In tempi di crisi, gli italiani delegano al Governo anche la responsabilità dell’impegno sociale Il 93% degli intervistati italiani dichiara di essere stato colpito in qualche modo dalla crisi economica (contro l’85% della media globale), il 62% di aver ridotto lo shopping non necessario (51% la media globale), il 46% di aver smesso di risparmiare (28% globale). Colpiti dalla crisi, i consumatori italiani (55%), ma anche quelli di tutto il mondo (54%), sono convinti che dovrebbe essere il Governo a occuparsi dei problemi che affliggono la società. Solo il 18% ritiene che tocchi farlo a “persone come me”, il 12% alle organizzazioni umanitarie no-profit, il 6% alle istituzioni religiose e il 4% alle imprese. Curioso in un Paese di cultura cattolica come l’Italia che pochi fra gli intervistati ritengano la responsabilità sociale un compito della chiesa. L’ambiente resta sempre in cima ai pensieri degli italiani Forse non coinvolti personalmente nel sostegno di attività a finalità sociale come nel resto del mondo, gli italiani hanno comunque una loro lista di priorità quando pensano all’impegno sociale. In particolare, sempre secondo i dati raccolti da Edelman nello studio goodpurpose® 2012, ben l’87% è interessato alla protezione dell’ambiente in cui viviamo (ma era il 95% nel 2007), seguito a stretto giro dalla lotta alla violenza e agli abusi in famiglia (79%), dal miglioramento del sistema sanitario come anche dall’aiuto volto a migliorare l’autostima delle persone (entrambi al 78%). Da sottolineare che, rispetto al 2007, ci sono clamorose discese, come le uguali opportunità di educazione (-20%), l’aiuto per i diritti umani e civili (-19%) e la lotta alla riduzione della povertà (-21%), ma anche consistenti risalite, come il sostegno per la fame e i senzatetto (+14%), l’aiuto in caso di disastri naturali (+13%), la lotta contro la diffusione di malattie ed epidemie (+13%). Ma se non ci fosse la crisi e non si dovesse fare i conti con il portafoglio? Interessanti le risposte date dagli italiani se i costi non fossero un problema, se le loro scelte potessero avvicinarsi a quello che davvero sognano senza pensare al prezzo. Infatti, il 70% preferirebbe vivere in una casa “green” più che in una casa “grande” (30%); l’83% acquisterebbe prodotti locali più che di “design” (17%), l’82% sceglierebbe un’auto ibrida più che una macchina di lusso (18%) e il 57% sogna poi un lavoro con finalità sociali. E un’azienda, invece, è importante che sia impegnata nel sociale? Ovviamente la risposta è sì. Infatti, il 74% degli italiani consiglierebbe un prodotto di un’azienda impegnata attivamente nella responsabilità sociale, il 71% comprerebbe un prodotto o un servizio, il 70% condividerebbe un’eventuale esperienza positiva. Interessante anche scoprire che ben il 78% passerebbe a un brand competitor se solo fosse impegnato in scopi sociali, oltre ad acquistare più volentieri e con maggiore fiducia, aiutandolo anche nel sui gentili propositi.
In tempi di crisi, gli italiani delegano al Governo anche la responsabilità dell’impegno sociale Il 93% degli intervistati italiani dichiara di essere stato colpito in qualche modo dalla crisi economica (contro l’85% della media globale), il 62% di aver ridotto lo shopping non necessario (51% la media globale), il 46% di aver smesso di risparmiare (28% globale). Colpiti dalla crisi, i consumatori italiani (55%), ma anche quelli di tutto il mondo (54%), sono convinti che dovrebbe essere il Governo a occuparsi dei problemi che affliggono la società. Solo il 18% ritiene che tocchi farlo a “persone come me”, il 12% alle organizzazioni umanitarie no-profit, il 6% alle istituzioni religiose e il 4% alle imprese. Curioso in un Paese di cultura cattolica come l’Italia che pochi fra gli intervistati ritengano la responsabilità sociale un compito della chiesa. L’ambiente resta sempre in cima ai pensieri degli italiani Forse non coinvolti personalmente nel sostegno di attività a finalità sociale come nel resto del mondo, gli italiani hanno comunque una loro lista di priorità quando pensano all’impegno sociale. In particolare, sempre secondo i dati raccolti da Edelman nello studio goodpurpose® 2012, ben l’87% è interessato alla protezione dell’ambiente in cui viviamo (ma era il 95% nel 2007), seguito a stretto giro dalla lotta alla violenza e agli abusi in famiglia (79%), dal miglioramento del sistema sanitario come anche dall’aiuto volto a migliorare l’autostima delle persone (entrambi al 78%). Da sottolineare che, rispetto al 2007, ci sono clamorose discese, come le uguali opportunità di educazione (-20%), l’aiuto per i diritti umani e civili (-19%) e la lotta alla riduzione della povertà (-21%), ma anche consistenti risalite, come il sostegno per la fame e i senzatetto (+14%), l’aiuto in caso di disastri naturali (+13%), la lotta contro la diffusione di malattie ed epidemie (+13%). Ma se non ci fosse la crisi e non si dovesse fare i conti con il portafoglio? Interessanti le risposte date dagli italiani se i costi non fossero un problema, se le loro scelte potessero avvicinarsi a quello che davvero sognano senza pensare al prezzo. Infatti, il 70% preferirebbe vivere in una casa “green” più che in una casa “grande” (30%); l’83% acquisterebbe prodotti locali più che di “design” (17%), l’82% sceglierebbe un’auto ibrida più che una macchina di lusso (18%) e il 57% sogna poi un lavoro con finalità sociali. E un’azienda, invece, è importante che sia impegnata nel sociale? Ovviamente la risposta è sì. Infatti, il 74% degli italiani consiglierebbe un prodotto di un’azienda impegnata attivamente nella responsabilità sociale, il 71% comprerebbe un prodotto o un servizio, il 70% condividerebbe un’eventuale esperienza positiva. Interessante anche scoprire che ben il 78% passerebbe a un brand competitor se solo fosse impegnato in scopi sociali, oltre ad acquistare più volentieri e con maggiore fiducia, aiutandolo anche nel sui gentili propositi.
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