Dopo una chiacchierata iniziale di orientamento siamo passati ad esercizi di meditazione guidata che non ti posso spiegare nel dettaglio in quanto il mezzo non è importante, ma lo è il fine. Ti avviso inoltre che anche stavolta non sarò breve…
Ti dirò soltanto che Stefano ci ha invitato a “scontrarci” con i due lati della nostra anima. Dapprima il lato oscuro, quello violento che esprime la nostra natura primordiale, l’animalesco e atavico istinto di sopravvivenza. L’ha fatto semplicemente con una visualizzazione guidata difficile da spiegare a parole, allo scopo di immaginare qualcuno/qualcosa che odiamo, personificare un sentimento o una caratteristica di noi che non ci piace oppure immaginare che un individuo voglia far del male ai nostri cari. Dopo esserci immedesimati ci ha fatto combattere con degli “shinai” (spade) di gommapiuma e dei caschi protettivi… per fortuna direi! Il mio cuore era un nero pozzo di oscurità, la vista era offuscata dalla rabbia e davanti a me non c’era più un amico con cui ho passato bellissime serate… c’era solo una figura da distruggere a tutti i costi! Non importa il perché o chi/cosa fosse, quella figura a sua volta voleva annientarmi. Era una questione di sopravvivenza e io dovevo sopravvivere. “Mors tua vita mea”.
Ecco allora partire i fendenti rivolti senza complimenti al volto, alle mani, al torace. Con la violenza e tutta la forza di cui ero capace menavo colpi con l’intento di distruggere e altrettanti ne ricevevo, anch’essi carichi di rabbia. La mia mente era talmente obnubilata dal desiderio di eliminare l’avversario che non percepivo dolore (ho avuto la mano dolorante per una settimana a causa di un colpo, al momento non percepito). Dopo un paio di minuti sembrati un’eternità, Stefano ci ha bloccati. Un attimo ancora di studio, la guardia alta, i sensi all’erta, poi il respiro si è calmato la mente è tornata serena, il cuore limpido. Claudio era di nuovo un amico con cui ridere.
Il secondo step è stato collegarci con il lato chiaro, la parte benevola, amorevole, quella che deriva dall’istinto di protezione. Anche qui dopo averci fatto visualizzare con estrema facilità qualcosa/qualcuno di piacevole abbiamo iniziato un esercizio tecnico basilare di aikido senza mai perdere il contatto delle mani. Con l’animo sereno, il cuore limpido, il mio unico pensiero era quello di avvicinarmi, unire le nostre anime, per proteggere e beneficiare della presenza del mio compagno. Proprio come l’ aikido nasce dal movimento sinergico di tori e uke, dalla fusione dei loro respiri. Ecco quindi che le tecniche non servivano a far del male ma piuttosto a calmare e a fondere con il proprio lo spirito del compagno di pratica.
Posso dire che è stata un’esperienza magnifica anche se traumatizzante nel primo esercizio. Quest’esperienza tratta dal metodo NewBushido è stata forte e molto proficua, anche se pratico arti marziali da 10 anni non smetto mai di imparare, anzi! Imparare a conoscersi è il primo passo per controllare entrambi i lati della nostro cuore, che sono inscindibili dato che non c’è luce senza oscurità, non c’è ordine senza il caos. La nostra anima è formata da due metà, due facce della stessa medaglia. Luci e ombre della nostra personalità. Io ho sempre sepolto la mia metà oscura, ma fa parte di me e nasconderla non fa altro che renderla più distruttiva quando emerge. Come sempre l’equilibrio è la soluzione ideale e armonizzare entrambi i lati dell’anima non può fare altro che rendere la mia vita migliore.
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