L'aspetto più interessante della valutazione che Terry Eagleton propone della figura di Edward Said attiene al sottolineare la sua posizione indecidibile nei confronti della teoria: Said è come "un umanista vecchio stile che è stato costretto dalle esigenze della sua storia personale a partecipare delle forme di lavoro intellettuale che contraddicevano alla tradizione in cui egli stesso si era formato", dice Eagleton.
Said, quindi, come una sorta di doppiogiochista, una spia, un agente infiltrato che maneggia due diversi idiomi, quasi in parallelo; l'idioma della tradizione insieme a quello contrario alla tradizione. Dove la "teoria" somiglia parecchio alla "psicoanalisi" e, per dirla con Karl Kraus, "è il problema cui essa stessa" (la teoria, la psicoanalisi) "cerca di dare una soluzione". La situazione in cui si viene a trovare lo stesso Freud: a partire dal seno di una società tradizionale e conservatrice, di cui Freud sentiva di essere parte, finisce poi per attentare ai suoi contenuti oppressivi e repressivi, e a partire da questi costruisce la sua teoria. Così, secondo Eagleton, anche Said "attacca la cultura occidentale a partire da un punto di vista che era immerso in quella cultura, un punto di vista che nutriva una profonda affezione per quella cultura; e questo genere di critica diventa, per i poteri vigenti, sempre più difficile da respingere, rispetto ad una critica meramente esterna". Come avviene per Freud, per l'appunto. Ma non solo per Freud. L'indecidibile, come sottolineato da Derrida, non è la contraddizione fra due poli, bensì il contatto fra due imperativi. Non la separazione fra apparenza ed essenza, ma la congiunzione fra spettralità e materialità. Il maggior esempio di questo paradigma del doppio gioco è quello di Gesù Cristo, proveniente dal giudaismo, ma allo stesso tempo completando, attualizzando e facendo implodere il giudaismo. L'indecidibile fra carne e spirito, fra parola e silenzio, fra lottare e consegnarsi, fra Chiesa e Stato. Tutti gli elementi si mantengono in forma non contraddittoria ed ugualmente imperativa. Storicamente, una simile dinamica viene rafforzata dalla traiettoria dell'apostolo Paolo, il persecutore di cristiana che sulla strada di Damasco si converte nell'inventore del cristianesimo. Ne "Il tempo che resta", Agamben afferma che l'obiettivo di Paolo non è quello di fondare una religione, bensì quello di esplorare la sospensione messianica della legge giudaica. La sua irrevocabile "decostruzione", simile a quella attuata - sostiene Agamben - da Walter Benjamin che opera la medesima sospensione indecidibile sui due fronti del marxismo e del misticismo ebraico.
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