La "quasi" vera storia di Burt Munro, uno dei personaggi leggendari del motociclismo mondiale, non per gran premi o gare in pista, ma per la passione sfrenata per la sua vecchissima moto e per la velocità.
E' già abbastanza anziano il neozelandese Burt quando realizza il suo sogno: andare negli Stati Uniti all'annuale gara di velocità che si tiene nel lago salato dello Utah, circuito denominato "Bonneville Speedway". Abbigliamento che definire non consono è un eufemismo, casco che nemmeno per uno scooter ora sarebbe omologato, e soprattutto la moto, una Indian degli anni 20, ultramodificata da lui stesso con pezzi autoprodotti compresa un'avveniristica carenatura a forma di pesce, con però telaio, freni e gruppo termico ancora originali. Cito da wiki: "Il record di velocità per motociclette carenate e con cilindrata inferiore a 1000cc - 183,58 mp/h - è stato stabilito nel 1967 dal neozelandese Burt Munro, con una moto Indian 950 2 cilidri a V, modificata. Questo record è tuttora imbattuto.".
Impresa veramente incredibile. Meritava un film.
Magari un film migliore però! Tutta la prima parte, prima dell'arrivo a Bonneville, è un'apologia retorica e spaccaballe come ne ho viste poche di peggiori, una di quelle biografie fatte a frasette indimenticabili ed aforismi più o meno scontati. Donaldson ha dichiarato di averci lavorato 20anni a realizzare questo film (figuriamoci quelli che ci ha lavorato meno che roba sono!); troppi forse, la voglia di creare un mito gli ha fatto salire la scimmia e come spesso accade, la strada dell'errore è lastricata da buone intenzioni. Io, e parlo da motociclista qual sono e fui, non ci credo che Burt era il tipo che ci è stato spacciato, lo vedo più come un sognatore concreto, poche chiacchiere e tanti fatti, un tipo con un chiodo fisso in testa, non come una specie di predicatore.
Storia quindi che definisco Quasi vera. La prima parte si guarda per gli aspetti biografici, importanti. Poi però, finalmente, si arriva a Bonneville, alla Polpa, e qua il discorso diventa molto più interessante. Finalmente si vive, con la giusta enfasi, l'impresa di Burt, emozionante e commovente a prescindere dalla regia, di per sé. Ottime le scene di ripresa delle prove di velocità, questo va riconosciuto.
L'ho guardato per curiosità storica, vicenda simpatica ed interessante. I primi 3/4 del film si potevano fare in molto meno tempo o comunque con più qualità. Il finale ripaga della visione.
Il vero Burt Munro merita un'immagine, qui seduto su una Indian ancora originale e in primo piano quella modificata, nuda però, senza carenatura.
Qui la versione carenata, a Bonneville.