Indonesia, Bali: l’isola degli Dei

Creato il 16 gennaio 2015 da Giorgiagarino

Nell’aprile 2004, dopo uno stop over di qualche giorno a Bangkok, per visitare la capitale della Thailandia, decidiamo di abbinare tramite Hotelplan, una settimana nell’isola di Bali, in Indonesia, invece di proseguire per le spiagge thailandesi come Phuket, per assaporare in un unico viaggio due diverse realtà. La scelta è stata molto felice, poichè oltre ad essermi innamorata della Thailandia, del buddhismo e del suo popolo sorridente, ho potuto visitare un’isola induista, che gustavo sempre nei documentari in tv, affascinante, selvaggia ed elegante al tempo stesso, con tradizioni e templi millenari e una storia suggestiva: Bali, l’isola degli Dei. Secondo la leggenda, è qui che trovarono rifugio gli Dei in fuga da Giava e ancora oggi si respira un’aria di pace e di armonia con la natura.

In hotel con una balinese

In circa 4 ore voliamo quindi da Bangkok, che dista circa 10 dall’Italia, all’isola più particolare dell’arcipelago indonesiano (il ritorno sarà di circa 15 ore, senza contare i tempi di scalo). La stagione migliore è quella secca che va da aprile ad ottobre. Bali è nota per il mare, i templi, i profumi, le spezie e i tanti australiani che vanno a fare surf: per loro è infatti la meta più gettonata. Di spiagge ce ne sono per tutti i gusti, da chi ama surfare e trovare onde altissime in stile Hawaii, a chi preferisce acque più placide. Noi andiamo in quelle di Sanur, di Kuta e di Nusa Dua, dove soggiorniamo al Grand Nikko Bali, che resterà uno dei migliori alberghi in cui io sia mai stata. Kuta è un luogo molto turistico, con negozi e ristorantini, hotel economici adatti ai giovani e Nusa Dua al contrario, è il regno dei grandi alberghi, del lusso e del relax in spiaggia. In questa zona a sud dell’isola si trova un bellissimo tempio, costruito su una scogliera a picco sul mare, abitato da tantissime scimmie: il Pura Luhur Ulu Watu.

Tempio Taman Ayun a Bali

Taman Ayun

Bali è ricca di contrasti e racchiude divertimento, buona cucina, vita di mare, discoteche, resort di lusso, spiritualità… Incontriamo spesso girando per l’isola, gruppi di persone in costume, con offerte sacrificali per gli dei, frutta e fiori trasportati sulla testa, che si recano alle cerimonie al tempio o che ogni mattina cercano di propiziarsi gli spiriti benevoli e cacciare quelli maligni.

La capitale Denpasar è un luogo caotico, dove sfrecciano motorini e venditori ambulanti cucinano i tipici piatti dello street food. Ubud è invece il centro spirituale dell’isola, circondata da villaggi, dalla giungla e con ottimi ristoranti. Ma Bali non è solo spiagge e turismo, è un’isola che merita di essere girata, per apprezzare la cultura dei suoi abitanti sorridenti, l’entroterra con la giungla rigogliosa e le tipiche risaie a terrazze (famosa la zona di Jatiluwih, patrimonio dell’Unesco). Immancabile fermarsi per vedere questi strepitosi terrazzamenti e per acquistare qualche spezia in un mercato a Candi Kuning, per ammirare nei villaggi la lavorazione del legno e i quadri (noi andiamo a Batubulan e a Batuan), gli spettacoli di danza barong o di danza Kecak, e soprattutto la visita di diversi templi incastonati nei diversi angoli dell’isola.

Pipistrelli a Bali

Nonostante l’Indonesia sia il più grande paese musulmano del mondo, Bali è profondamente induista ed è costellata da più di 20 mila templi, caratteristica principale di un viaggio in questa superba località. L’importanza di un Dio si misura in base al numero di tetti che si trovano nel tempio, grazie al quale si può capire a chi è dedicato: il numero maggiore è 11, dedicato a Shiva, il minore (uno) è per gli antenati.

Per accedere ai templi si deve annodare intorno alla vita una fascia di stoffa in segno di rispetto e coprire le gambe, il tutto viene fornito all’entrata. Un paio di regole che mi sono rimaste impresse sono: evitare di baciarsi in pubblico (anche se sposati), non indicare con il dito persone o oggetti (è considerato molto maleducato, ma anche da noi effettivamente), non mangiare con la mano sinistra e non toccare la testa di una persona in pubblico.

Sebatu

Sono innumerevoli i templi che visitiamo durante la settimana, uno più bello dell’altro: il Pura Luhur Batukaru sorge all’interno della foresta, tra le piante e i fiori colorati, con i suoni acuti degli animali che la popolano. Il Tempio Taman Ayun invece sorge in un bellissimo giardino, con stagni ricolmi di fiori di loto e pesci, uno dei più grandi e affascinanti templi sull’isola. Il Tempio di Sebatu sorge su fonti sacre e ancora oggi è un luogo usato nelle cerimonie induiste dai sacerdoti per purificare i fedeli.

Pura Luhur Batukaru: i templi di Bali sono costruiti in mezzo alla natura, ai fiori colorati e tra le verdissime piante

Il complesso di templi del Pura Besakih, sul versante del Gunung Agung (l’ombelico del mondo per i balinesi) è composto da circa 200 edifici. Caratteristica la Grotta dell’elefante (Goa Gajah): l’entrata presenta un mostro demoniaco scolpito e all’interno si trova Ganesha, il Dio Elefante figlio di Shiva protettore della cultura, con 4 braccia.

La Grotta dell’Elefante

I templi più suggestivi per me sono quello di Pura Ulun Danu Batur, sul lago Bratan, il più importante dopo quello di Besakih (il Tempio Madre), e il tempio di Tanah Lot. Il primo è il luogo sacro alla dea del mare con oltre 90 santuari ed è in posizione scenografica sull’acqua: ci facciamo scattare delle foto con le manguste e anche con un gigantesco camaleonte! Qui si trova anche un antico stupa buddista, unica sull’isola, a testimoniare insediamenti passati.

Pura Ulun Danu Batur

Con le manguste a Pura Ulun Danu Batur

L’unico stupa buddista di Bali

Il secondo è il più famoso di Bali, circondato dall’acqua durante l’alta marea (come Mont Saint Michel) e raggiungibile a piedi durante la bassa marea: anche noi non perdiamo una visita a Tanah Lot all’ora del tramonto, quando il panorama si rivela al massimo del suo fascino. Ai suoi piedi ci sono come guardiani, dei serpenti velenosi che secondo le credenze proteggono dai demoni e dagli spiriti maligni.

Tanah Lot alle nostre spalle

Particolare la sosta alla Alas Kedaton Monkey Forest, abitata da scimmie che ci saltano sulle spalle in cambio di un po’ di cibo, ma attenzione agli occhiali e a qualsiasi oggetto che possono strappare e portarvi via! Sono molto dispettose e furbe! All’uscita ci fermiamo per una foto ricordo con uno dei tanti pipistrelli che popolano questa zona. L’atmosfera è affascinante, poichè siamo nel centro di una natura rigogliosa e ovunque aleggia sempre un silenzio mistico: la natura è la padrona di Bali.

Monkey Forest

Con un simpatico pipistrello a Bali all’uscita della Monkey Forest

Un altro luogo che ricordo con piacere, dove abbiamo gustato un ottimo pranzo, è ai piedi del vulcano e lago Batur, a Kintamani, maestoso, circondato come sempre dalla giungla e da un silenzio rotto solo dal suono degli uccellini… e bellissima la passeggiata nella lussureggiante giungla a dorso di elefanti (a Desa Taro)!

A dorso di elefante nella giungla di Bali

Gli ultimi due giorni ne approfittiamo per semplice relax nella spiaggia dell’hotel a Nusa Dua, facciamo un giro in dromedario al mattino presto fino ad un villaggio dove conosciamo alcuni abitanti del luogo, che ci offrono una tazza di tè e ci mostrano i loro parei e oggetti in vendita. Andiamo anche in catamarano in un’isoletta vicina, chiamata dagli abitanti Isola delle Tartarughe, per vedere tartarughe marine e uccelli particolari.

Con gli abitanti balinesi

Passeggiata con i dromedari sul mare

A Bali ho mangiato molto bene, tanto che da questo viaggio ho iniziato ad amare la cucina orientale in generale e anche anni dopo a Tokyo non mi sono lasciata sfuggire una cena in un ristorante indonesiano! Gli ingredienti principali sono riso, carne, pesce e verdure, ma mischiati tra loro con l’aggiunta di salse e spezie crea un mix unico di sapori. I noodles sono un piatto che ho amato da subito e anche il pollo nella salsa di cocco. Il nasi goreng è un famoso piatto indonesiano, a base di riso saltato con pollo o pesce e verdure.

Ottimi anche gli spiedini di carne, con diverse salse, come quella di arachidi ed il pesce fresco, al curry o alla griglia. Le influenze nella cucina indonesiana arrivano dall’India e dalla Cina e infine in hotel abbiamo mangiato anche dell’ottimo sushi. La frutta è ottima, dal mango, al pompelmo, alla papaya, fino al succoso jackfruit. Vicino all’isola di Bali si trovano Lombok, altra isola vacanziera, e l’isola di Komodo, dove è ancora possibile vedere in libertà i temibili draghi di Komodo: i varani.

Bali è molto più che una vacanza di mare…

Durante questo viaggio mi sono innamorata dell’Oriente, della sua gente sempre sorridente, dei templi e dell’atmosfera religiosa, della spiritualità e del loro cibo, dei colori che si formano all’alba e al tramonto attraverso una natura strepitosa. Sicuramente l’isola di Bali si avvicina molto alle usanze e alle atmosfere che si possono trovare in un viaggio in India. Aver abbinato la Thailandia all’isola di Bali resta uno dei miei viaggi più belli ed una delle opzioni di viaggio che consiglio in assoluto.



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