Dopo la vittoria di Sacro G.R.A al festival di Venezia, il Marc’ Aurelio d’oro è andato a Tir di Alberto Fasulo, film di fiction ma caratterizzato da epidermide documentaria, che ha convinto appieno la giuria del festival di Roma 2014. Qui di seguito riportiamo degli interessanti spunti a proposito del film:
Da quale spunto è nata la necessità di fare un film di finzione e non un documentario?
Penso che il documentario avrebbe limitato l’idea iniziale di regia. Seppur sia un film di finzione è pervaso dalle tematiche estetiche del genere documentario, genere sul quale, per raccontare veramente e senza alcun limite questa storia, bisognava interrogarsi a proposito dei propri confini etici. Il parallelo tra la realtà della solitudine e il rapporto a distanza con la famiglia è molto complesso e archetipico. Branko è un personaggio emblematico della crisi economica, ma sicuramente questo non vuole essere un film d’inchiesta o di denuncia. Sicuramente è un documento sociale, cinque anni fa avrebbe avuto un significato diverso.
A proposito di documentario, dato il successo di Sacro G.R.A, Tir e l’influenza del documentario nei film di fiction, ad esempio La vita di Adele, in che modo il genere documentaristico sta spostando il suo baricentro e verso che direzione sta andando?
Non c’è una risposta precisa, comunque è un genere che già da un po’ di anni sta avendo una forte influenza. Credo che nel fare un certo tipo di film (io ho visto La vita di Adele) si cerchi un po’ il respiro della vita, il documentario aiuta in questa ricerca.
In relazione alla domanda precedente, è sorpreso della vittoria concorrendo contro un grande film come Her di Spike Jonze?
Era già un premio essere nella selezione in concorso, vincere era del tutto inaspettato. Riguardo alla linea di premiazione tenuta sia a Venezia che a Roma bisognerebbe chiedere ai giurati dei festival.
Qual è stato il processo di scrittura del film?
La storia è stata scritta attraverso un lavoro di ricerca. Questo è veramente un mondo difficile, soprattutto sul piano della concorrenza tra camionisti italiani e stranieri, basti pensare che un camionista romeno prende anche il 200% in meno di uno italiano. All’apertura del confine con la Slovenia l’80% delle aziende italiane hanno chiuso, sono numeri che fanno riflettere sul mostro crisi al quale accennavamo prima. Io e Branko abbiamo dormito per 4 mesi nella cabina del tir, è un’esperienza che ti segna, ma dalla quale il film non poteva prescindere.
Ecco, perché il personaggio fa questa scelta?
Il personaggio fa questa scelta fondamentalmente per necessità; da professore guadagnava 450 euro mensili, da camionista circa 1200. Una scelta difficile, una contraddizione da saper tenere in equilibrio, visto la criticità della situazione familiare che si viene a creare.
Il film sta avendo un buon successo. Quanto è costato?
Il film è costato 350.000 euro, escluso il gasolio, che è stato pagato dall’azienda (risata generale). Il film è stato vendutissimo all’estero, in Francia, Australia, Ungheria e Slovenia, ed è stato inoltre acquistato dalla rai.
E’ vero che è stato girato interamente nella cabina del tir?
Si, tutte le inquadrature sono state fatte dall’ interno dell’abitacolo, cabina di regia nel vero senso della parola (ancora risate).
Nuovi progetti?
Da qualche anno sto lavorando ad un nuovo documentario, il titolo provvisorio è “Un giorno ogni 15”. Parla di genitori di disabili che si incontrano ogni 15 giorni per parlare delle problematiche che questo comporta, provando ad aiutarsi a vicenda. Quando nasce un disabile inevitabilmente lo è tutta la famiglia, un tema a cui tengo per la grande umanità di queste persone.
Ringraziamo Alberto Fasulo per il tempo che ci ha dedicato.
Qualcuno diceva: “Il lavoro nobilita l’uomo”; in questo periodo di crisi Fasulo mette in discussione questo paradigma facendo emergere, dalla sua intrinseca contraddizione, L’UOMO.
Antonio Romagnoli
(pubblicata su dreamingcinema.it)