Ieri,
nell’anima della notte
ero affacciato a godermi
una tazza di tè fumante
e il freddo
pungente dell’inverno.
Un grido inatteso
lungo e inarticolato
ha mandato in frantumi
il quieto oblio
di una città
finalmente addormentata.
Nessuno sa
se fosse disperazione
oppure dolore.
Ma dopo quell’urlo il silenzio
non era più lo stesso
come invisibili increspature
di un sasso gettato
sulla superficie di vetro
di un immobile lago montano.
Un brivido
ho serrato
la finestra
lasciato fuori quella
eco lancinante
e ringraziato
il silenzio
che permeava
la nostra casa.
Ti ho sussurato
qualcosa
sprofondando
con un sospiro
in quel caldo buono.