Indovina chi viene a Natale?

Creato il 24 dicembre 2013 da Af68 @AntonioFalcone1

Dopo la visione di Indovina chi viene a Natale?, regia e sceneggiatura (insieme a Fabio Bonifacci e Marco Mantani) di Fausto Brizzi, ancora fresco il ricordo della pressoché totale impassibilità del pubblico nel corso della proiezione (giusto qualche risatina a denti stretti), mi sono chiesto quale senso abbia, da un punto di vista cinematografico, proporre un film palesemente finto, riproduzione live action di quelle sfere di vetro che tu agiti e viene giù la neve, riproposizione di situazioni viste e riviste, con grande spreco di un cast all stars schierato stile plotone d’esecuzione. Per non parlare della morale d’accatto volta ad irridere il politicamente corretto sbandierato da certe classi sociali “illuminate”, giusto per dimostrare un minimo di sensibilità sociale e ricordarsi del mondo che vi è al di fuori del microcosmo “brizzi e lazzi”, il cui consueto melange fra toni ironici e sentimentali da un po’ di tempo a questa parte sembra aver smarrito la bussola di un’originale modalità rappresentativa, adeguandosi, pronto cassa, agli stilemi propri dell’ intrattenimento generalizzato.

Diego Abatantuono e Angela Finocchiaro

Giulio (Diego Abatantuono) e Marina (Angela Finocchiaro), imprenditori liberal , hanno appena finito di festeggiare con i dipendenti, omaggiandoli con opportuna gratifica, il successo di vendite riscontrato, nonostante la crisi, dalla fabbrica di panettoni di proprietà del primo.
Di ritorno nella loro villa in montagna, i due si preparano a celebrare il Natale insieme alla madre di Giulio, Emma (Isa Barzizza), che ancora non ha elaborato il lutto per la dipartita del marito, noto cantante melodico degli anni ‘60, in attesa di tutti gli altri parenti in arrivo: la loro figlia Valentina (Cristiana Capotondi), insieme al fidanzato Francesco (Raoul Bova), diversamente abile, Chiara (Claudia Gerini), sorella di Giulio, insieme ai suoi due figli e al nuovo compagno Domenico (Claudio Bisio) ed infine il loro fratellastro Antonio (Carlo Buccirosso), con la moglie Elisa (Rosaria Porcaro) e tre frugoletti.
Fra difficoltà nell’accettare la condizione di Francesco, incomprensioni, gelosie di bimbetti pestiferi e litigi vari, lo spirito natalizio incontrerà non poche difficoltà a trovare opportuno albergo …

Cristiana Capotondi e Raoul Bova

A parte l’impudico riferimento nel titolo al classico di Stanley Kramer del ‘67 (Indovina chi viene a cena?, Guess Who’s Coming to Dinner), meramente funzionale a giustificare l’irrompere del “diverso” in una famiglia progressista e sensibile a determinate tematiche, gli sceneggiatori hanno attinto a man bassa da produzioni americane (Ti presento i miei, Meets the Parents, 2000, Jay Roach) ed europee (il francese Quasi amici, Intouchables, 2011, Olivier Nakache e Éric Toledano; l’italiano Il peggior Natale della mia vita, 2012, Alessandro Genovesi, a sua volta derivato da una sit-com inglese, da cui è mutuato il personaggio di Domenico, reso da Bisio adeguandosi alla logica da cartone animato), nel tentativo, fallito, di metter su una commedia corale.
Il film infatti si regge esclusivamente sulle singole prestazioni attoriali, a volte anche sin troppo le classiche righe, vedi Abatantuono che quando non strabuzza gli occhi è intento a recitare vecchie gag (il finto brasiliano al telefono, strano non abbia tirato fuori il terrunciello degli esordi), o inutilmente chiassose, come Buccirosso infervorato da buone intenzioni natalizie.

Claudia Gerini e Claudio Bisio

L’incedere della narrazione procede attraverso una studiata progressione di sketch, affidati appunto alla bontà recitativa dei componenti del nutrito cast, al cui interno, fra tanta ordinaria professionalità, appare encomiabile la prova di Bova: il difficile ruolo di un uomo privo di entrambe le braccia, che usa i piedi come validi sostituti per ogni faccenda quotidiana, rende meno stridente un inserimento di tale tematica, non propriamente amalgamato con tutto il déjà vu che gli gira intorno, comprensivo anche di situazioni improbabili (vedi il miracolo natalizio, restare illesi dopo essere precipitati con l’automobile in un burrone). Domina nel corso della narrazione un’ atmosfera in precario equilibrio fra farsa e voglia di delineare qualcosa di più definito che però non riesce mai a decollare, anzi finisce con l’ingolfare il tutto sino ad arrivare ad un finale smaccatamente artificioso (per non parlare del giulleboso “tutti insieme appassionatamente” con lieta canzoncina prima dei titoli di coda), dove l’apparizione di Gigi Proietti rappresenta la ciliegina su una torta che non c’è, offrendo definitiva cifra stilistica al senso per il nulla proprio di certo cinema italiano.


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