Articolo di Pierluigi Gerbino. Si
è svolta sabato in quasi 1000 città di 82 paesi
la più grande manifestazione “globale” mai avvenuta.
Il movimento dei giovani, precarizzati ed indebitati dalle conseguenze
della globalizzazione del debito e dal fallimento del sistema
finanziario mondiale costruito negli anni ’90, urla la sua
indignazione per dover rinunciare alle speranze di lavoro dignitoso,
reddito adeguato, servizi garantiti di solidarietà sociale,
pienezza di vita. I giovani sono stati derubati delle speranze
di un futuro migliore dalle scelte e dalle non scelte di una classe
politica mondiale che ha fallito l’appuntamento col terzo
millennio e si è lasciata prendere in ostaggio dalle lobby
bancarie e finanziarie, permettendo e favorendo la creazione di
un sistema finanziario che assomiglia in modo impressionante ad
una gigantesca “catena di Sant’Antonio”. Con sofisticati
strumenti battezzati con parole inglesi il “sistema”
ha raggiunto lo scopo di arricchire i pochi ai vertici dei questa
“cupola” mondiale a spese dell’intera collettività,
che viene sfruttata, indebitata e sempre più impoverita
dall’avidità di questi parassiti in combutta con la
classe politica che governa il mondo.
Sono ormai molti anni che, con i miei modesti scritti, descrivo
ai miei lettori la pericolosità di questo “sistema”.
Cinque anni fa eravamo veramente in pochi ad aver intuito che
cosa stava succedendo e venivamo tacciati di “gufaggine”
, zittiti come “fastidiosi grilli parlanti” o additati
come “anti-italiani”. La massa, anestetizzata dal mito
della globalizzazione e della crescita economica per tutti e per
sempre, dai modelli di consumo vacuo e dai “reality show”,
ha subito per molti anni il potere della “Finanza” e
consentito l‘affermarsi come luogo comune, da tutti accettato,
di enormi sciocchezze raccontate dai “professionisti della
finanza” (nel lungo periodo i mercati salgono sempre…
i prezzi delle case non scenderanno mai… investire nel risparmio
gestito ti garantisce un futuro tranquillo… perché
pagare in contanti quando si può pagare a debito?...),
mentre i politici di turno, di ogni schieramento e di ogni paese
occidentale, hanno retto loro il moccolo eliminando, con la “deregulation”
degli anni ‘80 e ’90, ogni elementare forma di controllo
sull’attività predatoria delle banche, consentendo
così di creare e seminare nel mondo, attraverso i circuiti
“over the counter” e le finanziarie “ombra”,
una quantità di rischio finanziario che ora non si è
nemmeno in grado di valutare. Tutto ciò ha prolungato l’illusione
della crescita infinita ed arricchito a dismisura i manager di
queste associazioni a delinquere che sono ormai le grandi banche
d’affari, mentre ciascuna delle 20 principali banche mondiali
ha raggiunto dimensioni tali da superare quelle del PIL della
maggior parte degli stati del mondo, approdando così al
paradiso del “too big to fail”, troppo grandi per fallire.
Appena la catena delle illusioni si è spezzata i politici
hanno dovuto correre in loro soccorso, socializzando il rischio
e scaricando sulla collettività l’onere di pagare
il conto dei bagordi dei loro manager. Per evitare il fallimento
del sistema si è tentato il gioco di prestigio di trasferire
il debito privato in debito pubblico, che “qualcuno”
pagherà. Ma presto si è scoperto che i debiti pubblici
stavano diventando “insostenibili” ed allora per fermarli
è cominciata la mattanza dei servizi pubblici, delle garanzie
sociali, della solidarietà, degli investimenti in infrastrutture,
del lavoro, scoprendo però che tutto ciò porta nuova
recessione e nuovo debito.
Il sistema è fallito lo stesso, ma ancora non si vuole
prenderne atto e soprattutto non si sta facendo nulla per risolvere
le cause di questo fallimento. Tutti i G8, G20, G2 che si sono
alternati in questi anni hanno prodotto grandi paroloni, foto
di gruppo, impegni irrealizzati e nessuna seria riforma. Con il
sistema finanziario è fallita la politica come l’abbiamo
vista finora e sono fallite tutte le “certezze “ degli
ultimi 20 anni. I giovani l’hanno capito col bruciore della
loro pelle di “generazione perduta” e giustamente non
ci stanno a pagare per colpe altrui.
La loro protesta si sta imponendo nel mondo. La massa inebetita
degli “adulti” si sta forse svegliando dal torpore e
sta cominciando a capire.
Speriamo di essere ancora in tempo.
Se il movimento mondiale degli indignados riuscirà ad imporsi,
se la protesta riuscirà a trasformarsi in proposta e la
politica riprenderà il suo vero ruolo, che è quello
di ricercare regole e incentivi per favorire il benessere di tutti
e non la tutela delle caste e degli interessi particolari a spese
della massa di “non garantiti”, una nuova primavera
sorgerà questa umanità.
Sentiamo dire che il 2012 potrebbe essere l’anno della fine
del mondo. Non ho le competenze per discuterne. In ambito economico
però, probabilmente il prossimo anno vedrà giungere
al pettine il vero nodo della questione, fin qui procrasinato.
Potremmo veramente sperimentare la “fine di questo mondo”.
Sta a noi provare a costruirne uno diverso e migliore oppure subirne
semplicemente la devastazione.
Allora, ragazzi: indigantevi… e salvateci!
Fine articolo di Pierluigi Gerbino