La pianta di orchidea è probabilmente una delle
piante più famose alle nostre latitudini; non solo, data l’incredibile e particolare eleganza dei suoi fiori, essa è famosissima ed amata in ogni luogo della Terra che permetta la sua coltivazione, e vi possiamo assicurare che sono davvero tantissimi. L’Orchidea è originaria delle zone tropicali e sub-tropicali sia del continente americano e sia del continente asiatico; questa zona di provenienza così estesa e varia può sembrare strana, ma se in realtà andiamo ad osservare che alla famiglia delle Orchidaceae appartengono circa seicentocinquanta generi e più di venticinquemila specie, beh allora possiamo comprendere come esse provengano da più parti del globo. Questa loro grande varietà si trasferisce esattamente alle loro caratteristiche, che in alcuni casi si presentano come completamente opposte passando da una all’altra specie.
La differenza più incredibile è proprio nel tipo di “alimentazione” che la pianta di Orchidea ha: la maggior parte delle specie sono piante epifite o semi-epifite (ovvero posseggono radici aeree, quindi sono capaci di crescere sui trochi o rami di alte piante oppure anche su rocce solo con sottili strati di muffa e muschio), mentre una minor parte di esse è terrestre (quindi possibile da definire come una pianta “classica”, ovvero con normali radici) ed una ancora più piccola si presenta come acquatica (capace di vivere con radici in acqua, galleggianti).
Dalle informazione che abbiamo già fornito in precedenza è evidente quanto l’Orchidea sia nata e si sia evoluta in climi tendenzialmente umidi; questo è una cosa molto importante e da tenere molto in considerazione quando vogliamo ricreare il clima ideale per la proliferazione delle nostre Orchidee, perché la pianta ovviamente si adatterà al massimo in un ambiente che rifletterà meglio quello in cui il suo genere si è sviluppato. In particolare quindi, essendo l’Orchidea cresciuta ed originaria di un ambiente che vede solo due stagione alternarsi (stagione delle piogge e stagione di secca), essa ha imparato a fare quasi la ricarica di sostanze nutritive quando c’è abbondanza d’acqua e di alimenti, e di risparmiare quando c’è la stagione di secca per riuscire a sopravvivere. Ricreando queste situazione in casa nostra potremmo indicare come l’estate il periodo “attivo” (stagione delle piogge), mentre l’inverno come il periodo “passivo” (stagione di secca); ciò però non è una regola assoluta, perché ogni specie ha poi i suoi tempi, e visto che la maggior parte delle Orchidee che ci sono vendute non provengono dai luoghi d’origine ma da serre spesso molto vicine a noi, bisogna vedere come l’esemplare è stato cresciuto ed adattarsi ai suoi periodi.
L’orchidea vive in un ambiente umido, caldo, pieno di luce. In sintesi è tutto qui, tutto ciò che ci serve per crescere ed ottenere piena soddisfazione dalla nostra orchidea è sintetizzato in queste poche parole appena descritte. E’ in pratica un clima tropicale, ma soprattutto è un clima che noi dovremmo contribuire a riprodurre con le innaffiature che sono davvero importantissime; ci sono delle differenze tra le varie specie, ma ora vedremo quali e come possiamo risolvere ogni problema.
L’importanza dell’annaffiatura per l’Orchidea si ferma in primis sulla quantità di queste innaffiature, cosa molto importante perché per l’Orchidea (come altre tantissime specie di piante) esiste un limite sottile tra il “troppo” ed il “troppo poco”, ciascuno dei quali porta problemi alla pianta e ne
mina le possibilità di sopravvivenza. In generale possiamo dire che nella stagione fertile (delle piogge, in origine) bisogna annaffiare la pianta di Orchidea dalle due alle quattro volte settimanali, distinguendo poi a seconda di come vedete la pianta, se troppa arida e “moscia” o ben messa. Non solo, in questo periodo poi è importante effettuare giornalmente delle vaporizzazioni con nebulizzatore per tenere alto il livello di umidità, così come la pianta vuole ed è abituata dai suoi geni. Nel periodo di secca invece bisogna evitare del tutto le vaporizzazioni ed è bene ridurre al minimo le annaffiature, ovvero a circa una volta alla settimana.
Visto che la maggior parte delle Orchidee alle nostre latitudini vengono tenute in interni, e visto che comunque esse non devono mai essere esposte alla luce diretta del sole, non c’è molto da stare attenti su quando innaffiare. Diciamo però che la cosa migliore sarebbe innaffiare l’orchidea a circa metà mattinata, dopo che ha già assorbito l’umidità mattutina ed utilizzerà le forze per la giornata. Le nebulizzazioni invece è bene solo farle distribuendole durante l’arco delle giornata, evitando solo la sera tardi perché le notti sono generalmente già più umide.
La tecnica preferita di annaffiatura dell’orchidea è quella che vede l’immersione del vaso dove si trova la pianta in acqua per circa trenta minuti, poi farlo sgocciolare ed asciugare all’aria per più di un’ora e poi riportare la pianta al suo luogo abituale. Ciò permette all’acqua di penetrare in ogni punto delle fitte radici dell’orchidea e poi di evitare i ristagni con lo sgocciolamento. E’ importante evitare i ristagni in foglie e fiori.