INDILIBR(A)I - Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti
Libreria Pagina 348
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Come spiega Gadda, in esergo, il macadàm è un tipo di pavimentazione stradale di breccia e asfalto ideata da John London· Mac Adam. E Gengoni Selvino, cantoniere dell’Anas, porta questo soprannome come già suo padre, che era stradino, perché l’uno ha trasmesso all’altro la dedizione per il tratto di strada statale che hanno in custodia.
Un pezzo della storia d’Italia e degli italiani del secolo scorso visto da una casa cantoniera nelle Marche. Protagonisti i fatti piccoli e quelli grandi, le generazioni che si succedono, i ricordi e il loro valore nella vita degli uomini. Sullo sfondo di questo bel romanzo un mondo che non c’è più, con le lucciole in campagna, i ragazzi che escono di casa con il servizio militare e uomini e donne che passano le serate di primavera seduti sul ciglio della strada a raccontarsi storie.
«Gaddiano allora Teobaldi? Certo la lezione del grande milanese, non a caso ammiccante nell’epigrafe, è evidente nella cura per la nominazione della realtà, nella volontà di fare risaltare l’evidenza delle cose, di estrarre dal linguaggio un possibile barlume del reale. Ma certo il nostro autore è ben lontano dalla viscerali gaddiana, da quella potente rabbia corrosiva che da se stessa estrae la densità e l’evanescenza degli oggetti e dell’esistere. La scrittura di Teobaldi è tenera e cordiale: il suo accurato impegno lessicale tende piuttosto a una pacata evocazione degli oggetti, sostenuta da un simpatia per l’umanità di quella piccola provincia che si è trovata ad attraversare le trasformazioni del Novecento, partecipando e nel contempo resistendo a uno sviluppo che ha agito sulle forme del lavoro, sulla costruzione del quotidiano, sullo spazio e sui percorsi in cui è dispiegata la vita del paese». (Il Manifesto/Alias)
Macadàm
Paolo Teobaldi
e/o, 2013
pp. 176, 18,00