Questi giorni, come se già non ci fosse stato di che meditarci su, i social network ed i blog ci stanno offrendo la manifestazione
più ampia e completa delle difficoltà che vi possono essere nel delegare alla rete l’informazione. In particolare mi riferisco all’informazione non istituzionale, quella cioè non proveniente dai
cosiddetti “media”, ovvero giornali, telegiornali, agenzie di stampa, ecc. ecc. Non che siano il diavolo, ci mancherebbe altro ma, se il risultato di
una libera informazione deve essere la incommensurabile babele e ridda di voci che si accavallano le une alle altre, specie su taluni temi, come tutti abbiamo modo anche in questi giorni di
verificare, direi che come sistema è un tantino da mettere a punto. Basta prendere ad esempio quanto sta succedendo in questa ultima settimana intorno alle vicende dei rinnovati vespri
siciliani. Mi viene a tal proposito in mente la frase di un vecchio amico (vecchio perché anagraficamente vecchio come me; Alfonso non me ne volere),
anche se da lui usata per tutti altri fini ed in ben altro contesto: “…Come Messia divenni un'icona da venerare che poco mi raffigurava per quello che fu il mio esistere. E anche questo avevo
previsto e purtroppo si verificò. Un giorno scoprii di essere solo un santino, una figurina da collezione …”, come dire, nell’arco di una settimana … dalle
stelle, alle stalle, o, temporalmente parlando, da profeta a memoria storica. Orbene, partiti tutti di gran carriera (mi riferisco agli internauti) quasi preludendo ad una sorta di primavera
italiana, visto che il termine vespri siciliani sembrava riduttivo e campanilistico, all’inizio della settimana, con un serrato tam-tam che quanto meno inneggiava alla solidarietà, oggi,
nell’apprendere che presumibilmente, al movimento che ha organizzato una protesta tra l’altro in fase di espansione, vi appartiene, in una misura
ancora tutta da verificare e da valutare, una determinata fazione politica, assistiamo alle marce indietro più disperate, esercitate con toni che vanno dall’orrore al disgusto, dal diniego alla
sindrome delle tre scimmiette. E così la stragrande maggioranza di chi esprimeva, condivideva e spammava a favore dei manifestanti nella giornata di lunedì ultimo scorso, oggi, venerdi,
esprime, condivide e spamma in senso contrario (o quasi). Come se avesse preso un biglietto di … andata e ritorno. Prevedo che i carbonari di turno
entro non poco verranno simbolicamente crocifissi. Non reputo questo atteggiamento degno di gran considerazione ma, al contrario, vittima di una
istintiva e talvolta preconcetta e politicamente inquadrata, reazione. Nessuna difesa ma, al contempo nessuna crocifissione in piazza. Quello che metto in evidenza sono i dati di un’attenzione che si è immediatamente e pressoché totalmente spostata non tanto su cosa hanno fatto o fanno i manifestanti, ma su chi sono. Oggi di colpo le notizie, le condivisioni, i consigli, sono tutti sui
contenitori che riportano nomi, cognomi, date di nascita, grado di istruzione, passati prossimi e remoti dei cosiddetti caporioni. Ma, e la protesta in atto? Che fine ha fatto? Non vorrei che la
protesta stessa che, a parere unanime, sembrava sacrosanta, diventasse invece oggetto di reprimenda perché condotta da personaggi non appartenenti all’ortodossia e quindi capaci - solo loro - di
ingannare subdolamente il malcontento popolare. E tutti coloro che sono di fatto scesi nelle piazze a formare i blocchi e quant’altro? Di colpo tutti etichettati e non più la gente disperata di
cui si parlava? Tutti poveri inetti che si sono fatti gabbare e coinvolgere? E comunque, quand’anche fosse ipotizzabile una semigiestione politica, gli altri paladini, i benefattori, i coscienti
rappresentanti di altre dottrine, i veri sani e degni rappresentati, che fanno? Forse non è che lo stesso sistema che fa socialmente, economicamente e politicamente acqua da tutte le parti sta in
questo momento “gongolando” visto che è riuscito senza fatica alcuna a spostare l’attenzione su un altro ipotetico “nemico” che non sia il proprio operato? Non è che parlavo a casaccio (!) non
più di pochi giorni fa di “divide et impera”. Basta leggere la rete per
vedere come quei consiglieri regionali che ieri erano apostrofati come i peggiori parassiti, oggi siano tranquillamente tornati nell’anonimato, in quel silenzio che li lascia tranquilli di
continuare ad operare nella direzione, giusta o sbagliata che sia, in cui si sono sempre mossi.
Solo in pochi, tra quelli che normalmente intervengono (anche perché molti presi dalla vicenda atroce della nave
semiaffondata), si sono astenuti dal partecipare in questi giorni, per le ragioni più varie e non certo tutti per una sorta di “premonizione”,
quantunque già alcuni, artatamente, oggi la rivendichino in virtù di un presunto, connaturato ed istintivo senso dell’equilibrio e della virtù. Facile .. troppo facile per essere credibili, per
essere seri, per costituire terreno sul quale poggiare una qualche alternativa, anche di semplice discussione.
Io credo che le istanze promosse nei primi giorni fossero giuste. E lo credo ancora. Se
chi le ha portate avanti non risulterà essere di mio gradimento in una fase successiva, ossia quella della scelta di nuovi rappresentanti (laddove si intenda democraticamente scegliere di
proseguire su questa strada), questa è cosa prematura. Oggi non posso che ringraziare quanti sono scesi in piazza, anche se talvolta con modi che sono risultati bruschi (ma chi talvolta è sceso
in piazza sa come possa diventare presto un’arena … basta vedere le piazze virtuali, quelle di certi frequentati e partecipati forum per capire anche
solo con le parole dove si può arrivare), modi che lunedì potevano sembrare frutto di esasperazione popolare ed oggi vengono invece tacciati di squadrismo. Vedete tuttavia come il confine sia
sottile e labile? E quindi anche l’errore, quello che ci fa perdere di vista gli obiettivi. E di come, subito, da parte degli addetti ai lavori, dei professionisti dell’informazione, vi siano
rapide prese di posizione, capaci non solo di lavorarsi i risultati, ma di trasformare gli stessi da un inizio di vittoria in una certa sconfitta, perché ormai intaccati e quindi manipolabili. E
di come tanti informatici rivoltosi siano di colpo divenuti moralisti ed interpreti della politica e della storia. io non sono, laddove qualcuno volesse cavalcare il dubbio, un fautore di
fasciste soluzioni, ma non mi piace nemmeno il voltafaccia di maniera di chi come ho già in altre occasioni detto, pretende di aver fatto la rivoluzione alla Zuckenberg, ovvero a suon di click (e
non ditemi meglio quella che niente perché quando la situazione diviene pressante un simile atteggiamento è solo giustificatorio dell’inazione). In ogni caso una cosa la storia insegna: tanto più
aumenta l’esasperazione popolare, tanto più aumenta il rischio di un governo totalitario che, come tale perde ogni tipo di colore. Questo dovrebbe indurre a muoversi, in fretta, affinché la
rivolta resti nell’ambito dello scontro aspro, ma civile. Questo dovrebbe indurre chi condivide a riflettere un attimo prima di farlo, onde non essere poi, per un qualsiasi motivo, più
in grado di sostenere la propria posizione rispetto agli eventi, diventando uno dei tanti intasatori che gridano “al lupo al lupo” quando invece si tratta di agnelli, o viceversa, contribuendo di
conseguenza ad ingenerare ulteriore confusione laddove la stessa fa soltanto il gioco di chi dovrebbe essere combattuto. La libertà dunque rischia di produrre in determinati frangenti non solo
l’immenso valore del pluralismo ma, seppur involontariamente, anche l’ingenerarsi di un crescente caos che arriva ad impedire una corretta ricezione dell’informazione tanto più in un meccanismo
come quello virtuale, con il risultato di ottenere quella disordinata overdose che diviene illeggibile flusso, inascoltata ridda di voci che si accavallano senza che quel minimo di organizzata
coerenza e riflessione renda il tutto fruibile al nostro sempre umano cervello. L’esercizio della libertà non è semplice, non è sregolato, anzi, per divenire patrimonio sociale deve essere
organizzato, chiaro e l’informazione che ne è una delle componenti, ancor di più deve rivelarsi facilmente intelligibile, fuori da luoghi comuni. Purtroppo, forse, oggi scrivere sulla rete anche
un solo parere su un fatto attuale, rischia facilmente di divenire informazione: attenzione dunque a non fregarci con le nostre stesse mani. L’argomento scelto in questa occasione è puramente
casuale, sintomatico di ben altri argomenti e temi, fors'anche più importanti (ma meno provocatori forsi perché non "caldi") che avrebbero potuto essere affrontati come dalla “torta”
sottostante.