La disgrafia è una delle possibili espressioni del Disturbo Specifico di Apprendimento. In particolare si parla di disgrafia quando la persona che ne è soggetta ha una difficoltà marcata nell’esecuzione grafica dei caratteri linguistici in particolare riferimento a quelli in corsivo, attraverso la scrittura manuale. Tale difficoltà deve essere evidente anche al soggetto stesso che scrive il quale spesso può trovare di indecifrabile lettura ciò che ha scritto. La disgrafia si accompagna spesso ad altre espressioni del Disturbo Specifico di Apprendimento in particolare alla dislessia ovvero la difficoltà di lettura o alla disortografia, la difficoltà della scrittura grammaticalmente corretta epiù raramente alla discalculia, difficoltà nel calcolo matematico. Quindi spesso si associa a problemi più invasivi ed evidenti che aumentano la compromissione delle capacità del bambino.La disgrafia pura, senza altre difficoltà associate, è meno frequente e comporta la compromissione di una capacità che oggi, nell’era multimediale, può essere facilmente arginata con l’uso del computer e affini. Prendiamo l’esempio di una persona miope. Questa ha un difetto della vista che può essere più o meno invasivo ma ciò non toglie che attraverso l’uso degli occhiali adatti la persona può risolvere completamente il suo problema. Ecco, questo è un po’ quello che accade ai disgrafici puri.I disgrafici puri hanno il problema di non avere una scrittura comprensibile ma oggi, l’uso del computer,gli permette di scrivere chiaramente senza particolari riabilitazioni. I problemi si innescano altrove:- nell'accettare che è molto più importante nella nostra società imparare ad usare con sapienza il computer e tutta la tecnologia attuale piuttosto che impegnarsi a riabilitare la scrittura manuale,in casi difficili, dove lo sforzo supera di gran lunga la riuscita;- nell'accettare di avere una disabilità, come lo è la miopia, e usare lo strumento corretto per compensare l’abilità in difetto.Se ci pensiamo bene, anche la stessa penna è uno strumento compensativo, dato che con le mani non siamo capaci di scrivere (se non su di un materiale malleabile, che diventerebbe a sua volta uno strumento compensativo). Ogni giorno, tutti noi usiamo continuamente strumenti che ci permettono di aumentare o migliorare le nostre capacità: l’automobile, il ferro da stiro, il cellulare etc. ma nessuno di noi pensa che sarebbe meglio iniziare a correre a 60 chilometri orari o a stirare con il calore umano o a gridare per parlare con un amico lontano. E’ una questione puramente culturale, per cui alcuni strumenti sono socialmente accettati e altri meno perché sottolineano una diversità.Per questo, nonostante le resistenze culturali, mi sembra più opportuno lavorare con un bambino o con un ragazzino nell'accettazione dell’uso del computer in classe piuttosto che ostinarsi a riabilitare un’abilità in “via di estinzione” come la scrittura manuale (tra l’altro a costo di enormi sforzi, scarsi risultati e grande frustrazione). Nel caso, può essere importante non perdere del tutto l’abilità di scrittura e lavorare solo sulla scrittura in stampatello, di norma più accessibile anche ai disgrafici.Certo è che questo tipo di intervento non può essere applicato a tutti i disgrafici tout court poiché occorre valutare caso per caso il grado di capacità residua, le disfunzioni associate e le caratteristiche personologiche del bambino e di coloro che richiedono le sue prestazioni (insegnanti, genitori, datori di lavoro, nel caso di adulti o giovani). Ma, in linea generale, è possibile affermare che se occorre fare uno sforzo per imparare è più opportuno dirigere le proprie energie verso un obiettivo utile e raggiungibile così lo sforzo sarà ricompensato dalla riuscita.
Sono più “diversi” coloro che non hanno una bella grafia o coloro che non sanno usare il computer? A voi la risposta…
Dott.ssa Katjuscia Manganiello – Psicologa Psicoterapeuta Pesaro Urbino Marche Studio di Psicologia e Psicoterapia – via Guido Postumo, 8 / 61121 Pesaro Urbino Marche