Maledetto autobus!
Un’ora e passa alla fermata aveva messo a dura prova i miei nervi.
Ero ancora insonnolita per l’orario da caserma che avevo dovuto subire per riuscire a catapultarmi alla fermata .
Cavolo…cavolo!!! Doveva portarmi nella zona collinare della citta’!!!
.Era gia’ un miracolo aver sentito la sveglia! Cavolo ….non passava ed io dovevo presentarmi puntuale nella sede assegnata !
In citta’, i mezzi di trasporto erano quel che erano e quasi sempre non rispettavano i tragitti, gli orari. C’era sempre un motivo…guasto al motore , autista ammalato,figlio ammalato e tante, tante altre giustificazioni.
L’andirivieni per seguire le lezioni della Scuola di Servizio Sociale mi aveva quasi forgiato all’abitudine dei salti .
Alla rabbia no.
Quella no.
Ho dovuto lottare molto per limarla e ,ancora adesso spesso viene fuori. Non come prima pero’.
In quel periodo,poi, la confusione politico sociale ,in una citta’ del sud come era la mia,era al massimo ed ovviamente ……era il caos!
Tirava un vento tiepido e frizzante allo stesso tempo , quel giorno.
Le folate passavano tra le ginocchia scoperte e i capelli che non ero riuscita a pettinare per la fretta.
Almeno riuscissi a svegliarmi….pensai!
Rassegnata e sonnosa ,decisi di farla a piedi con i capelli arruffati e la rabbia sbattuta al vento.
La strada ripida era davanti a me . A sinistra si apriva un quartiere fatiscente , a destra si andava verso il mare e in mezzo… la mia salita.
Strattonando lo zaino strapieno cominciai la scalata ,prima con gli occhi e poi con i zatteroni che andavano tanto di moda.
Si .. scalata…. per quanto fosse in pendenza !
Fanculo!!!! Mi sentivo molto alpinista e poco tirocinante.
La decisione di farmi andare in quella struttura era stata presa dal professore di Psicologia ed io non ero assolutamente d’accordo.
Il giorno prima, durante la lezione,aveva sentenziato, senza tanti preamboli :
Bene,tu , Daniela e Mimma… farete tirocinio all’Ospedale Psichiatrico.
Io lo guardai con aria di sfida inferocita.
Quando non mi va bene qualcosa e ho paura ,mi maschero sempre con l’atteggiamento di sfida come se volessi far sapere all’altro …guarda non hai idea con chi hai a che fare!
Professore non sono d’accordo gli dissi con voce tagliente.
Avevo gia’pianificato con lei altro. Perche’ non lo ha rispettato ?
Alzo’ la testa e appoggiò gli occhiali sulla fronte.
Faceva sempre cosi’quando le sue decisioni erano inamovibili.
Ho 19 anni dissi. Non le sembrano un po’ pochi per farmi affrontare un’esperienza che ritengo si possa fare tra qualche tempo? Metta,anche, che sarei piu’matura! Nell’ultima frase avevo perso la fonica tagliente e la voce era diventata afona!
La verita’inconfessata a me stessa era che…. fino ad allora non avevo mai conosciuto una persona con disturbi mentali.
Fui attanagliata dal terrore e dal pregiudizio atavico della parola….pazzia.
Scherzi? Rispose.
Ho cambiato il tuo piano di tirocinio. Devi affrontare da subito quello che non vuoi affrontare.
E’ cosi’. Lo capirai con il tempo… il perche’! Rispose con voce pacata e con savoir faire.
Domani raccomando puntualita’. Alle 7,40 ti aspettano. Buon lavoro!
Buon lavoro …un corno gli gridai a voce muta!
Girai le spalle bofonchiando qualche maledizione sui suoi capelli ricci.
Li ostentava,con innata naturalezza, passando ripetutamente le mani tra le ciocche castane tirandoli con sbalzi repentini all’indietro.
Con le dita attorcigliava la parte riccia della ciocca e la tendeva come elastico.
Poi ,si tirava su la giacca di velluto a coste color cammello , si avvicinava alla lavagnetta appesa a quadro, sotto la quale passava un solco profondo che arrivava sino al tetto.
Ogni tanto , gli occhi si soffermavo sulla crepa ,tanto era grande, e fantasticavo…..
Adesso viene fuori uno scorpione , no… no ….un serpente albino.
Non so perche’immaginassi proprio quel tipo di serpente , immaginavo….immaginavo… che scivolasse dentro la camicia a righe del professore.
Prendeva ,allora ,il gessetto verde mentre il dito si allettava sulla tecnica riccio-elastico e scriveva.
Eh gia’ scriveva non con il gessetto bianco ma ,con quello verde!
Si scriveva con il verde. Eh gia’…..quello bianco no….. non andava bene.!
Prima di scrivere diceva: ragazzi…. i concetti fondamentali di psicologia, restano impressi nella scatola cranica della ratio con il colore verde e non con quello bianco!
Mah! Io lo guardavo e pensavo:
Ma questo …..da dove arriva? Tanto …mi sembrava sui generis.
Ovvio che, in merito, aveva una sua teoria psicologica.
Era fissato! Insomma secondo me.
Lo odiavo ,anche se poi l’ho adorato. In quel frangente ,speravo solo gli potessero cadere tutti i capelli ricci e che il serpente albino potesse scivolare in fondo fino a morderlo sulle palle …tanta era …l’antipatia che provavo nei suoi confronti.
Quando gli raccontai ,una volta, di questa cosa ,si mise a ridere da forsennato!
Per un certo periodo, a dir la verita’, gli veniva da ridere tutte le volte che mi guardava negli occhi.
Mi faceva imbestialire!!!!
Ok…. Dai …. .mi ripetevo per strada…..che sara’mai!!
Sara’….. come passeggiare sul bagnasciuga del mare.
Mi focalizzai su questa immaginazione anche se, il vento sadico ogni tanto la faceva cadere sul marciapiede del tornante. Continuai la salita da brava soldatina che, deve arrivare imperterrita alla postazione di combattimento.
Percorsi tutto il tragitto piu’ con la testa che con le gambe
Di autobus….nemmeno l’ombra!
Arrivai trafelata di pensieri e di fiato.
Mi trovai con gli occhi sul cancello, li sollevai e….. .Era enorme , arrugginito e delimitato da punte acuminate, attaccato a mura un po’ malconce e altissime che ne oscuravano l’interno.
Drin ,drin,drindrin. Niente….drin,drin,drindrin. Nulla.
Schiacciai di nuovo il pulsante del campanello. Questa volta …….risolutamente senza allentare.
Porca miseria! Ma chi e’…..pronto chi e’!
Scusi ma…..
Ma che ma…. e ma….! Lei chi e’? Cosa vuole a quest’ora? Non e’ orario di visite!
Scusi ma io….
Torni …domani alle dieci e trenta!
Scusi se mi fa’ parlare forse…. potrebbe capire!
Sono la tirocinante della Scuola dei Servizi Sociali, devo entrare per fare formazione.
Mi prende in giro signorina?
Io non so nulla . Qui non vengono studenti . Questo non e’ un posto per studenti. Chiamo il caporeparto….. Aspetti li.
Ero sul punto di scoppiare!
Mi sedetti, furente,davanti al cancello, come un indiano che, aspetta il turno per fumare il calumet.
Signorina….signorina…. pronto….signorina!
Sii….risposi . Sono qui.
Entri signorina….tutto a posto. Le apro.
Le apro …..va bene.
Scusi ma …dove devo andare?
Silenzio, boh! ….era gia’ andato.
Non avevo idea di cosa dovevo fare, tanto meno in quale padiglione andare!
Appesi,allora, il mio timore e il pregiudizio sui pazzi tra le punte acuminate del cancello ed entrai…….
Il racconto segue……………ancora…..
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