Violence is usually the arm of the impotent
Slavoj Žižek
Entrare nel mondo di Daniele Antezza è cosa ardua, lo dimostra ampiamente questo album – il primo per la sua nuova etichetta Undogmatisch – che ho trovato complesso per il modo di esplicare le proprie idee filosofiche e spirituali, anche alla luce della varietà di stili adottata, ma per questo affascinante da affrontare. L’altra metà dei Dadub (col socio Giovanni Conti), che si trova pure dietro le quinte di molte produzioni della Stroboscopic Artefacts (Donato Dozzy, Kangding Ray…), se ne esce quindi con una manciata di pezzi che sanno di buio pesto (la possente “melma” di “Praxis”), di lontano Medioriente (il ricordo à la Muslimgauze di “Daimon Anthem”) e di ritmiche asfissianti quasi rasenti l’industrial, penso a “The Irony Of Karma (Part. 1)”. Questo per darvi un’idea di cosa potrete trovare in questo pentolone dove bolle parecchio materiale (in “Violence” campiona proprio la voce di Žižek). Si rimane logicamente scottati, viste le potenzialità espressive del musicista e gli oggettivi risultati ottenuti: la cura del suono, nello specifico, mi sembra particolarmente efficace e scrupolosa. Ora è chiaro che non di album epocale trattasi, i motivi sono quasi ovvi, ma di pubblicazione di un certo rilievo di sicuro. Tra l’altro è piuttosto raro addentrarsi in una raccolta di brani e uscirne quasi trasfigurati in forza di atmosfere evocate con sagacia, prendo come esempio l’estenuante senso di perdita che si avverte in “Exploitation” e in “Exertion”, che naviga tra ritualismo e incedere tribale. Chiude la breve tempesta sospesa, e perfetta, di “Moto Asintotico”, come a spazzare via tutto, o forse solo per ribadire che siamo al cospetto di una forma di “elettronica” cerebrale e fatta con gli attributi.