«Partita epica.» «L’Italia torna mundial.» «Balo sbrana l’Inghilterra.» In breve: abbiamo vinto. Ma se gli inglesi avessero pareggiato non sarebbe stato affatto uno scandalo. L’Italia ha tirato fuori dal cilindro un tiki-taka dai ritmi equatoriali, che è riuscito a trasmettere al telespettatore per intero, fino all’assopimento, la sensazione opprimente del caldo amazzonico di Manaus. L’Inghilterra invece ha giocato a folate, in verticale, quasi all’italiana, con vigore e slancio ma senza la nostra tipica perfidia. E se per caso gli inglesi avessero vinto la stessa partita, tale e quale, con un pizzico di fortuna, per tre a due, cosa si sarebbe detto? Io penso più o meno questo:
“L’Italia affonda nel caldo dell’Amazzonia. Mentre un’Inghilterra pimpante, pratica e talentuosa ha vinto giocando intelligentemente all’italiana, i nostri si sono intestarditi assurdamente in un tiki-taka lentissimo e senza sbocchi che ha snaturato la squadra. Non si può spiegare questa sconfitta solo con gli episodi. Le due reti segnate dall’Italia non cancellano l’impressione di una squadra incapace di essere pericolosa in attacco, fisicamente agli sgoccioli, costretta ad esibirsi in stucchevoli torelli senza fine nella metà campo avversaria, come se girasse intorno al problema senza mai decidersi ad affrontarlo, solo per venire poi trafitta sistematicamente dai contrattacchi ficcanti delle scalpitanti nuove stelle del calcio d’oltre Manica. Pirlo, purtroppo, è stato il simbolo di questa sconfitta: ha toccato moltissimi palloni, ma più che giocare, ha gigioneggiato, finendo per esibirsi in una parodia di se stesso. Così come in una parodia di gioco si è risolto il prolungato possesso degli azzurri.”
Ciò detto, io sono un fan del tiki-taka (certo, non dai ritmi equatoriali) e penso che l’Italia di Pirlo abbia vinto legittimamente.
[pubblicato su Giornalettismo.com]
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