Libreria Marcovaldo
Via Cairano 22 (Prenestino) – Roma
tel./fax 0664800213
e-mail info@libreriamarcovaldo.it
www.libreriamarcovaldo.it
Facebook http://www.facebook.com/libreriamarcovaldo
Marcovaldo è una piccola libreria aperta nel maggio 2012 da Simone Luciani con l’obiettivo di creare un presidio culturale nel quartiere Prenestino.
Chi è Simone Luciani?
Simone Luciani nasce in un luogo di mare vicino Roma nel 1981. Un giorno, decide di sacrificare la propria vita alla lettura e alla scrittura. Così, di professione fa (in ordine di tempo) il giornalista, lo scrittore e il libraio. Da giornalista si occupa di politica e di sport. Da scrittore, pubblica nel 2012 il noir Il cane bastardo (ed. Il Foglio) e nell’estate 2013 il giallo Qualcuno che non conosco (ed. Robin). Poco più di un anno fa apre la libreria Marcovaldo, con l’obiettivo di dare un presidio culturale al quartiere Prenestino, ex borgata pasoliniana divenuta quartiere residenziale.
Marcovaldo nasce a maggio 2012 nel quartiere Prenestino, zona fino ad allora sprovvista di librerie. Si trova a cento metri dalla futura fermata Teano della metro C. Nasce dall’esigenza di dare un presidio culturale a un quartiere popolare, popoloso e assai vivace.
Volendo descrivere la figura del libraio attraverso i miti letterari, sceglierebbe quello di Don Chisciotte o di Giovanni Drogo del Deserto dei tartari, o un altro ancora?
Mi piace pensare alla libreria (non al libraio, sarebbe da megalomani) come a un anziano saggio al quale chiedere consiglio quando un individuo o una comunità perdono i punti di riferimento.
Quali differenze ci sono tra un libraio e un venditore di libri?
Spiegherò con un esempio. Mi spendo spesso per guidare il lettore che mi chiede consigli fra le eccellenti proposte della piccola e media editoria. A volte vengo ascoltato, mentre altre volte il cliente decide di virare sulle sfumature di grigio. Il venditore, in questi casi, dovrebbe essere felice di aver comunque incassato. Il libraio, invece, ci rimane male.
Recentemente la famosa Scuola Mauri per librai ha premiato Arion, il marchio di librerie indipendenti romano. Ma parliamo sempre di una catena, per quanto indipendente dai grandi marchi editoriali. Per avere successo, dunque, si deve essere comunque grandi e organizzati?
Essere organizzati sicuramente serve. Per quanto riguarda la grandezza, credo che questa appartenga a una vulgata che poteva funzionare prima della crisi. Oggi chi decide di aprire una libreria deve partire da tre punti. Il primo è la conoscenza e la valorizzazione del territorio. Ovvero, conoscerlo e conoscerne gli abitanti, ma anche diffondere attraverso i libri la cultura locale. Il secondo è coniugare la flessibilità con l’identità, essendo capaci d modificare ciò che non va senza snaturare il proprio progetto. Il terzo è l’aspetto economico. Questo è un periodo in cui di soldi a disposizione ce ne sono pochi, e il margine di guadagno sui libri non è certo dei più alti. Quindi, è necessario da un lato ridurre le spese di gestione al minimo, anche a costo di rinunciare a servizi che sembrano fondamentali, e dall’altro tentare di massimizzare i guadagni. Questo si può fare trattando con editori e distributori più piccoli, allargando la propria offerta ai libri usati e d’occasione e ad altri ambiti della cultura, come DVD o musica.
Tantissima media e medio-piccola editoria: è lì che si trova la qualità. Dopodiché, sono appassionato di letteratura americana, di noir, di fantascienza, di gialli, di horror… ma lì andiamo sui gusti personali.
L’ODEI, l’Osservatorio degli editori indipendenti, ha lanciato recentemente una campagna di sensibilizzazione sulla urgente necessità di azioni coordinate a sostegno delle librerie indipendenti. Secondo lei di che cosa hanno bisogno i librai in Italia?
Di tante, troppe cose. Penso che le librerie indipendenti dovrebbero fare rete e presentarsi come una sorta di soggetto unitario al momento di trattare con editori e distributori. E penso che debba esserci un mutuo soccorso tra piccole librerie e piccoli editori, perché non possono vivere le une senza gli altri. A livello politico, invece, sarebbe urgente nell’immediato un incentivo fiscale per l’acquisto dei libri, che vada oltre la questione dell’Iva e che sia più visibile. Quante persone sanno che l’Iva è esente? E poi, un lavoro nel lungo periodo: le scuole devono sforzarsi di non far vivere la lettura come un dovere, ma come un piacere e un divertimento (magari proponendo titoli più accattivanti), al pari del cinema, dei fumetti, dei videogames. E far capire che non c’è contrapposizione fra questi media, ma la vita è più ricca se c’è spazio per tutto.
Proponete iniziative per incoraggiare la lettura e l’incontro con i lettori?
Organizziamo delle presentazioni, tentando di contattare autori e editori che sono disponibili. E proponiamo campagne di sconto e libri a prezzo vantaggioso. Logica che non mi piace (fra i consumi culturali, la lettura è quella che costa di gran lunga di meno rispetto al tempo che occupa), ma alla quale ci adeguiamo.
Simone Luciani
Che tipo di clienti avete?
Siamo una libreria di quartiere, e di un quartiere popolare ma culturalmente vivo. Dunque, si trova qualunque genere di lettore. Posso notare, per sommi capi, che gialli, narrativa e libri per bimbi e ragazzi vanno molto, mentre interessa poco l’attualità.
Il libro consigliato per questo mese e il libro più venduto?
Per questo mese consigliamo Maledetti hippie! di Jorg Juretzka (ed. Meridiano Zero), un neo-noir di assoluto divertimento. Fra i libri più venduti, mi piace sottolineare che tra i best seller si è fatto strada un romanzo consigliato da noi: Votate Robinson per un mondo migliore di Donald Antrim (minimum fax). Un vero manifesto della nuova letteratura americana.