La ‘povna – lo ha scritto poco fa nel dibattito a proposito di Vendola – purtroppo non ha tempo. Perché la vita porta altre e più urgenti, e gravi circostanze, che richiedono la maggioranza del suo impegno, del suo amore e della sua attenzione. Il resto è scuola, ovviamente. E a patirne resta il blog. Non voleva però rinunciare la settimanale appuntamento; e dunque si unisce al venerdì del libro, sia pure con ritardo, con un libro-intervista di Pietro Ingrao.
In quello che è poco più di un pamphlet (limite unico di un testo che propone, viceversa, una tesi forte e intelligente) Ingrao propone le sue riflessioni acute a proposito del facile Indignatevi! di Hessel, che tanto successo ha ottenuto in tutto il globo.
L’idea di fondo si radica nella consapevolezza (per la ‘povna: innegabile) che l’indignazione sia un sentimento che per fare politica non serve. Di più: che sia inutile, facilone e soprattutto pericolosissimo, perché genera una soddisfazione superficiale e sterile, alimentando l’idea di una partecipazione politica da piazza: senza ragione e con le urla; nella quale, al termine della compiuta gogna, il singolo se ne torna a casa senza avere concluso un abbozzo di ragionamento, ma con un insinuante senso, viceversa, di auto-stima assolutoria.
La ‘povna di suo ci aggiunge che le pare che sia proprio questa pericolosa indignazione sradicata che ha generato i voti più pericolosi e beceri degli ultimi vent’anni (dalla Lega al Movimento Cinque Stelle, ovvio; ma passando anche – e chissà quanti si ricordano che fu lui per primo a proporre al magistrato un posto di governo – per Berlusconi e per Di Pietro). Non vi si sottraggono nemmeno i protagonisti attuali, in misura diversa (vedi Twitter) tutti quanti. Ma è proprio qui che la differenza di attitudine si fa sostanza, e si misura il contrasto tra un Matteo Renzi rottamatore alla Leopolda e un Vendola che parla usando tutte le sfumature del vocabolario italico, senza paura di fermarsi e ragionare.
Ma il discorso porterebbe lontani, un’altra volta. E invece il libro vale senza bisogno di commenti. La ‘povna dunque lascia la parola alla bandella, si scusa per la fretta e si rituffa nell’urgenza del reale.
“Ho imparato in questo secolo l’indicibile dell’umano, di ognuno di noi e delle relazioni con l’altro che non possiamo mai afferrare fino in fondo. La mia paura è che mi venga tolto non tanto il pane e nemmeno la Costituzione, ma questa idea dell’umano. Vi prego, non permettete che la domanda sull’essere umano venga cancellata.”
Commentando Indigenz-vous!, grande successo di Stéphane Hessel, Pietro Ingrao sostiene che l’indignazione non basti. “Bisogna costruire una relazione condivisa, attiva” dice, e aggiunge: “Valuto molto più forte il rischio che i sentimenti dell’indignazione e della speranza restino, come tali, inefficaci, in mancanza di una lettura del mondo e di una adeguata pratica politica che dia loro corpo. Che l’indignazione possa supplire alla politica, e, in primo luogo alla creazione delle sue forme efficaci è illusorio”