Incontro con Leonardo Di Caprio e Baz Luhrmann

Creato il 16 maggio 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Leonardo Di Caprio è arrivato a Cannes e la Croisette si è infiammata. Nonostante l’accoglienza riservata a The Great Gatsby da parte dei giornalisti non sia stata delle più calorose (non è mancato qualche fischio a fine proiezione), il divo americano ha dato la giusta scossa iniziale a questa nuova edizione del Festival di Cannes. Insieme a lui, per presentare il film tanto atteso, sono sbarcati in Costa Azzurra tutti gli altri interpreti del film (Carey Mulligan, Tobey Maguire, Isla Fisher, Joel Edgerton) e ovviamente il regista australiano Baz Luhrmann.

Baz e Leo, com’è stato ritrovarvi insieme sul set? Non lavoravate insieme dai tempi di Romeo+Juliet?
Baz Luhrmann: Non avrei potuto immaginare il film senza Leo. Avevo una lista di attori, ma ho pensato subito a lui e a Tobey Maguire per il ruolo di Nick. Dell’esperienza insieme ricordo soprattutto una sera, stavamo in un bungalow io, Leo e Tobey. Dalle 11 alle 2 di notte abbiamo parlato dei personaggi e mi ha impressionato la capacità di Leo di esplorare le ombre e i lati inesplorati di Jay Gatsby.
Leonardo DiCaprio: E’ stata un’esperienza emozionante. Baz è un regista straordinario che ogni giorno sul set ti ispira con la sua creatività e ti invita a sognare in grande. Quando lavori con lui senti che fai parte di qualcosa di speciale. E poi è uno dei pochi registi che ha il coraggio di rischiare.

Baz, perché hai deciso di portare sullo schermo proprio Il grande Gatsby? Cosa ti affascinava così tanto del romanzo?
Baz Luhrmann: L’idea del film risale a dieci anni fa. Ero in Siberia, su un treno, e avevo con me un bicchiere di vino rosso e una copia del romanzo di Fitzgerald. Rileggendolo l’ho trovato un fantastico specchio dei tempi. Ho sentito immediatamente il desiderio di portarlo sullo schermo.

Leo, sei un fan del testo di Fitzgerald?
Leonardo Di Caprio: L’ho diverse volte, la prima al liceo perché è un testo classico della letteratura americana, e ogni volta che l’ho letto ho trovato significati diversi. Quello che più mi affascina del romanzo è la sua capacità di far discutere anche a distanza di decenni. Ancora oggi viene studiato riga per riga, frase per frase, per trovare nuove simbologie, nuovi significati, per dare nuove interpretazioni. E’sempre eccezionale confrontarsi con romanzi di questo calibro.

E come ti sei preparato per interpretare Jay Gatsby?
Leonardo Di Caprio: Con Baz abbiamo lavorato per diversi mesi. Non è stato semplice perché Jay Gatsby non è solo un personaggio, ma una vera icona culturale. Ovviamente ho riletto il libro, e ho cercato di lavorare sulla tragedia interiore di quest’uomo, sulla sua ossessione, sul modo in cui crea la sua immagine. E più lavoravo al personaggio, più mi sentivo vicino a lui e penavo per lui.

Baz, ovviamente si tratta di una tua visione molto personale del romanzo. Qual era il vero obiettivo della tua trasposizione cinematografica?
Baz Luhrmann: Volevo focalizzarmi esclusivamente sul libro e volevo andare al cuore dell’opera, rivelare attraverso il mio film il suo vero significato, la sua anima. Non so se ci sono riuscito, però posso dirvi che all’anteprima americana del film, dopo la proiezione, mi ha avvicinato una donna che mi ha detto: “ho fatto centinaia di chilometri per venire a vedere cosa aveva fatto del romanzo di mio nonno”. Era la nipote di Fitzgerald, la quale poi ha concluso: “Scott sarebbe stato orgoglioso di questo film”. E’ stato un complimento fantastico.

Com’è stato dirigere questo cast eccezionale?
Baz Luhrmann: Ho avuto la fortuna di avere degli attori bravi ma soprattutto generosi. Facevano gruppo, si aiutavano a vicenda e ognuno di loro lottava per se stesso e per gli altri affinché si riuscisse a tirar fuori la poetica di Fitzgerald. E il film ha beneficiato tantissimo di questa passione messa da loro nel lavoro.

Nel film si possono cogliere anche certi riferimenti a Citizen Kane (Quarto potere) di Orson Welles. E’ una riflessione giusta? Ci ha pensato mentre girava?
Baz Luhrmann: Assolutamente si. Nella descrizione del potere, dei soldi, di questo personaggio solo, ho sempre pensato al capolavoro di Orson Welles. Ma ho avuto anche un altro importante punto di riferimento, soprattutto per quanto riguarda l’amore tra Gatsby e Daisy: Casablanca.

di Antonio Valerio Spera


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