Inediti di Alessandro Morino

Creato il 29 aprile 2012 da Wsf

*

morbida sta la figura e si trascina
strisciante e senza paura si trascina con peso tesa e una condanna
una misera forma che avanza
entrando nel silenzio si difende sine iustitia
entrata servile nel silenzio enumerando sguardi addii e tradimenti
avanza sine lamenti la sua condanna
donna il filo d’ombra che si taglia e un braccio di luce che sporca
tornata dalla notte nel soffio dello sgomento che di membrana la carne e di candore si staglia
tornata dalle rotte d’orrore già sporca avanza
mentre distesa morendo come sospesa nella carne tremante senza più lamento
nello sguardo disperso si ritrae ancora una volta senza contatto
senza uno sguardo al sol del nascere quando tutto finisce in ramificato disegno
avanza sospesa avanza al contatto
un passo un ultimo gradino e nulla
più nulla poi oltre questo atto
un passo e su questa fine in altra fine forma la figura si trascina
strisciante si trascina quando all’ultimo sguardo
quando il sol del finire al tutto che nasce si finge e si lascia cadere

*

al chiarore di un rosso mare s’accascia
aggraziante s’appresta la luce a rimirare nell’istante che freme
silente trema al chiarore ch’è mare ed oltre l’acque lo sguardo protende
nello stesso istante
alle pendici di un diritto collasso s’accosta
e adocchia nel cielo nero fumo ch’espande e non è niente
oramai non è niente lo sturbo che lo prende
teneva tra le mani ciò che teneva
fremeva mentre tra le mani teneva ciò che voleva
in attesa
da tempo in attesa stringeva e tremava la sua parola
gridava silenziosa mentre la sua menzogna pregava
gridava e chiedeva del suo sogno soltanto un segno
guardandosi diceva regarde–moi c’est moi
eppure fingeva nell’attesa delle membra
in quello stesso istante
la notte che a tocchi s’spande nella bocca gelido fiato s’avvinghia
a carezzar l’attesa l’apprestarsi del sapor del gelo nella cavità buia
nell’unico sguardo che s’appartiene oltre la lingua d’altro detto
silenzio

*

1.

in principio era il verbo
in principio era

niente

di questo
niente più di questo

cosa?

[una parola]
niente più
d’una parola

[addosso]

tutto il resto

nulla più d’una parola
è tutto questo

questo farmi carne questo
che si fa
mi si fa
nel farsi carne

[addosso]

gettando di noi le parti in questo resto

io
di noi
attento   al carezzar della notte
nella camera fredda spinto

[attendo]

il principio
il verbo

e il verbo era con l’uomo
e il verbo era

[una parola]
null’altro che una parola
una sola parola più di tutto il resto

la lacerata azione del niente
la lacerazione attenta
che mi attraversa

[addosso]

intenta

di noi
la parte
frantumata
nel buio assiduo che l’aspetta

in noi
la parola

e la parola era con l’uomo
e la parola era

carne ed ossa
muscoli nervi e forza

Biografia

Alessandro Morino nasce nel 1980 a Roma.

Nel 2008 consegue la laurea specialistica in Filosofia e Studi teorico-critici presso la Facoltà di Filosofia dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza con una tesi in Ermeneutica artistica dal titolo “Antonin Artaud o l’esperienza artistica di una rivolta”.
Autodidatta, comincia a dedicarsi più assiduamente alla pittura solo a partire dal 2005.
Ha tenuto reading di poesia e istallazioni verbo-sonore nel 2005 (Ci–Gît Viola) e nel 2008 (Costruzione n.1: Nigredo).
Nel Febbraio 2010 esce il testo poetico Nuda Stabat Mater edito per la collana poetica “Ex[t]Ratione – collana di materiali verbali” presso le Edizioni Polìmata, Roma.

http://www.alessandromorino.net/


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