Indagine Ques.T.I.O.: risultati preliminari

Da Psicologiagay
 

Le persone transessuali e transgender sono costrette nella loro vita ad affrontare continuamente discriminazioni, pregiudizi e violenze, che si aggiungono agli aspetti traumatici e stressogeni che già caratterizzano la loro esperienza di vita.

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L’atteggiamento transfobico diffuso nella cultura italiana è aggravato da un’assenza di adeguata formazione e aggiornamento sulla sessualità e sul genere anche per psicologi, psicoterapeuti, medici, operatori socio-sanitari, docenti, operatori della sicurezza e della giustizia, che spesso si trovano a contatto con persone transessuali e transgender.

Partendo da questa osservazione il dott. Francesco Napoli e il dott. Paolo Valerio hanno condotto uno studio finalizzato alla comprensione del grado di conoscenze, formazione e informazione degli operatori che con diversi titoli e per diverse ragioni si occupano di questioni legate alla transessualità e al transgenderismo.

In particolare, attraverso un questionario (Ques.t.i.o.) costituito da 29 domande, diffuso attraverso mailing-list e social network nelle reti di professionisti, ordini professionali e in siti a carattere scientifico e di ricerca,  gli autori hanno indagato le opinioni e le rappresentazioni mentali degli operatori sul mondo trans.

I risultati preliminari, presentati alla sezione clinica del convegno dell’Associazione Italiana Psicologia 2011, riguardano un campione di 100 soggetti (29 soggetti uomini, 54 donne, 2 persone transessuali FtM, 11 persone transessuali MtF, 4 persone transgender).

Il 44% del campione è rappresentato da psicologi-psicoterapeuti, mentre il 56% da altri professionisti. Inoltre, il 27% del campione lavora quotidianamente con persone transessuali-transgender.

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Per lo studio preliminare gli autori si sono concentrati in particolare su alcuni aspetti. Per quanto riguarda l’ipotesi di un’origine genetica della transessualità, il 75% degli psicologi e psicoterapeuti che lavorano con persone trans si dichiarano in disaccordo (in una scala di 4 punti da totalmente in disaccordo a completamente d’accordo), mentre si rileva un’incremento dell’accordo con tale ipotesi laddove diminuisce la conoscenza del fenomeno.

Un secondo aspetto interessante riguarda la possibilità di assecondare o meno la domanda di repressione della propria condizione da parte dell’utente trans.  A tal proposito, spiega l’autore “mentre nel campione degli psicologi-psicoterapeuti che lavorano con persone TRS-TRSGD l’accordo con questa ipotesi, cumulando richiesta esplicita e richiesta autentica, è pari al 10% ma non presenta alcun caso di totale accordo, nel caso degli psicologi-psicoterapeuti che non si occupano di persone TRS-TRSGD l’accordo con questa ipotesi arriva intorno al 30% con una quota di soggetti, il 10%, che si ritiene del tutto d’accordo. Nel campione di altri professionisti che non lavorano con persone TRS-TRSGD tale valore è pari al 10% mentre il 25% è abbastanza d’accordo con questa ipotesi“.

Altre criticità interessanti riguardano i temi del lavoro e della prostituzione:  il 90% del campione ritiene che per le persone trans l’accesso al mondo del lavoro sia più difficile a causa della discriminazione, in tutte le categorie intervistate appare la convinzione che la prostituzione sia spesso l’unica possibilità di sostentamento per queste persone.

La conclusione di questa indagine preliminare sembra mostrare, secondo gli autori “come all’aumentare del grado di formazione e di esperienza sul tema delle sessualità e dei generi diminuisca la presenza e l’influenza di pregiudizi e stereotipi. Di contro, luoghi comuni e percezioni amplificate di aspetti specifici della condizione, sembrano essere maggiormente presenti in quei soggetti che ne hanno minore conoscenza e minore esperienza”.

Inoltre, risulta evidente, come anche “nel campione di soggetti maggiormente formati e quotidianamente impegnati nel lavoro con persone TRS-TRSGD appaiono evidenti stereotipi e pregiudizi inconsapevoli che possono generare rischi sul piano deontologico e del benessere dell’utenza“.

Sulla base di queste osservazioni risulta sempre più evidente l’importanza di una corretta informazione-formazione su tali tematiche, che includa anche la valutazione di come pregiudizi personali più o meno inconsapevoli degli operatori interferiscono nel rapporto con le persone transessuali e transgender.

A cura delle dott.sse Valeria Natali e Paola Biondi


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