E’ tutto inutile: non imparerò mai a dire «no».
In questi giorni di frenesia per le elezioni, conditi dalla conferma che la mostruosa Brebemi («un’eccellenza lombarda», stando alle parole di Maroni – ormai ho fatto il callo: io e la Lega la pensiamo sempre in maniera opposta) sarà inaugurata a fine luglio, mi sono vista arrivare la solita bella signora. Sì, quella che veniva a chiedermi aiuto per scrivere le tesine della fanciulla di sedici anni che non ama studiare.
In realtà l’aspettavo: sapevo che sarebbe passata.
La fanciulla ora è quasi maggiorenne ed è a un buon punto nel suo percorso di studi (o pseudo-tali). Gli step sono, nell’ordine:
- stage di un mese come commessa in un negozio d’abbigliamento
- stesura di una tesina sulla sua esperienza dietro il bancone (i docenti richiedono almeno una decina di pagine)
- altra tesina a dicembre 2014
- altra tesina tra un anno esatto
- chiusura ciclo di studi e via, tutti a lavorare.
Bene.
Il primo step si conclude a fine settimana, quindi possiamo considerarlo archiviato.
Il secondo step, invece, prevede la consegna tassativa della tesina per lunedì 26 maggio.
E visto che – maledizione a me – non ho ancora imparato a dire di no, tra l’intervento di un politico e quello di un lettore mi sono ritagliata qualche ora per calarmi ancora una volta nei panni della fanciulla.
Devo dire che mi sono anche divertita a descrivere il «mio» stage; ho cercato di prenderlo come un esercizio di fantasia e una sorta di… allenamento per cavarsela anche nelle situazioni più estreme. Perché, a parte un paio di dettagli importanti e di eventi che non potevo non citare, il resto (come da copione) me lo sono inventato.
Rileggendolo, noto che ho fatto una bella descrizione della fenomenologia della timidezza – mi è andata bene che la fanciulla, stando alle parole della bella signora, è piuttosto riservata e timorosa. E in questo ci somigliamo.
Darei un occhio della testa per vedere le facce dei suoi insegnanti mentre leggono quella roba :-)