Ingredienti per un mondo nuovo (2 di 3)

Creato il 10 novembre 2011 da Ilgrandemarziano
[Se te la sei persa, la prima parte la trovi qui.]
3. Ristrutturare
È evidente che l'apparato produttivo e i rapporti sociali vanno adeguati alla rivalutazione e alla riconcettualizzazione: questa è la ristrutturazione, sebbene non è detto che essa debba per forza discendere come conseguenza dai primi, bensì può anch'essa concorrere al consolidamento dei primi, come in un processo di retroazione positiva che diventa così circolo virtuoso. Di certo la ristrutturazione implica la fuoriuscita dal capitalismo. Questo tuttavia non deve far pensare che la decrescita sia espressione di una società schierata compatta a sinistra, tant'è che a tutt'oggi tutte le forze di sinistra si esprimono, pur con i loro distinguo, sempre in termini di "crescita-crescita-crescita". A tale proposito infatti, Latouche rivendica il fatto che il programma della decrescita sia "in primo luogo un programma di buon senso" e che "è altrettanto poco condiviso sia a sinistra che a destra". E questo, aggiungo io, dà la misura delle profonde contraddizioni in cui versa la sinistra di oggi. Del resto su questo punto Latouche ha ragione e giustamente approfitta della situazione per smarcare intelligentemente la decrescita dalla diatriba politica. Tuttavia, lo spirito non cambia e, a mio modo di vedere, i valori propugnati dalla decrescita dovrebbero corripondere ai valori classici della sinistra, ancorché traghettati dentro la modernità del XXI secolo. Potete immaginare valori di questo genere promossi da forze - anche moderate - di destra?
4. Ridistribuire
Qui lascio parlare direttamente Latouche, non saprei dirlo meglio. "La ristrutturazione dei rapporti sociali è già ipso facto una ridistribuzione. Questa riguarda la ripartizione delle ricchezze e dell'accesso al patrimonio naturale tanto tra il Nord e il Sud, quanto all'interno di ciascuna società, tra le classi, le generazioni, gli individui. La ridistribuzione avrà un duplice effetto sulla riduzione del consumo. Direttamente, ridimensionando il potere e i mezzi di consumo della 'classe consumatrice mondiale' e in particolare dell'oligarchia dei grandi predatori. Indirettamente, diminuendo lo stimolo al consumo vistoso".

5. Rilocalizzare
È naturale che la decrescita faccia della deglobalizzazione uno dei suoi punti cardinali. Pertanto tutto ciò che è producibile localmente, va prodotto localmente. In quest'ottica gli spostamenti di merci e di capitali vanno ridotti all'indispensabile. C'è davvero bisogno di fragole cilene a Natale o di ninnoli cinesi tutto l'anno? Ma anche la politica, la cultura, l'economia, fino addirittura al senso della vita, "devono ritrovare un ancoraggio territoriale" e le relative decisioni devono essere prese localmente tutte le volte che è possibile. Le Società Mutue per l'Autogestione per esempio sono realtà sociali ed economiche territoriali che vanno esattamente in questa direzione, per questo soluzioni del genere dovrebbero essere promosse e incentivate. Allora da questo punto di vista la decrescita potrebbe addirittura rendere felici i leghisti?
/continua (domani)

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