Si tratta della storia d'amore tra Joey Drayton (Katharine Houghton), bianca e figlia di facoltosissima famiglia di sinistra, e il dr. John Prentice (Sidney Poitier), medico validissimo, eccellente e rinomato infettivologo, ma nero. La ragazza, ventitreenne, nutre una fiducia assoluta nei confronti dei valori democratici e liberali che le sono stati impartiti, per cui non teme il giudizio dei genitori. Ma per un attimo teme di doversi ricredere quando incontra la mamma Christina e il padre Matt (la rodatissima coppia Katharine Hepburn-Spencer Tracy di film quali La segretaria quasi privata e La donna del giorno). In realtà, la madre ci mette ben poco a condividere la passione di Joey, spalleggiandola anzi quasi subito contro i dubbi (affettuosi e cauti) del padre. Ma questi non si lascerà convincere neanche dal Rev. Ryan (Cecil Kellaway), che pure individua facilmente il nodo della questione, traducendola in una visione politica piccina e falsa; sembra anzi che su Mr. Drayton agiscano più sentimenti simili a quelli della cuoca (anche lei nera) Tillie (Isabel Sanford, la signora Jefferson di una popolarissima serie TV comica americana anni '70).
Insomma, questo matrimonio non s'ha da fare, né subito, né mai. Certo, non aiutano né la premura,, né la ferma determinazione di Joey a sposarsi in ogni caso, Si aggiunga che John, ben consapevole della sua posizione, ha giurato ai signori Drayton che non sposerà mai la loro figlia se loro non sono del tutto favorevoli, qualunque sia il prezzo, in termini di sofferenza che entrambi pagheranno.
Ma non è l'esito (per altro di un film popolarissimo) il punto. In Indovina chi viene a cena, nonostante gli splendidi attori, e in particolare l'indimenticabile Katharine Hepburn, con la sua voce sempre tagliente, vera, profonda, non sono i personaggi, bensì le idee a farla da padroni. Film rapidissimo e appassionante, davvero adatto (ovvero un massacro) per anime troppo sentimentali, scritto con dialoghi pressoché perfetti, Indovina chi viene a cena lascia filtrare, dietro ogni maschera, un ruolo sociale di una dialettica che proprio negli anni '60 toccava punte molto aspre e anticipava una svolta politica, quindi culturale, senza paragoni. La grandezza di Stanley Kramer e dello sceneggiatore William Rose sta tutta nella capacità di elaborare questa dialettica senza semplificare assolutamente nulla, come sembra fare invece una delle voci in gioco, ovvero l'ottimismo ingenuo, ma costruttivo, di Joey. Sarà, infatti, la sua premura di unirsi a John a fare precipitare le cose, a richiedere con urgenza una "risposta di senso" al padre. Questi, dal canto suo, non ama essere messo con le spalle al muro e la sua ritirata emotiva è spiegabilissima di fronte al prorompere di nuove esigenze, ma non ha speranze contro l'oculata rievocazione della propria memoria a cui l'uomo viene sottoposto: è lì che Matt trova una soluzione possibile.
Il messaggio del film è così suscettibile di "traduzioni" indebite che lo stesso Matt Drayton a configurare una linea che porta dalla difesa dei diritti di classe (o, direi di categoria) a una perdita di controllo sulla realtà e sugli interessi privati e pubblici di una società immobile e capitalista. Una volta tanto nel gioco delle parti, è al sacerdote cattolico (in una famiglia protestante) che spetta una decisa parola a favore di questo matrimonio interraziale. Ma credo che nessuno dimentichi che Indovina chi viene a cena è una favola: la perfezione dei personaggi, la loro rettitudine, la cultura e persino il benessere economico, tutto contribuisce a spostare la vicenda in un mondo senza problemi personali per la classe alto-borghese americana. Le conseguenze di questo matrimonio, in quanto foriero di problemi e dolori per i futuri coniugi, vengono spostate in un orizzonte "parallelo", lasciando la scena tutta tesa alla tesa drammaturgia in un continuo alternarsi di voci e prospettive per il diletto, immutabile da quarantacinque anni, degli spettatori.