai verdi visitatori.
Da questo accidente in poi, gli eventi sono concitati. Le strade cominciano a separarsi, l’attenzione del lettore deve cominciare a orientarsi e seguire diversi punti di vista: il gatto vuol giocare con quanto di più interessante gli sia capitato tra le zampe; gli alieni devono risolvere un grave problema, trovare una soluzione; una coccinella compare all’improvviso, come se sapesse che cosa fare, quando arrivare, perché intervenire, e svolazza, salvifica forza aerea, distraendo Ubik e dando tempo agli alieni di trovare riparo sotto a un termosifone.
Mr. Ubik, David Wiesner – 2015, Orecchio Acerbo
Qui, tra la polvere e al calduccio, si apre un ulteriore microcosmo. Un mondo con una Storia, dei protagonisti a sé stanti. Un mondo che pare antico, con a capo vecchi saggi che hanno fatto della memoria il proprio punto di forza, che presentandosi agli sconosciuti narrano e narrando spiegano. Il mondo tecnologico degli alieni si incrocia con quello storico delle formiche; scienza e saggezza si alleano per dar vita a un piano. Sulla grande parete di questo mondo precluso agli occhi umani, si narrano le gesta delle formiche (e delle coccinelle) contro i gatti, contro il Gatto. Un gatto, Mr. Ubik, che assurge all’onore della Storia, la cui immagine diventa pittogramma, arte parietale, le cui gesta le formiche tramandano di generazione in generazione. E formiche e alieni, per immagini, comunicano.
Mr. Ubik, David Wiesner – 2015, Orecchio Acerbo
Non vado oltre, torno al titolo: Mr. Ubik, che cita, nella sua edizione italiana, Stanley, e che in inglese era Mr. Wuffle. Wuffle apre la strada a diverse interpretazioni, Ubik, indirizza e suggerisce la fantascienza. Entrambi, ancor prima di cominciassi a leggere, mi stuzzicano le ipotesi: sarà davvero un albo di fantascienza? Il racconto metaforico dell’incontro di due mondi? La storia di un gatto che miagola a vanvera (to waffle)? Le avventure di un felino dal ruggito intenso e ferino, come l’antico waff berciante dei lupi ? O si tratta, infine, di una storia d’amore dalla prospettiva contemporanea (come suggerisce l’urban dictionary)?
Mr. Ubik, David Wiesner – 2015, Orecchio Acerbo
Certamente Mr. Ubik è un albo illustrato senza molte parole conosciute, che però ne dice alcune e molte ne rappresenta.
Un albo illustrato con un magnifico protagonista, che però ha due gruppi antagonisti non da meno.
Un albo illustrato che si manifesta eccezionalmente contemporaneo per mezzo di tecniche narrative antichissime e che suggerisce diverse letture: e se provassimo a raccontare la storia dal punto di vista degli alieni? E se lo facessimo dalla prospettiva delle formiche? Queste ultime hanno già scritto secondo la loro prospettiva…
E se ci cimentassimo con una traduzione dal futuristico alieno all’italiano? Ho trovato un punto di partenza spulciando tra le interviste a David Wiesner…
Is it possible to decode the aliens’ language?
DW: I made a set of about thirty symbols to use for the aliens’ language so that there would be repetition of forms. The triangle is a sort of all-purpose exclamation. Sometimes it appears alone and sometimes it has modifiers.
The little green-robed engineer talks in technical language, so his speech is visually more complex. His symbols are presented as compound equations, with a numerator and denominator.
Assuming someone recognizes the universal symbol for cheese — a circle with a triangular slice missing — they should be able to read the panel where the aliens and bugs are getting their picture taken.
L’unica prospettiva dalla breve proiezione è quella dell’umano. La sua voce interroga ma non cerca risposte, è un osservatore superficiale che non guarda oltre gli eventi palesi, che non indaga e non s’abbassa: non cambia prospettiva e si preclude mondi, i mondi diversi che questo albo disvela.
Autore: David Wiesner
Editore: Orecchio Acerbo
Dati: 2015, 32 pp., 15,00 €