Le cose per cui un libro elettronico è (sarebbe) peggio di un libro di carta sono state elencate in innumerevoli blog e articoli di giornali.
Ma una che si sono dimenticati di dire, o forse è sfuggita a me, è che il libro elettronico non ti consente di infilarci qualcosa dentro da ritrovare anni dopo.
Mi spiego: l’altro giorno cercavo la guida di Londra, che non toccavo dal 1988, anno della mia permanenza estiva in terra albionica.
Quando l’ho trovata, e aperta, sono venuti fuori un po’ di foglietti e di depliant di allora, rimasti per – fammi contare… – 24 anni sepolti tra le pagine della verde Michelin.
E mi è venuto in mente di come sia bello ritrovare qualche messeginebattol lanciato anni prima, più o meno consapevolmente.
Tra quelli consapevoli ci sono, ad esempio, i fiori che io di solito infilo tra i libri che sto leggendo in vacanza.
Tra quelli inconsapevoli ricevute di ristoranti o biglietti della metro, che però hanno il prodigio di risvegliare il ricordo di quella pasta alla gricia o di quel pomeriggio a Portobello Road.
Ora però nisba, tutto è elettronico. E io ho il vizio di cancellare il file appena ho finito la lettura, cosa che consente di tenere in ordine il Kindle ma impedisce di lasciare messeginebattol anche sotto forma di note o sottolineature.
Per fortuna che Franci ha ereditato, tra le altre cose, anche il mio vizio di raccogliere tutto quello che trova – depliant, biglietti, ricevute – minacciando disperanti crisi di pianto in caso di loro cestinatura.
A lui passa il compito di messaggiare nella battol.
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