di David Crucitti – Chi sono i fanti e chi sono i Re, chi decide della morte di un uomo, e chi meticolosamente seleziona un omicidio come una “giustizia” verso gli animali. Ogni mattina, durante la stagione della caccia, ogni appassionato conosce bene i rischi a cui va incontro, sa che da un momento all’altro potrebbe essere vittima del solito gruppo di “ladri di fucili”, quel gruppo che ormai da anni spadroneggia indisturbato tra i boschi, portando a termine, con precisa dinamica, il suo intento criminale. Ma questa volta è successo qualcosa di diverso, non ci si è limitati al solito furto di fucili, questa volta è scappato il morto, un giovane come tanti ha perso la vita, sfigurato da un colpo partito certamente da un fucile rubato a qualche altro amante della caccia, uno come lui. Questa storia, oltre all’atrocità di un delitto sconcertante, si porta dietro un bagaglio ancor più grave e pericoloso. Se essere animalisti al cento per cento, significa prendere le sembianze degli animali, cioè non pensanti, o meglio dire, pensanti ma solo per istinto, allora bisogna capire fino a che punto alcune menti umane riescano a svalorizzare le vita stessa di un uomo. Non siano indignanti le affermazioni di pochi “non pensanti” che nel loro sito (www.centopercentoanimalisti.com) inneggiano alla morte del povero cacciatore, chiedendosi persino del perché non siano stati uccisi i cacciatori sulla macchina che sopraggiungeva. Che non siano indignanti queste affermazioni, che siano invece di insegnamento per capire realmente il disagio che circonda una piccola, ma pericolosa frangia di giovani in delirio. Due mesi fa veniva picchiato a morte un tassista, reo di aver investito e ucciso un cane scappato al controllo del padrone, tragica storia passata alla cronaca di tutta Italia. Quale è la differenza tra i padroni di quel cane e i “non pensanti” che esultano per l’uccisione di un cacciatore? Nessuna, sono tutti assassini. La parte marcia degli animalisti avrebbe potuto esultare se un cacciatore fosse stato ucciso dalla sua preda, esultanza infame ma razionale. Esultare per un omicidio premeditato o preterintenzionale che sia, nei confronti di un essere umano che si è macchiato della colpa di essere un cacciatore, non ha giustificazioni, è semplicemente un modo per vomitare tutto il male presente nella propria esistenza infelice, un volgare modo di convivere con i propri simili, i quali, si sono macchiati di essere uomini.
Inneggiano all’uccisione del cacciatore. Il disagio di una frangia di animalisti in delirio
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